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Giovedì 2 Giugno 2011
THE TREE OF LIFE
(L’albero della vita)
ma dopo il Giappone forse è il turno della Germania
di Marcelo Mariani

Stefano, un assiduo commentatore nel nostro sito ci ha scritto nei giorni scorsi: “Consiglio a tutti di cuore di andarsi a vedere The tree of life, è un film meraviglioso che nella sua durata, cancella ogni empietà di questo mondo aprendo gli occhi e mettendo a nudo tutta la bellezza del creato, rose rosse, lobby e cattiverie verie, appaiono come nuvole nere, che hanno al massimo la forza di una debole pioggia. Non saprei trovare le parole giuste per descrivere questo capolavoro, ma posso dire con certezza, che anche all'ateo più incallito verrebbe qualche dubbio sulla sua origine e sull'origine del mondo”. Parole bellissime. Andrò anch’io a vedere questo film che ha suscitato l’entusiastica commozione di Stefano, intanto basta quanto dice per farci riflettere e molto. Ma questo mondo meraviglioso che pur a tratti e in tanti punti del globo ancora c’è, e dove la bellezza si vede, si tocca, si aspira e ti avvolge, purtroppo da meno di cent’anni, anzi dalla prima esplosione nucleare ha visto datato nell’uomo l’annullamento della serena e complice sottomissione al Creato.
L’uomo da allora ha imparato che può sconvolgere il mondo in cui è nato, addirittura oltre le proprie capacità di controllo. Pensa la cretineria umana! Ancora oggi, dopo quasi settant’anni, nascono creature deformi o solo apparentemente sane, che genereranno a loro volta creature malate e così chissà sino a quando. Sappiamo che occorrono centinaia di anni per smaltire le scorie radioattive. Ogni giorno respiriamo, ci nutriamo di radioattività prodotta da 442 reattori (oltre a 65 in costruzione), e in omaggio all’energia che ne riceviamo per poter produrre e lavorare, ne accettiamo le conseguenze irreversibili e i rischi che tutti conosciamo. E qui parliamo solo del nucleare, massima espressione evidente e riconosciuta del cosiddetto “ingegno scientifico”. Espressione di cui evidentemente più di ogni altra non abbiamo il controllo, e in nessun senso. Ma potremmo parlare di cose più sottili, come dei virus… e qui mi fermo con gli esempi della nostra bestialità.
Purtroppo “Rose Rosse, lobby e cattiverie varie” che al nostro Stefano quando è al cinema appaiono solo “come nuvole nere, che hanno al massimo la forza di una debole pioggia”, a ben vedere possono invece in ogni momento distruggere o per un’improvvisa ribellione della natura o per un errore o per un delirio di potenza improvviso, per centinaia di anni o per sempre, in una trancia del pianeta o in una sua parte più consistente, o addirittura nell’intero, quella purezza che lui vede giustamente come uno stupendo “capolavoro”.
Nella nostra apparente mediocrità complessiva socio-politico-economica, noi Italiani siamo invece l’unico Paese tra i cosiddetti “grandi”, 8 o 20 o 49 o 77 che siano, che ha avuto la forza e la convinzione di rinunciare al nucleare. Ho visto ieri su un quotidiano la mappa con tutti i pallini rossi che rappresentavano le centrali nel mondo. Ebbene con l’orgoglio e l’amore di un padre ho visto e apprezzato che il nostro Paese era l’unica mosca bianca, ovvero l’unico “giardino” senza pallini rossi dell’intero mondo “evoluto”. Magari ciò è avvenuto per quell’incoscia nostra ostinazione conservatrice che ci porta alla difesa del parmigiano o del chianti o della pizza o delle opere d’arte o della musica, ma grazie a Dio che questa caparbietà si sia espressa e verso tutto l’insieme di tali valori, che poi fanno la qualità della vita.
E che tale convinzione e ansia di purezza sia cosa buona la vedi nella pervicacia con cui invece chi ancora ci governa e ancora dice di rappresentare l’Italia, e quindi la sua cultura e la sua politica, è sempre pronto a svenderne le porzioni: ora il decoro, ora l’onore e la dignità, ora il sapere, ora l’ambiente con il via libera ad ogni abusivismo, e poi ancora con la cessione dell’acqua e domani dell’aria e quindi della salute dei nostri figli – e perciò della vita – con le centrali di quarta generazione o di quinta. Mentre costoro già possiedono case da sogno nei paradisi naturali e fiscali… Ed ora cercano e precostituiscono stratagemmi per riproporre quanto prima il piano italiano delle centrali, fonte di ricchezza per loro furbetti e voragine di denari e di salute per il Paese intero.
Noi Italiani quindi, che come appena detto andiamo da sempre proponendo a tutto il mondo l’amore per la non contaminazione, ora dobbiamo – grazie a chi al momento ci rappresenta – prendere lezioni prima dal Giappone che la lezione sembra l’abbia purtroppo duramente imparata solo a proprie spese e dopo ben due terribili legnate in settant’anni, e adesso dalla Germania che di lezioni ed esperimenti di eliminazione ne ha date a tutti già una volta settant’anni fa, ma che oggi si fa portabandiera di quanto noi abbiamo invece da tempo scelto, sin dal 1987.
Noi Italiani quindi anziché essere orgogliosi di questo ennesimo primato di cultura e di umanesimo che ci ripropone come i garanti e custodi di quel seme di civiltà che andiamo riscaldando, custodendo e nutrendo per tutti da migliaia di anni, dobbiamo ora di nuovo andare a referendum per neutralizzare l’avidità, l’imbecillità, l’ansia di dominio delle lobby italiane e francesi alle quali ultime pure abbiamo donato un fiore della bellezza delle nostre donne (con i regnanti di Francia poi questa è storia che si ripete da secoli).
Tanti film e racconti hanno illustrato il momento prima e dopo del disastro nucleare. Persino Bin Laden si è fermato agli aerei, come ad un mezzo terroristico ancora “umano” e pilotabile per attuare la sua vendetta terribile e simbolica. Israele che in quattro e quattr’otto potrebbe fare piazza pulita di tutti i suoi nemici, che poi sono suoi fratelli, non userebbe di certo mai tale arma, forse anche se messo alle strette. E ne sono certo, nemmeno l’Iran. E perché? Ma perché abbiamo lo stesso Dio di riferimento. Noi. Ma loro, i bombaroli veri, quale dio hanno? Lo sappiamo tutti, e sappiamo quanto gli siano devoti e succubi e quanto poco a questo loro dio importi della qualità della nostra vita.
A Stefano vorrei dire che il giardino d’Europa, i tanti giardini che ancora ci sono e che come in quel film ci hanno tanto fatto sognare, ma anche Yroshima, Nagasaki e gli atolli come Mururoa che allora vaporizzarono in un secondo, e tutti noi, rischiamo ancora di brutto. E quindi per rivedere quel paradiso che lui desidera, potremmo di questo passo doverci limitare ad andare solo al cinema, nell’unico spazio che sarà a noi concesso in ricordo dell’ambiente naturale; a vedere i film che traggono spunto e immagini dalle oasi che il Wwf si degnerà di riconoscerci come ultimi siti meritevoli di conservazione. Oppure dovremo, partendo dall’enorme patrimonio di valori di cui ancora disponiamo, liberarci da tutti i non valori e schiavitù che pur ben conosciamo.
Se fosse vera quella fantasiosa e fresca fresca insinuazione per cui, dopo il “colpetto” inferto al Giappone, è ora alla Germania che è stato passato il cetriolo infetto, per vendetta e avvertimento dell’aver proclamato il suo “no!” al nucleare, c’è da temere quindi fortemente anche per l’Italia. Da dove potrebbe arrivare il prossimo attacco? O dobbiamo affidarci al “tranquilli ghe pensi mi” perché, come dicevamo prima, l’Italia ha ancora la custodia del seme dell’umanità?
La vedo quindi una battaglia assai dura, ma prima di ritrovarci a dire “che cretini che siamo stati”, penso che nella riscoperta di tali scenari, possiamo e dobbiamo continuare a crederci così come fa Stefano. E forse riuscirci.

Didascalie (dall'alto verso il basso):

1. Cetriolo tedesco;

2. Fungo atomico;

3. Mappa delle centrali nucleari nel mondo;

4. Effetti della radiotività sugli esseri umani.

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