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ULTIMISSIME DA BOGOTA'
GABRIELLA CON ELISA E MATTEO,HANNO SUBITO UNA AGGRESSIONE DALLA QUALE SONO USCITI MIRACOLOSAMENTE SALVI

Al terzo giorno della nostra Missione a Bogotà, ci trovavamo a percorrere a bordo dell'auto guidata da un autista del posto le strade del quartiere del barrio Santa Fè, il quartiere purtroppo famoso per la totale presenza della prostituzione minorile. Avevamo chiesto espressamente al nostro autista di aspettare dopo le cinque del pomeriggio per fare questo giro poichè è a quell'ora che le bambine di cui molte non arrivano nemmeno ai quindici anni di età, si mostrano pressochè nude sulla soglia di piccoli ed angusti locali all'interno dei quali si abusa della loro adolescenza, dopo aver concordato la prestazione imposta dail loro protettori che mediano con uomini che vengomo da fuori. Infatti i prezzi di questo infernale mercato della carne non sono certo accessibili a gente del posto se solo consideriamo che il salario minimo per quei pochi che trovano lavoro a Bogotà non supera i 150 USD al mese, mentre una sola prestazione di queste bambine va dai 40 USD in su dei quali il 70% è trattenuto dal protettore.
I vetri all'interno dell'auto Nascondiamo la telecamera incastrandola tra il retro del sedile dell'autista e il finestrino posteriore dove Matteo provvede alle riprese. Accanto a lui c'è Gabriella e davanti vicino al posto di guida si siede Elisa. Ad un incrocio tra due vicoli di questo quartiere sorprendiamo un poliziotto che scherza in modo confidenziale con una bambina che si prostituiva e che poteva avere circa tredici anni.
Rimaniamo sconcertati per due motivi: in primo luogo sappiamo che in tema di diritto internazionale il codice penale considera come reato in tutti i paesi del mondo la prostituzione minorile, e pertanto la legge e chi la rappresenta come pubblico ufficiale ha il dovere di intervenire; in secondo luogo a Bogotà da quando è stato eletto Presidente della Colombia Alvaro Uribe vige un regime di polizia che si professa severissimo, pronto a sopprimere ogni forma di malcostume e criminalità. Riprendiamo con la telecamera il militare con la piccola prostituta e proseguiamo il nostro giro, ma ci accorgiamo che la nostra auto è seguita e siamo costatemente affiancati da un altro poliziotto a bordo di una moto. Il suo sguardo appare minaccioso, forse teme che un suo collega sia stato colto in flagranza di reato dalla nostra telecamera. Percorriamo la via più popolata del quartiere Santa Fè dove stà un famoso locale notturno denominato "La Piscina".
Ad un certo punto un boato simile ad una esplosione colpisce la nostra auto mentre il finestrino posteriore dalla parte dove siede Gabriella si frantuma coprendo i nostri volti e i nostri corpi di una miriade di vetri. Una prosituta aveva lanciato contro i finestrini dell'auto tre pesanti bottiglie di vetro. L'autista sembra non essersi reso conto di quanto si stava verificando, forse preso dal panico, mentre al primo colpo ne sono seguiti un secondo ed un terzo tutti ben mirati ,e allo stesso tempo personaggi ovviamente armati di coltello inseguivano la nostra auto. A fatica siamo riusciti a svicolare tra la moltitudine di gente che impediva la nostra fuga.
Miracolosamente nessuno di noi era ferito, anche se quando siamo tornati in hotel non è stato facile estrarre dall'auto Gabriella, la quale era talmente coperta dai vetri che sarebbe bastato un movimento sbagliato per ritrovarsi gravamente ferita.
Questa nostra testimonianza vuole sottolineare non solo una realtà di vera e propria miseria umana che si sviluppa sotto gli occhi di tutti quasi "normalizzata", o facente parte di una delle tante "caratteristiche" che distinguono il costume di un paese da quello di un altro.
Noi vogliamo sopratutto mettere in evidenza le contraddizioni che si evincono all'interno di un Governo con funzioni militari volte a sradicare comportamenti illeciti e criminali , mentre soggetti chiamati a tali funzioni sembrano alimentare le forme più drammatiche del malcostume.

Gabriella Pasquali Carlizzi, Elisa Antonelli, Matteo Mantovani

 

 

AGGIORNAMENTI…. IN BREVE

Roma 4 Gennaio 2009
Nel ringraziare i numerosi amici che ci hanno inviato gli auguri per queste festività natalizie speriamo che il nuovo anno porti a tutto il mondo semi di buon senso in un comune obiettivo di pacifica convivenza tra i popoli, specialmente quelli che si rendono responsabili di vere e proprie stragi di innocenti, perseverando nella cultura dell’odio e della vendetta.
Ci scusiamo con tutti i nostri utenti per il mancato aggiornamento di questo sito, dovuto purtroppo al nostro serrato impegno nei territori in guerra, luoghi dai quali non ci è quasi mai possibile lavorare online. Tuttavia riprenderemo la normale attività verso il 20 gennaio prossimo, al ritorno dalla Colombia.
Da Israele siamo rientrati a Roma per una breve sosta, ma già questa notte tra il 4 e il 5 gennaio, Gabriella Carlizzi unitamente ai suoi collaboratori Elisa Antonelli e Matteo Mantovani, prenderanno un volo per recarsi a Bogotà .
Gabriella fin dai primi anni del 1990 fece in questa terra dell’America Latina ben otto Missioni, creando iniziative volte al recupero della bambine prostitute, alla lotta contro la pedofilia, il traffico degli organi, il narcotraffico internazionale, oltre che collaborare con la Fundacion para el nino diferente, ove è attesa già nei prossimi giorni.
La Colombia come è noto è un Paese con una fortissima presenza cattolica, ed anche in tale ambito Gabriella intende dar voce ad una delle opere di Carità più suggestiva presente a Bogotà, e fondata da un sacerdote Salesiano, Giovanni Rizzo, ispiratore del culto al Divino Nino.
Gabriella e i suoi accompagnatori volontari sono ben consapevoli che questo viaggio d’oltreoceano, particolarmente in questo momento, è caldamente sconsigliato anche dal Ministero degli Affari Esteri, a causa dei numerosi rapimenti posti in essere dalla FARC (Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane) , organizzazione che si oppone al Governo di Alvaro Uribe.
Oltre ad altri pericoli coesistenti sul medesimo territorio, proprio negli ambienti ove Gabriella intende portare ancora una volta un messaggio di bene e di speranza tra i più poveri dei poveri, sia in senso materiale che spirituale.
Tornerà pertanto nel noto quartiere denominato El Cartucho, ove nemmeno la Polizia locale osa avvicinarsi, e nel quale vi è una statistica di un morto ammazzato ogni otto minuti. Entrare al Cartucho è come vivere attimi di inferno senza sapere se se ne esce vivi.
Tuttavia Gabriella già nel 1994, organizzò per questi poveretti un pranzo con migliaia di pasti completi, ritrovandosi con l’auto che l’accompagnò completamente smontata mentre ella stessa era circondata da lame di coltelli che le puntavano contro gli stessi che un momento prima avevano usufruito di quanto da lei offerto, senza essere costretti per un giorno ad inalare benzina per sedare la fame.
Ciò che più motiva Gabriella in questa pericolosa Missione, è l’aver incontrato in questi luoghi molti volti italiani ed europei, intenti a stringere contratti sia per il traffico della droga sia per il tristissimo mercato dell’infanzia.
E pensiamo sia giusto far conoscere al mondo intero, ciò che Gabriella documenterà in questo ennesimo viaggio, affinchè si sappia che se queste realtà non si sradicano e perseverano producendo denaro illecito, la causa va ricercata anche nelle complicità riconducibili ad altri Paesi, compresa l’Italia.

La Redazione

 

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