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Sabato 11 agosto 2012

11 agosto 2010 - 11 agosto 2012

ANCORA UN RICORDO DI GABRIELLA

di Carmelo Maria Carlizzi


Mi piace ricordare di Gabriella, a due anni da quando ci ha fisicamente lasciati, alcuni aspetti che ne hanno costituito e formato la personalità e la vicenda di vita così come da tutti meglio conosciuta.
Al primo posto pongo il coraggio, quello propriamente detto, quello fisico e cioè il saper affrontare sempre il nemico a viso aperto senza timore di soccombere e di essere uccisa, eliminata. Questo suo dono in lei era tale perché associato alla generosità, in quanto vedeva nella persona a cui in un dato momento si opponeva, solo la parte che era succube del male o del peccato, e faceva di tutto per soccorrerla e separarla dal resto, e riscattarla al bene. Naturalmente non sempre riusciva in questo e molte volte doveva poi far fronte alla violenza dell’altra parte del suo antagonista che rifiutava tale metodo, si ribellava, aumentando in quel momento l’avversione verso di lei.
Tutto questo mi fu palese nei primi anni in cui Gabriella iniziò la sua attività alla guida dell’Opera di Padre Gabriele (1984) e negli anni seguenti, allorché prese a frequentare a seguito di curiosi avvenimenti, compresi solo molto tempo dopo, quale assistente volontaria alcune carceri di massima sicurezza e in particolare il penitenziario di Paliano nel Frusinate, un antico castello dei Colonna dove allora, era il 1986, erano rinchiusi taluni tra i più noti pentiti di ogni sorta, quelli cosiddetti rossi e quelli neri, quelli della camorra, della droga, della mafia e d’ogni altro genere di criminalità.

Gabriella vi si faceva accompagnare al mattino presto per poi farsi venire a riprendere a pomeriggio inoltrato e tornare a casa. Ha sempre ricordato quel periodo come uno dei più coinvolgenti della sua esperienza di vita nel sociale e nell’ambito della giustizia. Pranzare con questi giovani, maschi e femmine, ascoltarne le confidenze, raccoglierne gli sfoghi, asciugarne tante lacrime, contrastare i tanti momenti di violenza che sempre serpeggiava in quei corridoi fra questi giovani che avevano partecipato ai crimini più diversi ed efferati, era stata un’occasione unica per dare a costoro momenti di dignità e di libertà dello spirito. Molti di loro in seguito, in regime di semilibertà, trascorsero dei periodi di recupero e di volontariato presso l’associazione di Padre Gabriele e ci accompagnavano, oltre che nelle attività sociali, talvolta anche nei nostri spostamenti familiari. Ricordo alcuni lunghissimi e felici pomeriggi da noi trascorsi nei giorni della Befana e del Carnevale 1987 con tanti volontari dell'associazione e questi “ex terroristi”, alcuni anche notissimi, mascherati con i costumi di Pulcinella, Arlecchino, Colombina e Pierrot all’ospedale pediatrico del Bambino Gesù di Roma, e una delle volontarie del carcere mascherata da vera Befana con tanto di scopa e sacco, in cui girammo per le corsie distribuendo regalini a bimbi sofferenti d’ogni sorta di patologia, e ricordo la gioia spontanea che univa questi “criminali” ai piccoli ammalati che tendevano loro le manine per ricevere in dono pupazzi e giocattoli che la nostra Befana, davvero tale, estraeva dal sacco. E per i bimbi che si potevano muovere e raggiungere la sala teatro, avevamo organizzato lo spettacolo con il mago Crispino e il suo assistente Lasagna. La sera poi andavamo tutti in pizzeria attorno a una gran tavolata e in un’allegria davvero fraterna, e se i vicini di tavolo avessero immaginato chi gli era accanto sarebbero fuggiti a gambe levate. Talvolta qualcuno di loro ci accompagnava a casa per pranzo e noi tra una chiacchiera e l’altra gli mettevamo in braccio il più piccolo dei nostri tre figli a dargli la pappa.
Un giorno uno di loro accompagnò Gabriella a prendere gli altri due nostri figli all’uscita della scuola dagli Scolopi al Calasanzio e avvenne che Maria Fida Moro, il cui figlio Luca era compagno di banco del nostro Francesco, additò inopinatamente e platealmente agli uomini della sua scorta la presenza dell’ex terrorista e costoro gli si avvicinarono con fare provocatorio aprendo la giacca là dove avevano la pistola tanto che Gabriella a stento riuscì a trattenere il giovane da una scontata reazione di orgoglio, che l’avrebbe di certo condotto a reagire e determinare in quel momento qualche incidente pericoloso per tutti ma ancor più per lui stesso. Tutto comprensibile se non fosse stato che Maria Fida era, con Gabriella, anche lei assistente volontaria a Paliano e ben conosceva quel giovane e gli parlava sempre quando lo visitava assieme agi altri nel carcere, e anche lei era spesso presente a Paliano in lunghi colloqui con alcuni dei maggiori esponenti della colonna romana delle Br, proprio quelli che erano noti per essere stati tra i carcerieri del padre. E Maria Fida sapeva bene che quel giovane era autorizzato a muoversi con noi. Ricordo pure che ne seguirono polemiche presso la scuola e presso il carcere, e nostre querele nei confronti di Maria Fida che, solo per i buoni uffizi intervenuti da parte dell’allora questore di Roma Monarca presso Gabriella, “ma suvvia, signora, comprenda, lasci perdere…”, furono da noi ritirate.
C’era un’espressione dei detenuti che a Paliano l’aveva particolarmente colpita e divertita allorché osservando l’arrivo di alcuni uomini "in borghese" che entravano e si muovevano dentro il carcere con estrema libertà per incontrare a colloquio alcuni detenuti, aveva loro chiesto chi fossero. Si era sentita rispondere ironicamente: “Quelli sono i servizi dei servizi”, intendendo indicare con tali espressioni gli operatori dei servizi segreti addetti a mansioni di delicatezza eccezionale per la sicurezza dello Stato, ma in particolare a quelle speciali manovre di approfondimento e intervento nelle attività più delicate di intelligence.
Accanto a questa estrazione dell’umanità individuata nel cuore di tanti "criminali", Gabriella imparò inoltre a proprie spese a conoscere la coltre di freddezza che copriva il cuore di alcuni magistrati che ebbe ad incontrare perché addetti alle indagini e al contrasto al terrorismo. Un giorno l’accompagnai a Piazzale Clodio presso la Procura della Repubblica, poiché la mattina Gabriella si era alzata, come spesso le capitava, con la determinazione irremovibile di andare a fare una denuncia relativa al caso Moro. Fu ricevuta dai due pm, Ionta e Palma, che allora erano delegati alle indagini e con loro depose a lungo spiegando l’eterodirezionalità delle Brigate Rosse nel sequestro Moro gestito dalle Br e il ruolo che alcuni brigatisti in effetti svolgevano, e indicando chi era dietro di loro e perché, e nelle sue dichiarazioni indicava anche le responsabilità di alcuni dei massimi esponenti politici di allora, che erano tra l’altro ai vertici dello Stato.
Gabriella ne uscì tutta contenta convinta di quanto aveva fatto e anche rispondendo a qualche domanda dei giornalisti allora sempre presenti fuori la porta dei pm. Ne scaturì per lei subito subito un’incriminazione per calunnia e un conseguente pesantissimo processo. Nel corso del processo l’allora giudice istruttore nel corridoio del tribunale, consapevole invece della buona fede di Gabriella, discutendo con il suo legale diceva: “Ma che bisogno aveva di dire questo e quello, se la signora conferma in aula quanto ha verbalizzato sarò costretto a chiederne la condanna…”. Naturalmente Gabriella confermò, ma venne miracolosamente assolta. Infatti avvenne che una suora che testimoniava contro di lei si contraddisse nel consultare alcune carte e il presidente, furioso, minacciando costei d’arresto in aula, dispose che queste le fossero immediatamente sequestrate. Emerse subito dal loro esame che Gabriella aveva detto il vero e fu assolta seduta stante. Tali documenti costituivano una delle versioni del famoso Memoriale di Valerio Morucci su Moro che poi Gabriella volle recentemente pubblicare. Molti anni dopo (1996), nel preparare la difesa di un altro processo che riguardava me e Gabriella a Roma, l’avvocato Pietro Fioravanti ci rivelò, avendo consultato le carte d’archivio, che subito dopo la deposizione, Palma aveva riferito al procuratore capo Giudiceandrea quanto appena verbalizzato con Gabriella e quindi ne avevano chiesto l’arresto, ma il gip allora competente aveva rigettato la richiesta. Sapemmo in seguito che la madre del gip era una devota di Padre Gabriele e che il giudice istruttore era stato battezzato da lui.
Ecco quindi la scuola di misteri d’Italia criminal-politico-esoterici frequentata da Gabriella nei primi anni di lotta, con ulteriori varie esperienze nei numerosi e misteriosi delitti che intanto avvenivano e quindi in predicato per essere introdotta al livello superiore e integrato del regno delle tenebre, quello delle vicende del Mostro di Firenze e del caso Narducci, anche qui scontrandosi con magistrati con la richiesta facile degli arresti, altri invece fragili per la consapevolezza del tessuto terribile che sfilava fra le loro mani ed altri ancora che ben consapevoli della lealtà di Gabriella si sentivano di fatto obbligati al rispetto spesso solo formale delle regole per come venivano posti sui loro tavoli dagli investigatori i risultati delle indagini. Il più genuino fra tanti personaggi, pur nella sua solare maialità fu, incredibile a dirsi, Pietro Pacciani, che un giorno del 1996 le fece recapitare tramite l’avv. Fioravanti una cartolina di auguri per l’anno nuovo, che si può vedere su “Gli affari riservati del Mostro di Firenze”, sperando lui che Gabriella nella sua ben nota attenzione al caso, lo sollevasse da qualche peso.
Ecco come Gabriella, che sino al ginnasio era stata dalle suore dorotee passando di lì allo storico liceo Visconti e quindi alla facoltà di medicina a vivere il ’68, e poi a sposarsi, divenne in poco tempo una delle maggiori esperte e conoscitrici dei reali meccanismi che operano e intervengono nelle tante vicende denominate “Misteri d’Italia” che segnano dal dopoguerra la storia del nostro Paese.
Certo l’ispirazione a lei fornita da Padre Gabriele è stata sempre un formidabile aiuto, ma Gabriella che solo per fede prima partiva in quarta, subito dopo cercava e trovava sempre i riscontri, e infine ricostruiva la verità dei fatti. Anche se mai come proceduralmente avrebbero desiderato gli addetti ai lavori e i criminali per poter imbastire, ciascuno per le proprie competenze e i propri interessi, la loro verità.

Tornando al coraggio di cui dicevo all’inizio, ad esso vi aggiungo la Fede, sì da formare in lei un preciso binomio di valori. A tal proposito va naturalmente citato quello mostrato da Gabriella nel ricevimento e diffusione dei ben noti Messaggi di contenuto spirituale, attraverso i quali si è posta al di sopra del livello esoterico che oggi intreccia e tesse tante trame politiche ed economiche, ma purtroppo anche criminali e sanguinarie. Già, perché mettersi contro taluni apparati ecclesiastici, per esempio con il suo annuncio (1992) della Seconda Venuta di Gesù, è stato un atto eroico anche sotto il profilo intellettuale e spirituale. Al di là della credibilità o meno che si voglia dare a tale annuncio e a tali messaggi in genere.
In questo la determinazione di Gabriella si è venuta a fortificare giorno dopo giorno perché curiosamente gli apparati ecclesiastici che la contrastarono misero in campo e fecero circolare sulle maggiori testate cattoliche romane e nazionali, nel 1993 e anche dopo, una serie di atti e dichiarazioni false, proprio così, false! Ma ancor più, allorché in un processo penale contro di noi, un importante prelato, pubblico ufficiale del Vaticano, coordinò talune false testimonianze contro di noi di ecclesiastici e laici e testimoniò lui stesso in azione di fatto congiunta con il potente avvocato dell’accusa che era allora un notissimo esponente storico della P2. La Verità e la Giustizia, per essere affermate non possono servirsi di falsi, né della congiunzione fra il diavolo e l’acqua santa! Giacché parlano da sé.
Gabriella che era in continuo fermento, è stata ritenuta ad un dato momento idonea per essere introdotta al terzo livello delle grandi manovre mondiali, dagli uni per essere eliminata e dal Signore per scombinarne i giochi a costoro, ed ecco infatti che le viene consentito di addentrarsi attraverso il Mostro di Firenze e Narducci nella vicenda Meredith.
Dall’11 agosto 2010 Gabriella infine è stata con un termine che uso io, richiamata, per essere collocata ad un ulteriore livello da dove davvero può accedere a tutte le segrete cose e dove sta da due anni operando attivamente. Ma in questa nuova veste è ormai per i suoi avversari irraggiungibile e inattaccabile con le armi consuete, mentre quelle cosiddette esoteriche o anche diaboliche, lassù, sono armi che non hanno luogo e sono del tutto spuntate in partenza.



Descrizione immagini (dall'alto verso il basso)

- Gabriella Pasquali Carlizzi;

- Copertina del libro "Il memoriale" edito da Mond&editori

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