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Mercoledì 22 Giugno 2011
CODICE “ODIO”
di Marcelo Mariani

La vittoria dei Sì nei quattro referendum sta delineando tutta una nuova fase di cambiamenti e in diversi campi. Naturalmente la principale osservazione va al quadro politico dove accanto ai festeggiamenti del centrosinistra si rileva il curioso pacato realismo della destra. Quasi un soffuso terrore che si scoperchino uno dopo l’altro le pentole del malgoverno. Le mazzate inferte alla destra, Lega compresa, in effetti sono state due se si considera quella delle amministrative in varie importanti città di pochi giorni prima. Questa realtà ha liberato dagli oscuri ma ben elevati centri del vero potere una rapida presa d’atto che si è espressa intanto nella consegna alla magistratura di tutta quella rete di potenti che per quindici anni hanno fatto man bassa, ma sarebbe meglio dire “carne di porco” tra appalti, banche, commesse, incarichi, posti… e dando il via libera ad inchieste che hanno messo le mani su miliardi di euro di ruberie, ad ogni livello e in ogni luogo del sottogoverno specialmente della destra. Sembrerebbe facile quindi osservare: “ecco cos’è successo in tutto questo tempo”. Da un lato l’ottimo Tremonti ha giocato le sue tre carte della furbizia finanziaria: uno, utilizzando i risparmi di tre generazioni del dopoguerra che hanno finanziato il bilancio quotidiano delle famiglie e consentito ancora ai giovani di avere grazie a genitori e nonni casa cibo e denari da spendere in videogiochi canne e discoteche; due, non sottraendo quindi al bilancio pubblico quelle risorse che sono così potute andare a saziare gli appetiti dei ladri che oggi cominciano ad essere smascherati cioè quelle che avrebbero dovuto essere destinate agli investimenti produttivi; tre, consentendo al sistema bancario di consolidare avidità e metodi di cui poi andare orgogliosi a livello internazionale. L’Italia in effetti ha così retto alla crisi, le nostre banche non sono fallite, ladri e mafie l’hanno fatta alla grande, ma il Paese ora è davvero in mutande! E i richiami dall’Europa cominciano ad incalzare. E stavolta sono ormai vuoti i materassi ed esaurita la pazienza delle famiglie. I vecchi uno ad uno muoiono e le loro pensioni non sono reversibili ai giovani che crescono in fretta.
La saggezza di chi guarda le cose dall’alto ci fa sapere che è arrivato finalmente il momento della chiarezza, del resto inevitabile ormai, perché tra qualche giorno gli italiani avrebbero cominciato in massa a bussare sempre più insistentemente e sino a scuoterle alle case del Cavaliere, alla Caritas, al Comune, ai Palazzi, a Riina e alle porte dei tanti ladri per avere qualcosa da mettere in tavola.
Quello che si è mosso in Spagna, da un momento all’altro potrebbe avviarsi anche da noi, e forse più duramente, perché anche da noi la disoccupazione tra giovani e meno giovani è altissima e hanno realizzato che non è più tempo di sogni e di balle. Dicevamo quindi che dall’alto dei cosiddetti poteri dei poteri forti la situazione è chiara da tempo, di qui la disciplinata presenza del Cavaliere in tribunale, l’umiltà e la pazienza di Fini, il successo di Saviano, la determinazione di Santoro, l’ironia di Floris, il far dire agli altri di Fazio, l’aggressività di Grillo e… la forza di rottura di Di Pietro. Già Di Pietro. Però c’è una parola in codice che improvvisamente unisce Di Pietro a Berlusconi, l’ariete all’oggetto da abbattere, ed è proprio questa: ODIO! Perché in bocca a Di Pietro una parola fatta propria e animata da Berlusconi ad esprimere un sentimento che mai ha albergato nel cuore degli italiani di destra e di sinistra verso di lui? Parola che per il Cavaliere era strumentale al vittimismo di cui tanto gli è piaciuto ammantarsi mentre si vantava della propria capacità di reggere a qualsiasi attacco.
Ma che c’azzecca Di Pietro a usare la stessa parola dell’avversario all’indomani di una vittoria di cui curiosamente non si è avvalso, esponendosi anzi a raccomandare a tutti che non è il momento dell’ODIO, facendo propria la parola identificatrice del suo acerrimo avversario? Dicendogli chiaro e tondo che la guerra è finita. ODIO è diventato forse un sottinteso patto segreto d’AMORE? E i riconoscimenti infatti gli sono subito pervenuti da esponenti della destra quasi a dire: messaggio ricevuto!
Di Pietro ancora una volta ha portato brillantemente a termine il compito affidatogli e ancora una volta all’ordine di fermarsi, emulo di Garibaldi, si è fermato. Ricorderete tutti come dopo aver abbattuto Craxi, simbolo della tangentopoli di vent’anni fa, si fermò inopinatamente quasi ossequioso proprio nei confronti di costui e proprio nel corso degli stessi processi in cui era pubblico ministero. Per poi togliersi la toga.
Questa dinamica ripetuta fa ben comprendere il suo ruolo e fa intuire il premio che a suo tempo gli sarà riservato per l’obbedienza. Ma fa intuire a tutti che la vera partita si sta giocando ben lontano dal Palazzo, e che tra un po’ arriveranno indicazioni dettagliate.
Gabriella, il 17 dicembre 1994, aveva dedicato la copertina del n.8 del suo settimanale “L’Altra Repubblica” a Cossiga e Di Pietro, titolandola: “Attenti a quei due!” come a voler segnalare picconatore e piccone. Burattinaio e burattino forse inconsapevoli anche loro di quello che Moro definiva dalla prigionia “un unico predominio assoluto”?
Sembrerà strano, ma questa volta i destini del Paese sono sottilmente anche nelle mani della gente che ha di nuovo aperto gli occhi, che si è desta, come oggi piace dire. C’è da auspicare che al tavolo di quella partita tra le carte sul tappeto, siano stavolta più numerose quelle volte all’attenzione dei problemi veri della gente. E quindi la gente deve muoversi, deve indignarsi senza tregua e senza indugiare in quel vizio molto italiano e plebeo di ammirare rapiti o applaudire chi recita la parte del difensore della democrazia ma con bei contratti miliardari e chi quella del simpatico presidente che scala le classifiche degli uomini più ricchi del mondo. Deve far raggiungere a quel tavolo la convinzione di dover mutare ordini ed esecutori con il suggerimento di dare corso ad un’era nuova perché il controllo dei sentimenti ed umori della gente probabilmente tra un po’ potrebbe non essere più pilotabile.
A Roma un tempo c’era un’antica espressione: “E’ tornato il Padrone!”, usata per avvertire i ladri, i fannulloni, i violenti, che la musica stava per cambiare e che il Padrone una volta arrivato sarebbe stato inflessibile. Ma il Padrone non userà il codice dell’ODIO che è molto di parte, ma quello della vera GIUSTIZIA che non guarda in faccia nessuno!

Didascalie (dall'alto verso il basso):

1. Copertina de "L'Altra Repubblica" del  17 Dicembre 1994. Rivista diretta da Gabriella Pasquali Carlizzi.

2. Antonio Di Pietro e Silvio Berlusconi di spalle.

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