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domenica 24 novembre 2013

PERCHE’ NASCONO,
CRESCONO E PROSPERANO MOSTRI E MOSTRUOSITÀ.
E PERCHE’ POI PROPRIO A FIRENZE?

di Marcelo Mariani

Domani e dopodomani, 25 e 26 novembre, si terranno due ulteriori udienze del processo bis d’appello per l’assassinio di Meredith Kercher che, come disposto dalla Cassazione, si va svolgendo a Firenze per ragioni di competenza. Ragioni che però qui vediamo rafforzate da una ulteriore specifica competenza essendo Firenze, suo malgrado, ufficialmente la terra eletta dal Mostro e dai Mostri, quindi di diritto degna di ospitare in tale materia processi, convegni e… delitti. Quasi contestualmente sempre la Cassazione ha disposto un rifacimento, parziale stavolta, relativo al processo Narducci, questo però da ripetersi a Perugia.
Approfittiamo per fare qualche riflessione preparatoria, mentre registriamo il grave incidente che a Perugia nella notte fra ieri, sabato 23 e oggi, 24 novembre, ha visto correre gravi rischi ad otto persone, tre donne, tre uomini e due bambini, tutti di nazionalità marocchina e tutti residenti proprio nella villetta del delitto in Via della Pergola.
La saga del Mostro di Firenze, o meglio la scorreria “a” Firenze, iniziò a Signa quel 21 agosto del lontano e mitico ’68, che nella storia dei simboli è da tutti riconosciuto come l’anno di nascita della contestazione, ossia di quel fenomeno culturale mondiale, da noi poi divenuto colturale, in cui si radicò il terrorismo delle BR. Un terrorismo di giovani condito di vere pulsioni ideali ma presto blandito e accarezzato, come ben sappiamo, dagli apparati del potere. Ed è stato facile per tali apparati portare in galera e farceli marcire per un bel po’ (ma non troppo) quei giovani che avevano la pretesa, ammazzando, di cambiare davvero le regole del gioco, così come altrettanto facile dopo qualche tirata d’orecchie fu, dopo averli usati, riportare alla ragione invece quegli altri che in breve compresero i propri errori dando vita a un altro fenomeno migratorio trasversale che ha portato tantissimi di loro – i contestatori – a posizioni dominanti nel centrodestra politico e più nascostamente nelle posizioni altrettanto dominanti dell’economia e dell’industria. Insomma nel crescere avevano fatto proprie le ragioni dei loro genitori, quelli contro i quali avevano lottato. Non c’è bisogno di farne i nomi qui per sapere quanto con due colpettini sulla tastiera del pc in quali movimenti di sinistra e di estrema sinistra hanno militato da giovani vari notissimi parlamentari della Lega, di Alleanza Nazionale e di Forza Italia che ora sono adoranti scudieri a difesa del Cavaliere, faro pulsante – secondo tali mestieranti della contestazione – dell’etica politica ed economica. E con questa sorta di compagnia, di congrega, per oltre vent’anni si è fatto scempio di un Paese, il nostro, l’Italia, che con tutte le sue ataviche magagne comunque dal dopoguerra in poi si era insediato più che dignitosamente nel quadro internazionale e che, se fosse stato ben guidato in questi vent’anni trascorsi e ormai perduti per sempre, avrebbe potuto sanare e investire molto in termini di ambiente, di istruzione, di ricerca, di recupero del patrimonio storico, artistico e archeologico, di equità sociale, di infrastrutture e quindi di benessere nel senso pieno della parola.
Invece abbiamo buttato via vent’anni tondi tondi che ora diventeranno presto ventidue se andiamo a partire da quelle due date, il 23 maggio e il 19 luglio del ’92, allorché con le stragi Falcone e Borsellino si è espresso ufficialmente e con grande solennità quel patto scellerato a cui si vorrebbe fare inchinare nuovamente e ancora di più tutto il nostro Paese. E questa volta palesemente, perché il gioco, come si diceva prima, ormai lo hanno compreso anche i ragazzini delle medie.
Hanno così da allora prosperato gloriosamente e sfacciatamente le nostre cinque principali criminalità organizzate, ricordiamole ancora una volta: mafia, ‘ndrangheta, camorra, sacra corona unita e banda della Magliana. Ma solo, si badi bene, al servizio non di se stesse bensì di quanti le hanno sponsorizzate per i propri comodi e solo a patto di obbedire senza sgarrare, consentendo in cambio il loro dilagare.
E così siamo arrivati al punto che già da molti anni ormai, a fare commenti in famiglia o sul lavoro o al bar contro lo strapotere di queste criminalità e dei loro sodali, dal nord al sud c’è da aver paura che si rompano legami parentali o di amicizia, che si interrompano rapporti di lavoro, poiché chi è stato benedetto anche tangenzialmente dalla criminalità, ma desidera mantenere un’immagine decente, non vuole sentirsi giudicato nemmeno da sé stesso. Sta dilagando un cancro che impedirà definitivamente quei piacevoli commenti o sfoghi magari allo sportello di banca o alla posta o al bar o nei salotti, poiché si rischia di vedersi negare un fido, di vedere il proprio interlocutore girarsi distratto altrove o di essere serviti a tavola con una minestra in cui ha orinato il proprietario del ristorante secondo gli ordini di qualcuno che ha orecchiato un commento troppo moralista. E potremmo continuare così e sino ad arrivare in chiesa, dove i preti ormai difficilmente affrontano alla radice certi argomenti, che ora il Papa Francesco pare voler fare emergere. Meno male!
Adesso il gioco è del tutto allo scoperto, ed allora ecco tirare in ballo il presidente della Repubblica perché confessi i legami avvenuti fra apparati di cui magari è stato solo spettatore come tutti noi, ma comunque come tutti noi corresponsabile. Ecco pretendere assoluzioni e condoni, pena l’ingovernabilità, poiché una legge elettorale iniqua ha consegnato un gran numero di poltrone del parlamento, e di conseguenza dei poteri da esso delegati, a referenti delle cinque organizzazioni criminali di cui il nostro Paese deve addirittura menar vanto o ad esponenti dei gruppi politici che, grazie alla stessa. legge detengono da soli un potere decisionale del tutto spropositato.
E’ assai difficile che chi ha posseduto e consolidato per vent’anni un potere vasto come quello che in Italia ha permesso di succhiare ogni risorsa dalle tasche dei cittadini convincendone buona parte che si lavorava nell’interesse del Paese, ora si faccia da parte in maniera indolore, per amor di patria e per farsi in cambio riconoscere uomo di stato. Gli studiosi di queste cose si stanno arrovellando il cervello per fare in modo che il passaggio di consegne avvenga in maniera indolore, ma questo non si vede come sia possibile. Decine di migliaia di parassiti prendono il pizzo, che ormai non è più pizzo, perché si è trasformato in stipendi, pensioni, incarichi e compensi legalizzati, e tangenti, tante tangenti, e in tale estorsione il capolavoro attuato dai prescelti di questo ventennio è stato di condividere il meccanismo in maniera spesso trasversale, per cui godono di ricche porzioni di porcellum anche le sinistre e il centro cattolico. E nonostante i proclami che si levano da ogni parte, il maiale piace a tutti e non stomaca mai.
Lo scacchiere di lotta non è però più solo nel parlamento, perché le decisioni finali si formano in poche stanze di pochissimi palazzi da dove poche persone trasmettono gli ordini, sicure di interpretare tutto, volontà dei cittadini, esigenze economiche e sociali… proprio tutto. Meno che l’etica e la morale che ormai non si sa più cosa siano, né a costoro interessa parlarne perché a quel punto sarebbe del tutto impossibile capirsi.
Insomma se si vuole tornare ad una parvenza di accettabile operatività occorre fare i conti con quanti gestiscono banche e aziende pubbliche, ministeri e regioni, e stabilire il prezzo del ritorno alla legalità ammesso che vi si riesca a tornare. Ma è un percorso disseminato di difficoltà che appaiono a prima vista insormontabili.
Il Cavaliere (Berlusconi) ha ormai mostrato che a qualsiasi costo vuole continuare a stare in sella, altrimenti butta giù tutti i suoi e con loro il governo delle larghe intese. L’Attore (Grillo) a cui piace molto il copione che gli è stato affibbiato o che ha scelto autonomamente di interpretare, continua a cogliere, specie fra sinistra e centro, ogni scontento con i suoi bambini politici che hanno le tasche strapiene di caramelle e le orecchie rosse dalle sberle che prendono, e grazie a lui di fatto il Cavaliere così comanda a destra e a sinistra, continuando a godersela.
Ed ecco che, come nel gioco dell’oca, ritorniamo infine a Firenze dove il sindaco Matteo Renzi, speranza di molti, e che non è certo un mostro, ha la pretesa partendo proprio da lì, dalla loro città di elezione, di neutralizzare i Mostri. Anzi di rottamarli. Ma da tempo già maestri e mostri della comunicazione lo stanno cucinando a fuoco lento in modo indolore e quasi impercettibile, un po’ per volta, e quando sarà pronto per essere servito sulla tavola degli italiani gli faranno di sicuro qualche scherzetto. A Firenze ci vuol poco a metter su una burla micidiale. Mentre a Perugia, la città italiana più massonica per storia e per attualità, quanto a mostruosità di alto livello non si è mai scherzato e tuttora si fa sul serio. Del resto lo ha deciso la Cassazione: “Che la cosa si risolva a Firenze, là dove l’è nata! E a Perugia là dove l’è continuata!”.

Descrizione immagini (dall'alto verso il basso)

1). Casa del delitto di Meredith Kercher;
2). Silvio Berlusconi;
3). Beppe Grillo;
3). Matteo Renzi.




 

 

 

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