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Venerdì 8 marzo 2013

OGGI 8 MARZO 2013, FESTA DELLA DONNA?

di Gaetanina Sicari Ruffo


Festa della donna? Un tempo forse, quando c’era mutuo rispetto per la persona, amabilità reciproca, e alla mente si prospettava un futuro pacifico e si riconoscevano come fondamentali i valori della famiglia, dell’intera comunità, e ardeva viva la speranza di stare bene insieme e di gioire delle piccole gioie quotidiane.
Sembra trascorsa un'era. Non mi sembra che oggi ci sia spazio per mimose, sorrisi, strette di mano e compiacimenti per costatare finalmente un patto di amicizia con gli altri tutti attorno. Un sottile veleno circola per le città, i paesi e i territori, non solo quelli afflitti dalla guerra, ma anche quelli apparentemente in pace: è il veleno della diffidenza, del sospetto, dell'irritazione, dell’ambiguità che s’è fatto strada in questi anni di crisi profonda, tanto da minare la stessa identità umana ed affermare una tragica differenza di classe e di genere. E’ come se ci fosse stata una mutazione genetica. La violenza è dappertutto, ma la più odiosa, perché inaccettabile e fraudolenta, è la violenza sulle donne, che colpisce là dove uno meno se l’aspetta, nella famiglia, nel luogo di lavoro, insinuandosi nei rapporti tra innamorati (o presunti tali), tra coniugi, tra amici, tra parenti. Ho davanti agli occhi le immagini raccapriccianti di donne uccise e martoriate che, anziché ricevere carezze e doni dai loro amici o parenti per la loro presenza, la loro assiduità, la loro voglia di vivere, sono state massacrate senza sconti. Per cosa? Che so? Per noia, autosufficienza, insofferenza, turbe psichiche, sadomasochismo, o peggio per necessità di affermare la propria forza e l’estraneità, l’alienazione che li possiede. Nessuna diagnosi può tuttavia ritenersi motivo di giustificazione.
Appena qualche anno fa ho scritto un libro, Il voto alle donne, per storicizzare il ciclo delle rivendicazioni femminili che sembrava avesse portato verso la metà del Novecento a superare la lunga ed opprimente curva dei soprusi sommersi a cui le donne per secoli erano state condannate. Sembrava si aprisse una loro legittima presenza ed accettazione nell’ambito di una civilizzazione che appariva in progress. Mi ha fatto piacere scriverlo come per il perseguimento d’un traguardo finalmente raggiunto, anche se non completo, nel quale mi ero immedesimata.
Non immaginavo però che il percorso di rivalutazione si interrompesse, anche se, ho motivo di credere, solo temporaneamente. Un vento foriero di assurdità ha sconvolto istituzioni sociali, civili e politiche, seminato rancori di genere, tardi a morire del tutto. Una sorta di contagio s’è diffuso, pensiamo al razzismo e all’intolleranza religiosa. Un salto nel buio s’è aperto nella quotidianità ed ha riportato la voglia ferina di sopraffare, contaminare, distruggere, offendere, sfregiare, come atti di superiorità e di affermazione dell’io.
Non nuovi comunque questi ritorni indietro nella dialettica storica che non so a cosa servano se non ad irretire vittime innocenti, cancellare ogni genere di fiducia e creare spaventosi vuoti di credibilità nell’essere umano razionale. O sono prove difficilissime per rafforzare la volontà di resistere e di promuovere altri sviluppi positivi nel contesto sinuoso della convivenza umana? Non saprei dare una spiegazione plausibile. Sarebbe un bel tema da trattare diffusamente alla luce della filosofia della storia di vichiana memoria. Ma non è questo il luogo.
Spero tanto che rimonti l’amore del quieto vivere, del rispetto reciproco e della razionalità, elementi capaci di rendere la vita agréable, come dicono i francesi, altrimenti resterà questa terribile certezza d’un ritorno al medioevo, alla barbarie inconsulta, radice di tanti mali e focolai di inimicizia e ingiustizia. Un cammino a ritroso, insomma, a cosa giova se non ad accelerare l’autodistruzione?
Il mio augurio oggi a tutte le donne è quello di resistere coraggiosamente allo sconforto che può essersi impadronito di loro e di agire senza vendette, testimoniando ancora una volta la convinzione che la strada da percorrere è quella della integrazione fondata sulla comprensione e sulla libertà.

Descrizione immagini (dall'alto verso il basso)

1) Mimose;

2) Copertina de "Il voto alle donne" di Gaetanina Sicari Ruffo edito da Mond&editori 2009;

3) Manifestazione in Piazza di Spagna. Slogan: "Un miliardo di donne violate è un’atrocità. Un miliardo di donne che ballano è una rivoluzione", movimento di Eve Ensler.

 

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