Una finestra nuova, per tutti, aperta sulla strada, sul mondo, ... lontana dai poteri, vicina alla gente, ... curiosa, rispettosa, amica, ... aperta allo scambio, alla battuta, al saluto, alla discussione, alla polemica, ...incline alla pace, ... ansiosa di verità, ...anche provocatoria se necessario, ... puntuale, ... intrigante, ... attesa, ............
di Gabriella Pasquali Carlizzi - Mercoledì 13 Maggio 2009

RATZINGER: PASTORE O CAPO DI STATO?
DOVE SONO FINITE LE PIAZZE DI WOJTYLA?
BLINDATA LA TERRA SANTA: E’ UN MIRAGGIO IL DIALOGO INTERRELIGIOSO?
OLOCAUSTO: DOLORE PER LE VITTIME MA NESSUNA ESPLICITA CONDANNA PER I TEDESCHI NAZISTI.
E IL VATICANO “RECLAMA” LE “SUE” PROPRIETA’ NELLA TERRA DEL SIGNORE GIUSTO…

 
Siamo partiti da Roma, lo stesso giorno e alla stessa ora in cui dall’aeroporto di Fiumicino partiva anche Benedetto XVI con un seguito numerosissimo.

Lui diretto in Giordania, molti altri giornalisti, compresi noi e Bruno Vespa, lo avremmo invece atteso in Israele, tra Tel Aviv, Gerusalemme, Bethlehem, e Nazareth…

I pareri su questa visita non sono univoci, il momento è delicatissimo e questo Papa è tedesco, inutile pensare che non abbia patria, e sappiamo benissimo che la memoria di talune stragi è ancora fresca, una memoria che il tempo non riuscirà a cancellare.

Sentiamo il bisogno di esprimere la nostra opinione su questo evento, senza voler essere polemici, ma se è vero che le coscienze sono libere, allora come cattolici ci sentiamo autorizzati a manifestare il nostro pensiero.
Se sbagliamo, chiediamo scusa.

Abbiamo sempre creduto che il Papa dovesse indossare i panni del Pastore della Chiesa, anche se il Vaticano è uno Stato, ma il Sommo Pontefice, non può rappresentare solo uno Stato, se siede sulla Cattedra di Pietro, e dunque il suo istituto è quello di Vicario di Cristo, e in quanto tale può accogliere nel proprio mandato tutta l’umanità, credenti e non credenti.

E tale veste, nel 2000 la mostrò in modo ineccepibile ed anche commovente Giovanni Paolo II, un Papa che ha riempito spontaneamente, senza ricorrere ad alcuna organizzazione della Santa Sede, le piazze di tutto il mondo, incurante delle critiche che gli provenivano da certe congregazioni, in particolare la Congregazione per la Dottrina della Fede.
Fu accusato: “Santità, troppi Santi… Santità, perfino i balletti del Pellerossa…ecc. ecc.”

Quando atterrò a Tel Aviv, dopo aver baciato inginocchiandosi la terra, Wojtilya era già circondato dall’entusiasmo della gente, non importa se Ebrei, Palestinesi, Arabi, in lui non si temeva la rinuncia della propria identità religiosa, ma si sperava in una pace che ristabilisse una civile convivenza su un unico territorio delle diverse etnie.

Lui, l’attentato l’aveva subito a Roma, e dunque poteva permettersi il “lusso” di girare il mondo consapevole che il rischio della propria vita è tale in ogni paese, al di là delle guerre o delle tensioni politiche, sociali, religiose.

Pochi giorni fa, appena siamo atterrati a Tel Aviv, ci aspettavamo segni di festa, e tanto più quando siamo giunti in auto a Gerusalemme, pensavamo di intravedere nella gente l’attesa di qualcuno, una persona importante, insomma quel movimento che si è soliti notare in una città, in un paese, quando ci si sente onorati di una visita non comune.
Intorno a noi, abbiamo trovato una città deserta, anzi i volti della poca gente per le strade erano contrariati dalla chiusura di alcuni percorsi che di certo rendeva più difficile la vita dei cittadini.
E subito apprendevamo che quando il Papa sarebbe giunto in Terra Santa, le scuole statali sarebbero rimaste chiuse, come pure molte attività commerciali.

Intanto, di ora in ora, i sistemi di sicurezza sembravano annunciare una guerra, soldati armati ovunque, uomini dei Servizi Segreti seminavano i punti più strategici, i luoghi della cristianità chiusi al normale traffico, con la conseguenza che i pellegrini disabili, dovevano rinunciare a visitare il Getsemani, o il Cenacolo… insomma o a piedi o niente, e quando sarebbe arrivato il Papa nemmeno a piedi se non con invito…
Eppure tanti pellegrinaggi erano stati programmati e pagati prima ancora di sapere della visita del Pontefice.

La gente sarebbe rimasta nella stragrande maggioranza a casa, anzi qualcuno aveva provveduto ad avvertire che al passaggio della nera limousine dove per “Fede” si doveva credere ci fosse Lui, sarebbe stato meglio non rimanere dietro i vetri delle finestre…

La sensazione era sempre di più quella dell’arrivo di un Capo di Stato, e dunque ci chiedevamo, dato che ogni Stato gode della propria autonomia, che ingerenza avrebbe potuto avere in veste politica o diplomatica questa visita, in un territorio che ha già i propri Capi di Stato?
Speravamo che Benedetto XVI avesse un asso nella manica, e il pensiero più logico era quello che approfittasse delle sue origini per affrontare con coraggio il dramma dell’Olocausto.
Chi più di lui poteva farlo?

Il suo predecessore con un gesto entrato nella storia, chiese perdono a nome della Chiesa per quel male indimenticabile, e pianse su quei sei milioni di nomi… si inginocchiò come se in ognuno di loro vi fosse il suo parente più caro.
E non mancò di pronunciare parole dure, e dirette agli autori di quell’immane sterminio.
Lui che certo veniva da un Paese dell’Est, e nessuna radice lo accomunava ai massacratori.

Il giorno in cui Benedetto XVI aveva in programma di visitare il Museo dell’Olocausto, Gerusalemme appariva come una città fantasma, il più totale disinteresse della gente comune, a meno di qualche gruppetto di studenti universitari che volevano manifestare contro questa presenza ma sono stati immediatamente ostacolati dalle forze dell’ordine.

Per tutta la giornata, gli orari dell’arrivo del pontefice al Museo sono variati di ora in ora, mentre di ora in ora, la città e quel particolare luogo divenivano un vero e proprio assetto di guerra. Solo nel tardo pomeriggio, si è visto per qualche istante il corteo di auto nere, a distinguere quella di Ratzinger una minuscola bandierina gialla.

Il suo intervento all’interno del Museo lo abbiamo seguito in televisione.

Perché nascondere la nostra delusione, Santità?
E’ vero, lei non ha taciuto il profondo dolore per quello sterminio, ha espresso il suo desiderio che certi “errori”, li ha chiamati “errori” non debbano più ripetersi, ma lei, Santità, consapevole di essere tedesco di nascita, non ha pronunciato quella condanna esplicita, senza mezzi termini, contro quel popolo che si rese autore di un dramma che segnò la storia e la memoria di tutta l’umanità.

Lei, Santità, venuto nella Terra del Signore Giusto, per disarmare gli uomini della guerra, lei ha mobilitato un esercito di militari armati fino ai denti, responsabili della sua incolumità.
Non le sembra tutto questo una contraddizione che indebolisce di fatto perfino la premessa di un eventuale dialogo interreligioso e quindi di pace, pace almeno nei cuori?

Abbiamo intervistato in questi giorni la gente per la strada, quella che non ha potuto nemmeno avvicinarsi, per non parlare di quante carezze mancate ai tanti bambini che di una cosa sola la ringraziano, qualche giorno di vacanza a scuola.

E ci siamo resi conto, che anche negli ambienti più autorevoli, dietro i sorrisi di circostanza, questa sua visita lascia in sospeso forse i problemi più importanti, quelli per i quali credevamo fosse stata da lei programmata.

La Pace che tutti auspicano, non si firma sulla carta, tra Capi Religiosi, o nella Diplomazia, quella Pace è un’alleanza che può stringersi tra la Parola di un Pastore che si fa proteggere dai sorrisi della gente che conquista con proprio carisma, e non si stupisca se questi popoli non la vedono come un portatore di Pace, loro che da un giorno all’altro si sono ritrovati invasi da soldati pronti a lanciare al minimo sospetto una raffica di mitra…

Se la sua visita ha esigito questo schieramento di forze, evidentemente anche lei, Santità, è consapevole che non tutti l’hanno gradita.

Noi siamo stati qui durante la settimana santa fino alla settimana successiva alla nostra Pasqua e alla Pasqua ebraica.
Ebbene, questi luoghi erano veramente in festa, e nonostante la moltitudine di gente che invadeva le strade, non vi erano uomini armati, non vi erano elicotteri, o schieramenti di polizia pronta a caricare… vi era invece un respiro di Pace e di rispetto reciproco tra le varie religioni, tra coloro che comunque si riconoscono figli di un unico e vero Dio, tra coloro che aspettano con Fede di condividere con il Signore Giusto le stesse cose che gli Apostoli condivisero con il Maestro.

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