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ALLA RICERCA DI UN GOVERNO POSSIBILE – al Via da tempo il campionato italiano di ciclismo in salita, con Mattarella che dopo oltre quaranta giorni è ancora in attesa sulla linea del Traguardo

lunedì 16 aprile 2018

di Carmelo Maria Carlizzi

 “Stanno arrivando, eccoli, sono all'ultima curva Signor Presidente! No, chiedo scusa, ma non sono ancora loro!”. L'attesa sul Colle Quirinale dell'arrivo dei campioni vincitori pare che debba proseguire ancora un po'. Eppure Di Maio e Salvini hanno da tempo raggiunto l'obiettivo in precedenza ossessivamente e solennemente da ciascuno di loro annunciato agli Italiani: “Il 4 marzo gli elettori ci conferiranno il mandato di governare il Paese!”. Frase talmente ripetuta, e a tal punto determinata negli aaccenti dei due leader, che non poteva che essere basata su certezze provenienti da sondaggi effettuati davvero dal fior fiore di professionisti del settore. O costituire atto di fede in speciali profezie ricevute dall'alto. Oppure basata sull'esito di particolari fioretti da loro offerti, sebbene sappiamo che non sono notoriamente gente di chiesa. Ma come taluno sostiene, il risultato delle elezioni politiche potrebbe essere stato raggiunto proprio grazie a ripetuti e potenti rituali officiati dal mago Otelma (bifronte di Amleto) e proposti pubblicamente a partire dal 2016 con 17 maghi occultisti proprio a Firenze e prima del referendum del 4 dicembre “per asfaltare il puffo”, ma poi proseguiti in altre occasioni e sempre contro Renzi. Magia bianca o nera che fosse quella di Otelma, magia nera o bianca o arcobaleno o un castello di balle che fosse quello che ha portato al crollo del Pd, sta di fatto che i più attoniti del risultato elettorale sono proprio i vincitori, grillini e centrodestra, che da più di quaranta giorni vagano rintronati nelle stanze vuote del potere come asini tra i suoni. Maghi ed esperti non hanno ottenuto né previsto nulla oltre la vittoria!

Oggi poi si comprende perfettamente anche il significato del proverbio che in questi giorni viene ricordato da più parti ai due gruppi vincitori: “Avete voluto la bicicletta? Ora pedalate!”. Ineccepibile. Infatti la bicicletta del potere dopo l'espressione del voto parrebbe saldamente nelle loro mani. Quali mani? Ma santo cielo le loro, quelle del M5s e quelle della coalizione di centrodestra. Le ruote della bicicletta poi sono due così come due sono le mani, e quindi perché perdere tempo in appelli rivolti ora al vituperato Pd ora a frazioni della coalizione di centrodestra, giacché gli altri gruppi minori a destra e a sinistra sono del tutto ininfluenti, e visto che i due trionfatori assieme raggiungono quasi il 70%.

Dai giorni stessi delle elezioni, dopo le libagioni iniziali e di certo abbondanti, il M5s subito consapevole che oltre alla vittoria sul Pd i risultati conseguiti non consentivano né a loro né ad altri di governare da soli, ha pensato bene di avviare con uno stile tutto nuovo una campagna di appelli al buon senso, all'amor di patria, alla governabilità, a fare la pace, insomma ad essere disponibili a fornire l'aiuto necessario alla formazione di un governo in grado di affrontare i tanti problemi politici, economici e sociali oggi sul tappeto. Esattamente gli stessi appelli amichevoli che, da un'angolazione rovesciata, furono loro rivolti a suo tempo dal Pd di Bersani e anche da quello di Renzi, ma allora dai grillini sdegnosamente respinti e spesso in maniera sgradevole, offensiva e ridicolizzante. Ora le parti si sono invertite, ora è l'M5s che rivolge responsabili pressanti appelli alla governabilità e al senso dello stato, oltre ad sottoscrivere sperticate certificazioni di “assoluta fiducia nelle capacità e nell'equilibrio del Capo dello Stato”. Una pretesa quella del M5s nei confronti del Pd che quindi appare quasi sfacciata. Infatti perché mai, si chiedono molti, dopo quanto abbiamo appena detto, il Pd dovrebbe fare per cinque lunghi anni da stampella competente al M5s, visto che Grillo e compagni hanno snobbato a suo tempo e anche in maniera sarcastica gli appelli a loro rivolti e quindi qual'era a quel tempo la loro strategia?

Né, sull'altro fronte, si comprende perché la coalizione di centrodestra dovrebbe rinunciare al suo primato e quindi al suo diritto ad esprimere per prima il governo, per cedere invece una ghiotta porzione di sé come Salvini, all'impettito Di Maio e mettendo all'angolo l'orgoglioso sempiterno Berlusconi. Mentre si capisce perché la coalizione di centrodestra nemmeno tenti di chiedere l'appoggio del Pd che di certo ben gradito a Fi, per le affinità di potere maturate da ambedue per lungo tempo, è categoricamente malvisto da Salvini, infatti Lega e Pd sono in contrapposizione fra loro in quanto concorrenti a fare da ago della bilancia del potere di formazione del governo.

Eppure tornando alla metafora della bicicletta questa parla chiaro, si adatta perfettamente alla situazione del dopo elezioni: due sono le ruote, due le mani sul manubrio e due le gambe a pedalare! Quindi sembrerebbe che l'indicazione degli elettori sia diretta espressamente per lo più verso Di Maio e Salvini al governo contemporaneamente, poiché rappresentano le formazioni che indiscutibilmente hanno vinto. Resterebbe ora quindi solo da decidere chi va sul sellino e chi in canna!

E qui casca l'asino che di biciclette ne capisce poco. Salvini, che il concetto della bici invece l'ha capito, dice anche lui: “Ma qual'è stato il problema per la nomina dei presidenti di Camera e Senato visto che siamo due i vincitori? E' stato semplice, una poltrona per ciascuno”. Chi invece ben conosce l'arte dell'intrigo per guastare tanta armonia, a sua volta pensando al velocipede, per tutti l'ottimo Brunetta aveva inizialmente detto: “Offriamo la presidenza di una Camera al Pd!” intendendo offrire la ruota piccola del velocipede al Pd e portarli ad un'alleanza. “Ma no, ma no”, provano a replicare quelli del buon senso padano, “teniamoci tutto noi, accordiamoci noi e M5s e andiamo da Mattarella assieme”. Ma Di Maio dell'ex Cavaliere non vuol sentir parlare, perché così parla solo con Salvini e quindi va lui solo a fare il premier pur essendo pronto a riconoscere in cambio ai leghisti tutte le poltrone che vogliono e tutte le presidenze regionali che vogliono, poiché vivaddio di congrui spazi di potere da dare e prendere ce ne sono un'infinità.

Insomma tutti stanno prendendo atto d'essere finiti in una trappola senza molte vie d'uscita. E anche Mattarella si trova messo male. Del resto seppure sconfitti sonoramente, strano a dirsi ma gli unici che attualmente riescono a dire qualcosa sono i dem, gli unici a cui vengono chiesti pareri sono i dem, gli unici ad essere visti come avversari un tempo odiosi, con cui ora però dover fare i conti in quanto sono gli unici ad essere, quanto meno nell'immediato, il vero ago della bilancia con in mano il potere di far andare al governo l'uno o l'altro schieramento senza l'equivoco dei contrasti che ci subito sorgerebbe in un'alleanza fra grillini e leghisti. Addirittura, paradosso dei paradossi, sembra ovvio e comodo a tutti che intanto continuino a governare i dem con l'ottimo Gentiloni, inizialmente per consentire l'ordinaria amministrazione, di fatto per nascondersi dietro i dem in attesa degli eventi. Ma ago della bilancia i dem lo saranno comunque per tutta la durata della legislatura appena avviata, sia se appoggeranno un governo sia se andranno all'opposizione, poiché in tale ultimo ruolo rappresenterebbero un ricatto continuo dell'uno, il M5s, verso l'altro, ossia il centrodestra. A parte qualche dettaglio sembrerebbe pertanto che a questo punto la bicicletta non sia ancora pronta per scendere in pista a meno di non utilizzare un triciclo del tipo di quelli con il cassone avanti che adoperavano anni fa al mattino i commessi dei fornai per le consegne.Però adattato, e quindi con due sellini, due coppie di pedali e due di catene di trasmissione alle ruote motrici. Una specie di tandem trasversale. E' quanto dovrebbero proporsi i gruppi vincitori prima che si allontani l'effetto vittoria che potrebbe di colpo svanire nelle nebbie dell'inconcludenza e del nulla. In queste incertezze infatti sta esaurendosi la compattezza nella coalizione di centrodestra, poiché Salvini sembrerebbe che abbia preso il comando senza lasciare spazio ai suoi alleati. E questo a Berlusconi e ai suoi - della Meloni non si sa - non piace proprio per nulla, continuando loro istintivamente a preferire il Pd, forse per le affinità maturate al potere da ambedue a lungo detenuto. Ma ugualmente nel M5s l'assenza di un avversario da demolire porterà ben presto inevitabilmente al cannibalismo interno. Insomma i grillini ormai divenuti pentastellati e perciò in cima alle preferenze del gusto, arrancano nella salita che prosegue di curva in curva dopo aver vinto la prima tappa. Quel potere che sembrava raggiunto si allontana non appena cercano di afferrarlo.

Salvini, ancora euforico per le bevute a vittoria ottenuta e dopo quelle più recenti di Vinitaly non sa che pesci prendere, mentre sa bene che non gli resta molto tempo prima di un totale logoramento poiché andare a governare da solo col M5s facendo le corna alla coalizione di centrodestra che gli ha dato tanta visibilità, significa legarsi mani e piedi, rinunciare al premierato e mantenere solo il potere di ricatto. Rimanere d'altro canto con la coalizione di centrodestra lo obbligherà ad accettare la precaria e ingombrante compagnia del Cavaliere e di tutta la sua corte di navigati consiglieri che gli consentirà solo di guardare dall'alto in basso Renzi, Bossi, Brunetta e da pari a pari Di Maio. Ma non gli assegna la carica di premier.

In tutta questa incertezza che fra poco, se continua così, potremo meglio definire un gran casino, ci sono però anche alcune note positive: è scomparso D'Alema affondato nella sua bile, è scomparsa la Bindi simbolo delle pari opportunità anche nell'eternità del potere, Bersani è stato ricondotto alle barzellette, Grasso e la sua ambizione da padre della patria non è stato votato nemmeno dagli studenti universitari fuoricorso che pur in Italia sono ancora tanti, Berlusconi benché posto dai suoi di nuovo sugli scudi come un immortale ormai perde ogni giorno irreversibilmente qualche pezzo nonostante di continuo provi a innalzarsi di forza sul predellino. Insomma Mattarella si trova ora sul divano con una gatta da pelare senza precedenti, ma anche una gatta piena di peli irti e di parassiti irritanti .

Ora molti commentatori storceranno il naso per l'invasione da parte di Celentano di un campo riservato agli addetti ai lavori, eppure secondo me ha espresso quanto è nel non detto ma ben radicato dell'animo degli Italiani. Renzi è al momento in effetti ancora il più presentabile a livello internazionale dei nostri politici e questo spiega il gusto invidioso e l'odio tutto italiano che ha suggerito a Otelma di distruggerlo con i suddetti ripetuti rituali avviati a Firenze. Ma senza riuscirci poiché ha ottenuto solo temporaneamente che venisse allontanato, accantonato sino a quando molti grideranno “aridatece er puzzone, arivojamo Cincinnato...”, sperando che durante l'assenza abbia imparato dai propri errori. Celentano ha pensato che Di Maio abbia rastrellato una montagna di voti per riportarla a Renzi e non viceversa, perché questa montagna Renzi l'aveva oramai persa. Ma poi dal canto suo Renzi – ritiene Celentano – dovrà portare ai grillini quanto loro in politica non sanno dove mettere le mani e lo stanno abbondantemente dimostrando, nel Pd ci sono tutte le anime degli italiani, c'è la storia liberale, democristiana, comunista, anche conservatrice e tutte ben sintetizzate... all'italiana, mentre dai grillini è espresso in voti e anche qui all'italiana tutto quello che gli italiani vorrebbero, gli stati d'animo, i desideri, i sogni... Ma la realtà dell'azione da avviare concretamente, i suoi modi e la storia in cui calarla, loro, i grillini, non sanno davvero dove stia di casa. Almeno al momento.

Ribadito che lo spunto da boy-scout suggerito dal molleggiato è stimolante e originale, riesce poi difficilissimo scendere nel pratico e credere che Di Maio accetti d'aver quasi raggiunto la poltrona di premier per poi dover dividere se non la poltrona, di sicuro il potere, il merito futuro con un'altra primadonna, una primadonna vera quale è Renzi, e magari riconsegnandogli, poco per volta, a lui o a chi per lui i voti appena portatigli via. E allora? Allora smettiamo di sognare, di divagare e a questo punto accontentiamoci di stare ad osservare quanto Mattarella riuscirà a fare, forse anche facendo tesoro del consiglio di Celentano.

 

Foto e didascalie:

- Luigi Di Maio

- Matteo Salvini

- Silvio Berlusconi

- Matteo Renzi

- Adriano Celentano

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