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lunedì 11 agosto 2014

A QUATTRO ANNI DALLA SCOMPARSA DI GABRIELLA ANCORA IL NUMERO CHE CONTA E’ IL 22, MA INTESO COME 2 + 2 CHE NEL NOSTRO CASO NON FA QUATTRO. INFATTI SONO PRESENTI ATTUALMENTE NEL NOSTRO PAESE CONTEMPORANEAMENTE DUE PAPI E DUE PRESIDENTI DEL CONSIGLIO. L'ITALIA FA SEMPRE LE COSE PER BENE E IN ABBONDANZA.
Il mondo come sappiamo è in continua evoluzione e anche oggi a quattro anni dalla scomparsa di Gabriella effettivamente le cose per diversi aspetti paiono molto cambiate. Un nuovo papa, Francesco Bergoglio, ha improvvisamente e rapidamente rivoluzionato le regole che da duemila anni si erano andate formando attorno al ruolo di vicari di Cristo attribuito a Pietro e ai suoi successori.

di Carmelo Maria Carlizzi


Nella tradizionale rappresentazione da parte della Chiesa della Sacra Famiglia, è sin dall'avvento di Gesù figlio di Maria di Nazareth e di Giuseppe suo padre putativo, che tutti e tre, chissà perché, da sempre vengono rappresentati e in quanto tali proposti agli occhi dei fedeli come esempio di famiglia povera. Ma che c'era di povero poi in una famiglia in cui il capo, Giuseppe, era un artigiano, davvero non si capisce. Giuseppe era un falegname che con il proprio lavoro conferiva invece dignità e sicurezza ai suoi cari, così come ugualmente faceva di certo Gesù prima di iniziare la sua missione. Per cui a me pare di poter dire più propriamente che era una famiglia sicuramente umile nel senso più perfetto della parola, ma non povera, una famiglia che quindi viveva in piena dignità e non in serena povertà.
Giuseppe poteva permettersi periodicamente i primi viaggi da Nazareth a Betlemme con Maria, e poi di quelli a Betlemme, in Egitto e a Gerusalemme con Maria e Gesù, potendo evidentemente disporre di tutta l'organizzazione e di quanto allora occorrente per tali non facili trasferimenti: asini, vettovaglie per molti giorni e il denaro per acquistare quanto ancora poteva servire e per pagare l'eventuale costo di un albergo, come ad esempio si rese necessario a Betlemme nell'occasione del censimento. Anche se poi Gesù nacque in una grotta, ma fu per le circostanze e non per la povertà dei suoi genitori.
Ed è a questa dignità perciò che papa Francesco si è subito uniformato, rifiutando di abitare nel palazzo regale dei suoi predecessori, poiché lui non si ritiene degno più di un qualsiasi altro parroco per poter risiedere fra ori e privilegi. Un insegnamento non da poco che naturalmente ha avuto subito un contestatore nel cardinale Tarcisio Bertone (ex segretario di Stato di Benedetto XVI) insediatosi invece in un vasto appartamento all'uopo restaurato a dare lustro al suo rango. Non la povertà conclamata dall'altare, non la dignità di un onesto lavoro o di una sudata pensione, ma lo sfarzo di una nobiltà e di una ricchezza non ereditata né guadagnata, ma che nel caso di Bertone in un certo senso si può dire sia stata "usurpata" fra le pieghe della storia gloriosa ma anche sfarzosa di una corte ininterrottamente guidata da vicari di Cristo.
Infatti se il lettore acconsente di seguirci nel dare credito per un istante all'annuncio di Gabriella dell'8 dicembre 1992 riguardante il ritorno di Gesù, che sarebbe nato a Roma quale Giusto nella notte del Natale seguente e cioè del 24 dicembre 1992 (-7) a duemila anni esatti dalla sua nascita, ci si accorge che non c'è più ragione di eleggere vicari, poiché da allora è presente il Re, l'unico Re, ritornato per la seconda volta.
Questo a modo suo l'aveva già capito papa Benedetto XVI che si era infatti ritirato in buon ordine usando l'argomento salute, che però non regge se si pensa che Ratzinger è stato un inflessibile difensore del magistero e della tradizione della Chiesa, e quindi un gesto così rivoluzionario come quello delle sue dimissioni, se comprensibile nell'asceta Celestino V e in rarissimi altri casi, non lo è certo per il prof. Benedetto. Né lui si è ritirato in un eremo silente o a casa sua nella dolce Baviera o nella quiete di una casa di riposo o di cura, ma è rimasto fra le mura seppur sicure di un ex convento all'interno del Vaticano e cioè fra il frastuono di quello che comunque è uno dei pochissimi principali centri nevralgici che muovono le vicende dell'umanità, da cui tutto parte e dove tutto confluisce. E in più non come semplice prete, ma come "papa emerito": un'invenzione tutta sua, di originale umiltà.
Papa Francesco, ha evidentemente avuto anche lui cognizione istantanea della presenza di Gesù vivo fra gli uomini e in buon ordine si è ritirato fra ben più modeste stanze. Non così, come già detto, il cardinale Bertone che ci tiene a precisare che il suo attico è di "soli" 350 metri quadri e non 700. E va bene, ma i lavori della ristrutturazione chi l'ha pagati? Non certo il cardinale che non dovrebbe disporre di stipendi adeguati a un simile impegno. Mentre il suo capo attuale quasi pare ostentare la modestia del suo abbigliamento invece giustamente ben in linea con le enormi difficoltà della massima parte del genere umano. Scarponi neri quasi ortopedici, tonaca nera malamente nascosta dalla sopraveste papale bianca, borsa nera per i documenti, una utilitaria del tutto simile ad un antico asino e tanti altri significativi segni di dignitosa umiltà...

Sull'altro fronte, quello laico, anche qui le cose paiono molto cambiate e vorrebbero procedere con uguale corrispondente celerità. Anche qui c'è in primo piano un presidente del Consiglio nuovo in tutti i sensi, Matteo Renzi, anche lui a suo modo giovane, fresco di entusiasmi e di voglia di fare, coinvolgente, coraggioso, onnipresente, un vero animale politico, fulmineamente capace di ogni adattamento, incoraggiante in ogni battuta, non facile a prendersela per le continue critiche e offese, ma pronto a rimbeccarle. senza astio eccessivo, anzi spesso quasi con eleganza.
Sinora nei non facili consessi internazionali è stato all'altezza della situazione, destreggiandosi come fra vecchi amici con volpi altezzose quali la Merkel, Cameron, Draghi, Hollande e gli altri protagonisti della corte europea e finanche con Obama. Tutti a prendergli le misure e a chiedersi se per caso non è il figlio buono o l'altra faccia, quella presentabile, di Berlusconi, quasi timorosi di vederlo appunto trasformarsi e come per incanto nel Cavaliere. Anche qui, nel mondo laico, accanto a Renzi troviamo un emerito, un vecchio presidente, Silvio Berlusconi, che benché prima dimissionario e poi agli arresti domiciliari, è infatti sempre lì onnipresente a rammentare la sua forza reale di condizionamento, poiché senza di lui non esisterebbe il suo rinato partito, Forza Italia, né quello precedente del Popolo delle Libertà. E quindi non ci sarebbe l'appoggio duplice e comodo al governo, né per l'ordinaria amministrazione, né per le riforme.
Poiché questo presidente emerito del Consiglio esercita la sua influenza in due modi. Uno, apparentemente più nascosto e sofisticato ma sostanziale, tramite il suo ex delfino Angelino Alfano, ora ministro dell'Interno e presidente del Nuovo Centro Destra, rapidamente dimessosi nel novembre 2013 dal Popolo delle Libertà di cui era il segretario politico con tutta la schiera di colleghi ministri che costituiva componente essenziale del governo Letta. L'altro modo, molto più evidente e partecipativo ma altrettanto sostanziale, il presidente emerito lo esercita rendendosi indispensabile con il patto del Nazareno alla realizzazione del piano di riforme del governo Renzi.
Una bella presenza, non strabica ma concentrica, che quindi sancisce anche la continuità di tutto quello che del Paese, interessi e principi, si identifica in Berlusconi.
Ma come non prendere in seria considerazione anche Matteo Renzi. Sembra che ci governi da molto perché la fase della sua campagna di conquista del partito è apparsa per tutti come parte temporale del suo governo, e invece sono pochissimi mesi che lui è presidente del Consiglio portandosi dietro innumerevoli invidie e gelosie dall'interno e dall'esterno del suo partito
Gabriella che oggi vedrebbe forse con simpatia Matteo Renzi e la sua buona volontà, non vedrebbe certo favorevolmente questa doppia presenza-influenza del presidente emerito e di certo la smaschererebbe subito in tutto il suo significato e pericolosità.
Da una parte con la componente governativa Berlusconi, dando l'idea che è Alfano a volerlo, pare consentire di fatto che si proceda a una serie di rimozioni di vecchi privilegi, anche accettando di buon grado l'invio agli arresti domiciliari di una schiera nutrita di campioni del ventennio appena trascorso e dando l'esempio lui stesso quale loro vecchio capo. Dall'altra, sempre Berlusconi mantiene ben radicati i piedi nella terra del potere appoggiando le grandi riforme del Paese e ottenendo ampi riconoscimenti di partecipazione dallo stesso Renzi e quindi riaprendo la finestra perché vi rientri quanto è rimasto apparentemente bloccato fuori chiudendo la porta.

Pertanto mentre nell'ambito della Chiesa i cambiamenti oltre che visibili sono reali, di sostanza, riconoscibili a tutti come straordinari dopo duemila anni di diversità nella continuità, nell'ambito politico dell'Italia possiamo ben dire che la zavorra dei poteri stratificati impedisce ogni avanzamento, anzi lentamente pare far retrocedere il cammino del Paese che è ancora al palo, e nostro malgrado registrare che nel contempo in Europa e ancor più nel mondo, stati vecchi e stati emergenti avanzano a pieno ritmo.
Il patto del '92, di cui tanti ripetono di continuo che forse consentì a Berlusconi vent'anni di potere, non si è ancora completamente rinnovato ed ecco perché forse Renzi non riesce a prendere il largo nonostante che i cittadini italiani gli abbiano conferito un potere di rappresentanza mai visto da cinquant'anni a questa parte. Infatti il presidente del Consiglio emerito e quanto rappresenta, con garbo, con il sorriso e la pazienza degni di un vero leader, ora divenuto a pieni voti uno statista, muove i fili delle sue marionette e con gli stessi fili tesse le sue trame intrecciandole con quelle di Renzi e che forse magicamente consentiranno in autunno qualche passo avanti al nostro Paese, grazie alle manovre in Borsa di cui il Cavaliere finalmente si farà garante.
Su questa intesa è malizioso Beppe Grillo che continua a chiedere con insistenza di far conoscere agli italiani il contenuto del patto del Nazareno.

Questo nostro Paese è colpevole da sempre, agli occhi della massoneria mondiale, di ospitare e sostenere la Chiesa Cattolica e più recentemente i suoi fermenti di innovazione e di guida che a partire da Giovanni XXIII, poi con Giovanni Paolo II ed ora con Francesco fanno da stella polare dell'umanità.
Ma questo è un altro discorso che ci introduce nei misteri del governo globale.

Descrizione immagini (dall'alto verso il basso)

Gabriella Pasquali Carlizzi - Papa Francesco
- Il Papa emerito Benedetto XVI
- Matteo Renzi presidente del Consiglio
- Silvio Berlusconi presidente emerito del Consiglio

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