Una finestra nuova, per tutti, aperta sulla strada, sul mondo, ... lontana dai poteri, vicina alla gente, ... curiosa, rispettosa, amica, ... aperta allo scambio, alla battuta, al saluto, alla discussione, alla polemica, ...incline alla pace, ... ansiosa di verità, ...anche provocatoria se necessario, ... puntuale, ... intrigante, ... attesa, ............

Questo era lo slogan musicale messo in scena al Bagaglino di Roma dai mitici artisti di Cabaret come Lionello e Martufello.

Potremmo definirlo uno "spettacolo di Finanziaria" o anche "una Finanziaria da spettacolo", se poi consideriamo che il titolo della rappresentazione non si è certo distaccato dall'amara realtà caduta tra capo e collo, sull'italiano medio che conclude: "E io pago!"...

Scrivere del neo eletto Governo Prodi, sarebbe riduttivo a pochi mesi dalla conquista del "Trono" da parte di un leeder il cui scettro è il solito segno della pace, il suo vecchio ramoscello d'ulivo, col quale non si capisce bene se imiti una benedizione papale, o preannunci un "de profundis" per questa povera Italia, che continua a dover fare i conti per arrivare alla fine del mese.

Non mancano di certo, dopo l'elencazione delle "disgrazie" ereditate a suo dire dal Cavaliere, parole di fiducia e di speranza da parte del buon Prodi, il quale però sembra non rendersi conto che vi sono alcuni istinti insiti nel concetto di sopravvivenza, quale la fame, il bisogno di un tetto, il diritto alla salute, che esulano da tutto ciò che guarda al futuro, bensì reclamano l'immediatezza di soluzioni pronte e rispondenti all'emergenza di vite in pericolo.

E dunque quando Prodi, al contrario dell'"illusionista" Berlusconi, ci chiama a mostrare al meglio il nostro spirito di sacrificio, pensando di imbandire virtualmente le nostre tavole in un prossimo futuro, sottovaluta il fatto assai grave che le sue parole, e nient'altro che parole fungono da vere e proprie provocazioni, in un clima già denso di inquietudini che sopiscono sotto le ceneri del passato, e che abbracciano, numeri alla mano, il cinquanta per cento degli italiani.

E che al nostro Paese nulla o poco interessi di affrontare i tanti temi della politica se prima non si ha la serenità di aver sfamato le proprie famiglie, lo dimostra il fatto, che l'esordio di un Prodi al Governo, è diventato nel giro di poche ore, l'unico sinonimo della cosiddetta Finanziaria.

Appena è stato diffuso il testo di questa legge, gli organi dell'informazione, sia quelli della carta stampata che delle radio e delle televisioni, hanno fatto la gara per chi fosse riuscito a fornirne una interpretazione comprensibile per l'uomo della strada, cioè noi tutti che non siamo addetti ai lavori e pretendiamo giustamente di conoscere quanto entrerà nelle nostre tasche e quanto sarà invece sottratto, e quante e quali voci resteranno prive di soluzione.

 

E a questo punto, guardate caso, scoppia con cinque giorni di sciopero, una vera e propria guerra tra "editori e giornalisti", una guerra come mai in precedenza metteva in luce nei comunicati diffusi attraverso i Tg in forma ridotta, il condizionamento dell'editoria di potere sulla libertà di stampa di chi è chiamato a raccontare alla pubblica opinione la verità, e non certo a venderci le panzane concordate tra il potere politico e gli stessi editori.

 

prodi_vincitore.jpg Seppure nella disputa, la materia del contendere era il non rinnovo dei contratti ormai congelati da troppo tempo, la causa di questa presa di posizione da parte degli editori è stata individuata dai giornalisti proprio nel fatto che agli editori non piace che le penne più accreditate raccontino i fatti come sono nella verità, e privi di influenze politiche, a seconda di dove tira il vento.

Vi sono stati giorni in cui i telegiornalisti pur fornendo le principali notizie, si sono presentati al pubblico senza i loro nomi, e una decisione del genere deve indurre ad una riflessione seria e preoccupante, se tutto ciò non sia già di fatto per la stampa in genere un ritorno al regime, tanto più grave se si pretende che vengano taciute le verità attuali, oltre a tutte quelle verità del tempo passato sulle quali è stato posto un bavaglio, più pesante del segreto di stato.

Poco conta, al punto in cui siamo, chi sia al Governo e chi invece all'opposizione, se parliamo del "dio denaro", anche perché far quadrare i conti sulla carta sembra essere divenuto un gioco da bambini seppure esperti, una quadratura in cui nessun cittadino ripone più alcuna fiducia, né potrebbe se poi un attimo dopo, nell'uscire per fare la spesa, viene smentito dal conto del supermercato, da quello della farmacia, del tabaccaio ove oltre le sigarette ci si reca per acquistare i biglietti per il trasporto pubblico, per non parlare poi della sosta dal benzinaio, e tornare a casa ritirando dalla cassetta della posta il pacchetto delle bollette e di qualche cartella di tasse.

Certo le cose non possono nemmeno cambiare da un giorno all'altro, ma la verità più dura da accettare che è lecito sperare in un cambiamento in meglio quando ve ne sono i presupposti, così come è da folli o irresponsabili credere a chissà quali riprese della nostra economia, se da un lato, ammettiamo aumentino nelle casse del Governo alcune entrate, le stesse per le quali il cittadino si è dovuto rivolgere agli usurai.

Ed è esattamente in questo vicolo cieco che siamo finiti, quasi senza accorgercene, nel corso degli anni trascinativi a turno dall'avvicendamento dei Governi e delle rispettive leggi finanziarie.

Difficile individuare una via d'uscita, basti pensare che l'Italia, politicamente è spaccata in due parti pressoché uguali in termini di numeri, e dunque dobbiamo intendere il cosiddetto bipolarismo come una frattura insanabile tra due fette di uno stesso Paese, diametralmente opposte da un punto di vista ideologico, ma drammaticamente unite da un tragico e ben immaginabile futuro, già in essere nel vivere quotidiano nelle nostre famiglie.

Un tempo, quale simbolo di povertà e di miseria, si ricorreva alla situazione del cosiddetto "terzo mondo", oggi, basta farsi un giro, muniti di una macchina fotografica, ai margini delle grandi metropoli italiane, per costatare immagini del tutto simili a quelle che eravamo abituati guardando Paesi come l'Africa, il Brasile, la Colombia, immagini che rappresentano la vera situazione economica in cui siamo finiti e di fronte alla quale non possiamo certo chiudere gli occhi o farci abbagliare dai luccichii di qualche grattacielo, per non parlare di opere che danno lustro alle firme dei soliti architetti, e ai pochi che se le godono nei galà accompagnati dalle loro consorti, mentre fuori, hanno appena lasciato una misera elemosina, nelle mani di un barbone che si appresta ad affrontare la consueta notte di freddo, per spesso essere ritrovato morto su di una panchina.

prodi1.jpg Dobbiamo avere il coraggio, per cambiare davvero le cose, di riconoscerci proprio in quei tanti barboni, con la differenza che se è vero che godiamo di un tetto, di un letto, e una vita apparentemente normale sia pure piena di ansie e di problemi, loro, i barboni, non hanno alcun debito, né affitti, né bollette, né tasse da pagare, ma sono invece creditori verso uno Stato che dovrebbe indossare i loro abiti, per essere riconosciuto come autentico ed impegnarsi a ricominciare da capo, come avviene dopo una guerra, riedificando dal nulla, e non millantando una ricchezza fondata sul debito e sulla menzogna.

E quel che più sgomenta, è la mancanza di pudore, da parte di chi nel legiferare una Finanziaria simile ad un sacrificio umano di massa, fa scorrere la propria immagine nei telegiornali, mentre risponde ai cronisti che lo intervistano, in tuta da sciatore, tra i Vip della neve di fine d'anno, dietro uno sfondo alpino suggestivo come quello delle fiabe e che per milioni di persone resterà sempre un sogno rubato alla realtà di chi non ha certo bisogno di ricorrere alla fantasia per vivere le meraviglie di madre natura.

Il Professor Prodi quando corruga la fronte, preoccupato, dice: "Dobbiamo fare molti sacrifici...", includendo pertanto anche se stesso, ed è sicuramente sincero, se per trascorrere le sue vacanze invernali, si è sacrificato al punto da lasciare a casa la bicicletta, dovendosi "adattare" ad un abbigliamento di marca, con firme all'altezza della sua Finanziaria......

"Godi...godi... godi....che c'è Romano Prodi....."

"E io pago........."

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