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Venerdì 7 dicembre 2012

POSTI VUOTI NEL PRESEPIO.
FATTI FUORI BUE E ASINELLO!
DUE “PROVVIDENZIALI”
COINCIDENZE
DI PAPA RATZINGER
E DI SILVIO BERLUSCONI

di Marcelo Mariani

Se qualcuno si era illuso è bene che si sappia che il tempo delle favole è finito, e quale periodo migliore per chi crede in determinati valori, di quello di Natale? E se Papa Ratzinger ha tolto il bue e l’asinello dal presepio una ragione ci deve pur essere, anche se l’uomo della strada, il pastore di oggi per capirci, la domanda se la continua a fare: “Forse la Madonna incinta di nove mesi è venuta a piedi da Nazareth?”. Ma se, come dice il Vangelo (Lc 2, 7, Lc 2, 12 e Lc 2, 16), Gesù è stato posto in una mangiatoia e se è vero che le mangiatoie stanno nelle stalle, perché la stalla doveva essere vuota? Da cosa lo deduce il Papa? Potevano esserci dei cavalli o delle mucche, e che differenza farebbe ai fini del presepio, cioè della scena della Natività? E visto che probabilmente non erano giunti a piedi a Betlemme, dove avevano parcheggiato il loro asinello Giuseppe e Maria? In un’altra stalla vicina o all’aperto? Tutte congetture, ma non diverse da quella del Papa di proporci una stalla vuota. Mentre il vuoto della natura attorno a Gesù e il significato in sé di una stalla vuota, ci dicono, oggi, che allora Gesù non era atteso. E i profeti? Perché altrimenti, inconsciamente, per sentore di quanto stava avvenendo, qualcuno avrebbe predisposto le cose per un minimo d’accoglienza, seppur estremamente semplice, del Figlio di Dio. Forse proprio il Padre suo!
E invece niente. Niente Stella Cometa. E niente pastori che cantano, infatti il Vangelo non lo dice, dice solo che “davano gloria Dio” (Lc 2, 20) e che significa questo, in che modo lodavano Dio? Possiamo credere serenamente che lo facessero parlando o cantando e suonando uno strumento. E perché no? Quindi, cari pastori, cari uomini della strada, invece zitti tutti! Ma il senso di questa “scoperta” di certo prima o dopo Benedetto XVI ce lo spiegherà, lui che è sempre contro il razionalismo questa volta ci dirà perché dobbiamo rivedere la rappresentazione natalizia alla luce del razionalismo teologico di Papa Ratzinger. Dio mio quante zeta. Non sappiamo come la prenderà San Francesco del quale con tale criterio si decide di volta in volta quando è un uomo di Dio ispirato anche nel trasmetterci la scena della Natività, e quando invece è solo un poeta con le stimmate che amava la natura e gli animali, e quindi ha voluto a tutti i costi, senza razionalità lui stavolta, collocare due pacifici animali e qualche pastore accanto alla Sacra Famiglia.
Ma non finisce qui, i re Magi sono solo dei sapienti e non dei re che si inginocchiavano al Re dei re. E qual è il senso, quello profondo, quello vero, di quest’altra puntuale precisazione? E la Stella Cometa? E’ diventata ora solo un fatto teologico e non astronomico. Già perché la natura, il creato, le congiunzioni di stelle e pianeti osservate dagli astronomi in quel momento, così come abbiamo appena saputo che è avvenuto sulla terra, anche nel cielo doveva essere slegata dall’avvento del Figlio del Creatore… E perché?
E Betlemme? Ma quanto a questa località non si sa con precisione se la nascita è avvenuta lì o a Nazareth…
Nazareth? Ma c’è chi dice che a quel tempo forse non esisteva?
Non si vorrà concludere da parte di qualcuno che allora il Gesù che noi abbiamo sinora conosciuto e adorato è tutto solamente … una dolce invenzione romantica!
Tutto in nome della verità, ne siamo certi, ma questo Papa che combatte tanto il razionalismo, in nome di che cosa è riuscito in quattro e quattr’otto a sconvolgere tutto, proprio tutto, Vangelo, tradizione e fede, per poi concludere tranquillamente: “Nessuno tolga però il bue e l’asinello.
Tranquilli!”. E già perché il popolo dei credenti è fatto di bambini o di… cretini!

Ed ecco dopo quella brutta, arrivare invece puntuale la buona novella del natale. E’ tornato Silvio Berlusconi, la nostra stella cometa, quella vera! E siccome dopo tanti sacrifici ci si diceva forse, ma solo con molti forse, che nel 2013 avremmo cominciato a uscire dal tunnel della recessione, della disoccupazione, delle tasse, insomma si cercava di dare un senso ad un anno di sacrifici consequenziali ad un ventennio di barbarie, ecco che è apparsa la stella di Silvio ad annunciarci, anche lui come Ratzinger, con molta superiorità e un sorriso di sufficienza, e senza incertezze di sorta, che è tutto fasullo, che Napolitano, Monti, Casini, Bersani, e via cantando, le belle statuine del presepio, hanno raccontato solo favole e nella stalla ci si è messo ora lui. A coprire il vuoto che si è creato. In quale ruolo della scena, se come asino o bue ancora non si sa, noi proviamo a dire che forse, con la sua mania di presenzialismo, si immedesimato in tutti e due. No! Nient’affatto! Lui invece è tornato proprio come salvatore. Il Cavaliere è tornato a cavallo, dice trionfante al mondo, siamo a Natale, non dimenticatelo: “Sono finalmente arrivato e decido io come devono andare le cose in Italia che senza di me sta andando in malora”. Ma poiché l’Italia, come hanno detto tutti, è un punto nevralgico dello scacchiere, anche in tutta l’Europa e nel mondo, ora ci pensa lui!”. Pensa lui a tutto il presepio per capirci.
In un baleno, come ogni cometa che si rispetti, ha in realtà raddrizzato la schiena a tutte le pecore del suo gregge che ora di nuovo belano dopo che per parecchi giorni avevano davvero creduto di poter pascolare libere ognuna di cercarsi l’erbetta più saporita e più grassa. Nemmeno per idea! Ed eccoli subito tutti i suoi colonnelli a inchinarsi a pecoroni, a spiegare in perfetto italiano a tutti noi che, come dice Alfano primo della classe quanto all’uso della lingua, che “è giusto così perché è lui (anzi ha detto proprio Lui) il detentore del titolo”. E lo batte in questo lavoro scivoloso solo Cicchitto, che con un lapsus freudiano dà rabbiosamente dell’ “untorello” al ministro Passera, mentre gli altri stanno tutti con gli occhi bassi, speranzosi di non essere stati notati come indipendenti e così mantenere il seggio, visto che pare sarà di nuovo Lui a decidere. Era stata la bandiera di Alfano, proclamata per ogni dove, quella della possibilità “irrinunciabile” di far scegliere ai cittadini i propri rappresentanti, mentre ora è il bastone nelle mani del Cava che indicherà con un colpo in testa i prescelti.
Lui dice di poter raggiungere il 30% e da lì dettar legge.
Noi diciamo e gli riconosciamo che la sua appartenenza e la sua forza sono ormai ben conosciute e proclamate. La sua loggia di riferimento di propaganda e con numeri in sequenza, 2, 3, 4 eccetera, non scherza, non ha mai scherzato, e bisogna prenderlo sul serio, poiché il suo eventuale arrivo di nuovo al potere non sarà certo la manna dal cielo. Ma attenzione, e qui è il vero guaio, quand’anche non vincesse le elezioni in cui peraltro è maestro, la sua fetta di potere bella e grassa, la loggia che lo ha oggi rilanciato la pretenderà, poiché è per questo che ha obbligato il Cavaliere a riproporsi, gettandolo in campo. Non è certo la forza delle sue televisioni e della sua editoria che può far risultato, quelle sono solo la facciata di quel potere che è arrivato a governare vent’anni fa, e che non ne vuol proprio sapere di rinunciare a tanto sudato lavoro.
Che possiamo fare? Gli ultimi vent’anni di guai a noi pastori ci dovrebbero essere bastati, e la transizione con Monti non è stata indolore. A chi appellarci per essere salvati?

C’è solo da sperare che l’artigiano napoletano, con la sua consumata maestria riempia presto i posti nel presepio lasciati vuoti dal bue e dall’asinello.

 

Descrizione immagini (dall'alto verso il basso)

1) Il Presepio di Giotto;

2) Papa Benedetto XVI;

3) Silvio Berlusconi.

 

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