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di Gabriella Pasquali Carlizzi - Domenica 22 Marzo 2009

MEREDITH KERCHER: NUOVA INTRUSIONE IN CASA DELLA VITTIMA? CHIUNQUE SIA, SI COMPORTA COME IL “MOSTRO DI FIRENZE”… E I SUOI GREGARI…
MA IL “MOSTRO” E’ PERSONA PROTETTA… CHE DA SEMPRE SFIDA INQUIRENTI E RICATTA INVESTIGATORI… IL PUNTO INQUIETANTE E’ PROPRIO QUESTO…
O FORSE “LA VILLETTA DEGLI ORRORI” , DOPO LA PRIMA INTRUSIONE NON FU MESSA SOTTO SORVEGLIANZA? O NON FURONO MESSE LE TELECAMERE COME SI DICHIARO’ ALLA STAMPA DI TUTTO IL MONDO?...
E ALLORA, COME E’ POSSIBILE CHE IL “MOSTRO” O CHI PER LUI, ENTRINO ED ESCANO INDISTURBATI DAL LUOGO DEL DELITTO , PORTANDOSI VIA OGGETTI MACROSCOPICI COME UN MATERASSO?
E LE IMPRONTE SU CUI SI INDAGA, SARANNO L’ENNESIMA BEFFA E DEPISTAGGIO POSTO IN ESSERE DA CHI SEMBRA ASSAI ESPERTO DI “MOSTROLOGIA”…?

 
Siamo alle solite e ci si stupisce… ma perché?
Era scontato che durante la celebrazione del processo a carico di chi sicuramente sa, ma non parla, forse per rispetto alle solite strategie difensive, era scontato che l’ideatore e colui che tirò in trappola gli studenti, Meredith compresa, simulando l’allestimento di una scena teatrale, fino a sferzare nella realtà la coltellata che uccise Meredith, era scontato che costui, l’assassino, ma anche il vero “Mostro di Firenze”, tentasse di rivendicare in tutti i modi le sue gesta, in perfetta continuità con quel delirio che lo accompagnò durante gli anni in cui colorò di sangue le dolci colline fiorentine, “giustiziando” l’amore altrui…

Il delitto della povera Meredith reca una firma inconfondibile, anche se gli inquirenti devono procedere sulla base di risultanze investigative che avvalorano tuttavia le ipotesi di reato a carico di Amanda Knox e Raffaele Sollecito.

Personalmente sono convinta che i due ex (?) fidanzatini fossero presenti nella casa al momento del delitto, e sono altrettanto convinta, che almeno Amanda, seppe riconoscere nelle ore successive al delitto l’autore della coltellata che scappò di corsa…. dalla villetta…

Amanda però non parla, perché?
Solitamente è consuetudine degli avvocati, difendere i propri assistiti come si suol dire “sulle carte”, cioè, poco conta quale sia la verità sostanziale, ciò che è necessario è abbattere e contestare le accuse, o ricorrendo al codice di procedura penale, o consigliando gli imputati di avvalersi della facoltà di non rispondere, o intimando loro di non puntare il dito contro qualcuno di cui poi non si avrebbero le prove della sua colpevolezza…
Non avere le prove, non significa non aver visto, chiaro? Significa solo che se di quanto uno ha pur visto, non vi è conferma da parte di almeno un testimone, la dichiarazione si rivela una calunnia…
E in fondo Amanda è imputata di calunnia in danno di Lumumba, per non aver saputo dimostrare ciò di cui lo aveva accusato.

E’ pur vero che nella fattispecie Lumumba sarebbe stato ritenuto estraneo al delitto a seguito delle indagini degli inquirenti, ma quante volte constatiamo che indagini in un primo momento “negative”, si rivelano successivamente, a fronte di fatti nuovi, meritevoli di essere approfondite?

Lo abbiamo visto proprio nel caso del “Mostro di Firenze”, o no?

Che fece il dottor Giuttari, quando succedette al Capo della Sam, Ruggero Perugini?
Riesaminò i fascicoli, e si accorse che a carico di quelli che poi risultarono essere i “compagni di merenda” erano stati sottovalutati o ignorati alcuni aspetti, alcuni particolari che si rivelarono , agli occhi dell’attento investigatore,essenziali….

E dunque nulla è mai scontato in processi di tale complessità… 

Anche Lumumba si aspettava un risarcimento di centinaia di migliaia di euro per ingiusta carcerazione…
Invece, gli è stata riconosciuta una somma davvero irrisoria: ci si è chiesti il perché di tale decisione?
Sarà forse scaturita da qualche dubbio da parte dei Giudici, forse non convinti che quella detenzione fosse davvero ingiusta?

Su questo caso giudiziario, sarebbe bene analizzare molti comportamenti che a mio parere sono più che significativi e che tendono tutti a sottolineare che gli attuali imputati e anche il già condannato Rudy Guede, sono colpevoli… ma…. FINO A PROVA CONTRARIA!

E c’è da essere più che certi che nel caso gli inquirenti si trovassero di fronte ad un quadro diverso da quello ipotizzato, non esiterebbero nemmeno un istante a prendere in seria considerazione nuove circostanze, anche quelle capaci di portarli di fronte al volto del vero assassino di Meredith.

Inoltre, se questa ipotesi si verificasse, la posizione di Amanda Knox, Raffaele Sollecito e Rudy Guede, non cambierebbe di molto ai fini processuali e della pena, dal momento che se loro erano presenti durante il delitto, autori materiali o no, comunque omisero il soccorso, favorirono l’assassino, e di fatto, moralmente, concorsero con lui.
Certo, stare in carcere sapendo di non essere stati gli autori materiali di tanta atrocità, ma di essersi resi moralmente colpevoli per avere omesso una serie di cose, è ben diverso dall’essere indicati come quelli che hanno preso a pugnalate una compagna di studi…
E forse saranno queste valutazioni a convincere i difensori nel sostenere una strategia mirata esclusivamente a dire: “Io non c’ero, io non ne so niente…”, o cercando di rendere nulle quelle che per la pubblica accusa sono invece prove importanti.

Da questo punto di vista, gli imputati avrebbero poche speranze di cavarsela, e sarebbe del tutto sconveniente oltre che deplorevole perseverare in continui attacchi contro la magistratura.

Le prove della presenza dei ragazzi nella villetta al momento del delitto, le hanno fornite loro stessi, quando ripetutamente si sono accusati a vicenda, e poiché chiunque accusa l’altro, vuol dire che l’ha visto uccidere, e se ne deduce che tutti e tre erano lì…

Allora come andarono le cose?
Come si svolsero in realtà i fatti?
Furono davvero tirati in trappola con la scusa di inscenare un soggetto teatrale , e il “regista” si presentò in maschera a volto coperto, uccise Meredith e dimenticò “quel particolare” che permise ad Amanda di riconoscerlo?
E a pensarci bene, la prima immagine di Meredith che fece il giro del mondo, non fu proprio quella che la ritraeva, presumibilmente nella notte di Halloween, vestita da Vampiro?
Chi, della stampa, fece girare quasi ossessivamente quella foto? <è> Di certo il “regista” non era Tom Cruise, ma potrebbe avere ugualmente una certa esperienza nel rappresentare come finction ciò che ha vissuto dal vero… Proprio come fece il Mostro di Firenze!

E comunque il gioco al Gatto e al Topo, l’assassino non lo ha manifestato solo nelle intrusioni in casa della vittima, lui iniziò subito, con i suoi “messaggi in codice”, basti ricordare il volantino affisso subito dopo il delitto all’Università…

"Affittasi camera singola ampia e luminosa", si leggeva sul biglietto scritto a mano con un pennarello nero, nel quale si precisava "per Erasmus" (il programma di studi seguìto dalla vittima) e "preferibilmente a ragazza (inglese)". L'indirizzo, via Sant'Antonio, era appunto quello del casolare del delitto. Il numero della persona da chiamare, tale Gianfranco, era inesistente.

E allora, chi ricorda come fu da me decriptato quel “volantino”? Perché non andate a rileggervi il mio articolo pubblicato su questo sito nei primi giorni successivi al delitto?

E non riconobbi forse fin da allora, lo stile inequivocabile del “Mostro di Firenze”?

O non dissi pubblicamente che ero stata contattata, dopo i miei primi articoli sulla vicenda, proprio da una persona che al telefono si qualificò come la prima persona che aveva risposto alla inserzione di Meredith che cercava un alloggio?

O devo forse ripetere che “non vi è peggior sordo di chi non vuol sentire”?...

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