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domenica 19 luglio 2015

 

OGGI IL CASO DI ROSARIO CROCETTA E IL SUO SILENZIO DOPO LE PROVOCAZIONI SU LUCIA BORSELLINO.

22 ANNI FA ANZI 23 GABRIELLA INVECE SEMPRE A PROPOSITO DI FALCONE E BORSELLINO  SALIVA AL VIMINALE PER INCONTRARE IL CAPO DELLA POLIZIA VINCENZO PARISI …

di Carmelo Maria Carlizzi

 

Nella ricorrenza della strage del 19 luglio 1992 in cui morirono Paolo Borsellino e i cinque agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, ritorno su un episodio cui ho più volte accennato e non solo su questo sito.

Mi riferisco alle dichiarazioni rese a verbale da Gabriella in due distinte occasioni immediatamente precedenti la prima alla strage di Capaci e la seconda a quella di Via d’Amelio. Ai primi di maggio del ’92 Gabriella chiese di incontrare l’allora capo della Polizia Vincenzo Parisi che la ricevette al Viminale alla presenza anche del vicecapo Fernando Masone con il quale poco dopo Gabriella dichiarò a verbale d’aver ricevuto una comunicazione, che documentò, in cui si diceva che sarebbe a breve avvenuto in Sicilia un attentato contro un’autorità dello Stato. Di certo allora il ministero dell’Interno mise in atto quanto doveva, ma purtroppo l’attentato con le sue tragiche conseguenze il 23 maggio seguente ebbe comunque luogo a Capaci dove morirono il magistrato Giovanni Falcone, la moglie anch’essa magistrato Francesca Morvillo e tre agenti della scorta Vito Schifani,Rocco Dicillo, e Antonio Montinaro, mentre si salvarono gli altri quattro agenti Paolo Capuzza, Angelo Corbo, Gaspare Cervello e Giuseppe Costanza.

Verso la fine del giugno successivo Gabriella, mentre eravamo a Porto Santo Stefano in vacanza, ricevette un’altra comunicazione per lo stesso mezzo della prima in cui si annunciava testualmente “l’uccisione del giudice Paolo Borsellino“.


Anche questa volta Gabriella, da Porto Santo Stefano, contattò il capo della Polizia Parisi e anche questa volta secondo le sue indicazioni verbalizzò e documentò quanto di nuovo aveva saputo. Però anche questa volta l’avvertimento di Gabriella non servì poiché la nuova strage ebbe anch’essa luogo. Ma questa volta Gabriella aveva indicato, precisandone inequivocabilmente nome cognome e professione, l’identità della vittima annunciata e quindi, da parte di chi di dovere, era possibile oltre che doveroso fornire a Paolo Borsellino tutte le protezioni adeguate che sicuramente avrebbero salvato la vita a lui e ai cinque agenti della scorta. Questa volta infatti la fonte di Gabriella e quindi Gabriella stessa si erano rivelate credibili ancor più di ogni altra circostanza.

Quindi chi di dovere, per ragioni che non conosciamo, non è riuscito in quello che a noi ancora oggi appare non dico facile ma di certo attuabile. Infatti quand’anche Borsellino per esasperato senso del dovere e per solidarietà con il collega appena ucciso si fosse opposto quasi volendosi immolare, non sarebbero mancati gli strumenti ai superiori, alla famiglia, allo Stato per costringerlo a proteggere se stesso e quanti attorno a lui nella maniera adeguata.

E che non si osasse dire che Gabriella allora non era attendibile, poiché se così fosse stato Parisi non l’avrebbe mai ricevuta ufficialmente al Viminale, né raccolto le sue dichiarazioni a verbale, né le avrebbe dato ascolto per due volte. Parisi le avrebbe fatto dire, e in piena correttezza, che si rivolgesse al commissariato a lei più vicino.

 

Ma perché ripropongo ancora questa vicenda che è abbastanza nota ai principali addetti ai lavori e ad alcuni amici di Gabriella?

Perché desidero semplicemente compiere io un atto di giustizia intanto verso Gabriella affinché venga a lei riconosciuto il coraggio avuto nel presentarsi ai vertici degli apparati esecutivi dello Stato, ben sapendo quello che avrebbe rischiato sotto ogni profilo, allorché i temi che andava ad affrontare sarebbero dovuti necessariamente divenire pubblici. Mentre gli apparati dello Stato che allora di conseguenza potevano e dovevano agire, forse non lo fecero adeguatamente o qualcosa si inceppò, per cui di fatto morirono Borsellino e i suoi uomini di scorta così come due mesi prima era accaduto con la strage di altri cinque servitori dello Stato a Capaci.

Perché qualcuno mediti sul fatto che Salvatore Borsellino fratello di Paolo, a me che il 6 novembre 2014 nei giorni della morte di Agnese Piraino Leto moglie di Paolo gli avevo raccontato su facebook questa storia, mi rispondeva il 9 novembre così: “Caro Carmelo, ti ringrazio per la tua segnalazione. Io però non sono in grado di andare in fondo a segnalazioni come queste che sono e devono essere di esclusiva competenza dell'autorità giudiziaria. Devi chiedere di essere ricevuto da un PM di cui ritieni di poterti fidare e raccontargli quello che hai raccontato a me. Lui avrà le competenze necessarie per valutare se è il caso di approfondire il tuo racconto verificando, per esempio, se la deposizione di tua moglie a Masone sia stata verbalizzata e poi trasmessa all'autorità giudiziaria. Salvatore”.

Perché io, marito di Gabriella, a te Salvatore Borsellino fratello del martire Paolo, a te che sei promotore del Movimento delle Agende Rosse e custode della memoria di tuo fratello Paolo, allorché ti ho rivelato una circostanza tanto grave e realmente accaduta, non una “segnalazione” come tu la definisci, e che di certo è agli atti quanto meno del Viminale (anche se sicuramente Parisi allora trasmise tutto al magistrato e agli organi competenti) mi attendevo da te d’essere chiamato per approfondimenti e mi attendevo che corressi tu al Viminale e ti adoperassi per accertarti della veridicità di quanto ti riferivo. E questo non tanto per far riconoscere pubblicamente a mia moglie Gabriella il coraggio avuto, ma perché tu corressi a far emergere dal silenzio questo mio racconto e quanto connesso. Anziché rispondermi “Devi chiedere di essere ricevuto da un PM …”. Ma fallo tu oggi questo se ne hai voglia e coraggio, poiché dopo un anno non ho ancora avuto notizia che tu lo abbia già fatto. Gabriella ed io con lei ci siamo mossi ben 23 anni fa! Che altro dobbiamo fare ancora oltre quanto denunciato tanti anni fa, oltre quanto ti ho scritto e sto ancora scrivendo? Ora finalmente per questa vicenda tocca a te che hai cura della memoria di tuo fratello fartene carico! O a chi per te.

Perché poi agisca ugualmente Rita Borsellino sorella di Paolo che forse qualcosa allora seppe proprio da Gabriella e proprio nel periodo della strage allorché Gabriella a Palermo la cercò e forse la incontrò al tempo in cui esercitava nella sua farmacia di Palermo.

Ma ancor più perché sappia di tutto questo Manfredi Borsellino figlio di Paolo, che questa storia di certo non conosce, e abbia la determinazione di portarla a conoscenza dell’opinione pubblica, così come ha avuto il coraggio di affrontare in pubblico in questo giorno dell’anniversario il presidente della Repubblica Mattarella fratello di un'altra vittima della criminalità. Con tutto il suo dolore e la sua delusione che ha già mostrato di figlio di un martire della fedeltà allo Stato.

Infine perché ugualmente sappia di tutto questo Lucia Borsellino figlia di Paolo che anch’essa non ne sa nulla di Gabriella e che si trova in questi giorni a rivivere sulla propria pelle il rinnovarsi dell’odio verso suo padre da parte di apparati innominabili.

Riusciranno i Borsellino e con loro i parenti degli agenti uccisi a Via d’Amelio a far aprire un’inchiesta, soltanto storica beninteso, sul perché ci fu tanto disinteresse e tanta leggerezza, e a rendere questo riconoscimento a Gabriella ora che 22 anni sono passati e siamo giunti al 23.mo anniversario? E di conseguenza così rendere onore vero alla memoria di tutti gli 11 martiri allora caduti in quei 57 giorni per difendere lo Stato dalle mani sporche di quanti lo usano nascosti fra le pieghe di tanti poteri diversi e collusi?

 

Foto e didascalie

- Immagine della strage di Via D’Amelio

- Paolo Borsellino

- Salvatore Borsellino fratello di Paolo

- Lucia Borsellino figlia di Paolo

- Manfredi Borsellino figlio di Paolo e l'abbraccio con Sergio Mattarella presidente della Repubblica e fratello di Piersanti ucciso da Cosa Nostra

 

 

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