RIGUARDA IL NOSTRO PAESE…
PRIMA O POI IL SIPARIO SI DOVEVA CHIUDERE SUL “TEATRO POLITICO E SOCIALE” DELL‘ATTUALE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, IL QUALE CI AUGURIAMO ABBIA IL BUONGUSTO DI RITIRARSI IN PUNTA DI PIEDI….LA PLATEA QUESTA VOLTA NON APPLAUDIRA’ E TANTO MENO CHIEDERA’ IL BIS…
E NEMMANO L’ABILE MOSSA DEL “CAVALIERE” DI PUNTARE TUTTO SUL RIDICOLO EPISODIO DELLE “VELINE” PUO’ SVIARE I PIU’ INFORMATI DALL’AFFRONTARE DI PETTO UNA REALTA’ CHE PRIMA O POI DOVEVA ESPLODERE…
E D’ALTRA PARTE SE LA SIGNORA LARIO HA DATO VOCE ALLA STAMPA, NON E’ CERTO PER RISOLVERE UN PROBLEMA A LEI BEN NOTO, DI IPOTETICHE RELAZIONI EXTRACONIUGALI DEL MARITO ULTRASETTANTENNE…
LA SIGNORA LARIO, PER FINI CHE NON CI E’ DATO AL MOMENTO CONOSCERE, VUOLE INVECE MOSTRARE ALL’ITALIA IL VERO VOLTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO…
Diciamo che finora se l’è cavata, come si suol dire, “per il rotto della cuffia”, ma in un momento drammatico come quello che il nostro Paese sta vivendo, c’era da aspettarselo, che chi in tempi più sereni sarebbe riuscito a continuare ad arrampicarsi sugli specchi, oggi rischia lo scivolone dal quale forse non si rialzerà più.
La contorta e provocatoria reazione del Cavaliere, il quale non fa altro che ripetere che sua moglie sarebbe caduta in una trappola ordita dalla sinistra, la dice lunga, e non va vista nella direzione degli avversari politici, ma reca in sé la sgradevole sensazione che Berlusconi si prepari a far passare la moglie per una persona facilmente plagiabile, dunque labile nel pensiero, fragile in tema di lucidità mentale, non scevra da condizionamenti….
E’ questo il colpo basso che non stupirebbe certo coloro che ben conoscono la storia dolorosa della signora Carla Dell’Oglio, prima moglie del Cavaliere, una storia che ci auguriamo non debba ripetersi anche con Miriam Bertolini, in arte Veronica Lario.
In questi giorni si discute anche con il parere di illustri filosofi, su quale sia il confine tra il concetto di “pubblico” e il concetto di “privato”, nei casi in cui i protagonisti di una storia, rivestano anche le più autorevoli cariche pubbliche.
Facciamo un esempio.
Giulio Andreotti, l’uomo che ha scritto da protagonista cinquant’anni di storia, conquistando un potere internazionale come nessun altro, è stato un esempio della tutela del suo “privato”.
Infatti , benché anche ad Andreotti non siano mancati momenti di vita “mondana”, lui è stato sempre bene attento a non avvalersi del suo privato quale esempio da presentare al pubblico.
E nessuno mai è andato a ficcare il naso in casa Andreotti, in quanto il referente per decenni di storia politica del Paese era lui, nel bene e nel male, era la sua ideologia, erano i suoi affari in tutto il mondo, tutto insomma convergeva nel modello di un politico, di un uomo di Stato.
Berlusconi, al contrario, quando fu “costretto” da oggettive e gravissime situazioni a “scendere in politica”, non potendo in quel particolare momento presentare un biglietto da visita come il top del grande imprenditore, ricorse al “modello americano”, l’uomo socievole, democratico, simpatico, che stringe la mano a chiunque incontri sulla strada, ma ancor più il marito innamorato e fedele e padre irreprensibile, tanto da riuscire con tutti i suoi impegni ad accompagnare a scuola i tre ultimi nati dall’unione con la signora Lario.
Nel 1994, mentre molte delle aziende del Cavaliere erano sull’orlo del fallimento, e sarebbe bene che gli Italiani si documentassero in proposito, quest’uomo si propone in politica con Forza Italia, proclamando la sua scelta di “sacrificarsi” per salvare il Paese….
Dunque lui, rinunciava ad occuparsi degli scontati fallimenti delle sue aziende, per tentare di salvarsi col voto degli Italiani, ma soprattutto godere subito di un bene preziosissimo di cui si sarebbe avvalso negli anni tante volte: l’immunità parlamentare. …
Stranamente, appena eletto, l’ex imprenditore Silvio Berlusconi sembrò uscire dall’incubo del fallimento, anche perché, i creditori iniziarono ad essere pagati…
Con quali soldi, visto che prima di diventare “onorevole” non riuscì a pagare nemmeno gli autisti della Fininvest?
E in quegli anni, sul povero “Berlusca”, ad ogni suo successo popolare, ecco che gli cadeva tra capo e collo un’ avviso di garanzia e una raffica di perquisizioni…
Di qui, la sua “mania di persecuzione”, unica via d’uscita per intenerire il buon cuore degli Italiani, e convincerli che tutto il mondo ce l’aveva con lui.
E giù attacchi ai Magistrati, affermazioni gravissime, un vero esempio di buon esempio per tutti quei giovani che sono sempre più sfiduciati e meno rispettosi delle Istituzioni, prima fra tutte la Giustizia.
Ora, in tutto questo, è giusto chiedersi: ma Veronica Lario, dov’era?
Due le ipotesi: o la coppia era già “scoppiata” e la signora consapevole di non godere dell’immunità parlamentare si era dissociata da tutto ciò che gravava sul marito, oppure anche lei era, suo malgrado, coinvolta in chissà quali situazioni.
In tutte e due i casi, però, la signora sapeva…
E non regge nemmeno il “cavillo” delle veline , o della dignità di un matrimonio offesa da comportamenti di un uomo affetto forse da “esplosioni senili”, in quanto la signora Veronica non avrà certo dimenticato, che quando iniziò la sua relazione con il Cavaliere, costui per tutti era un “modello” di marito felicemente sposato e già padre di due figli.
Non solo, ma si è sempre professato fervente cattolico, ancor più da quando scese in politica, dato che i voti dei cattolici fanno gola a tanti.
Per non parlare delle tante volte che, in qualità di primo Ministro, è stato ricevuto dai vertici della Chiesa.
Ma torniamo a Veronica, cercando di capire cosa si prepari a contestare al marito in sede di eventuale separazione per “colpa”.
E’ noto che quando tra i due scoppiò la scintilla, Berlusconi era già sposato da quattordici anni con Carla Dall’Oglio.
Per nascondere la relazione, il cavaliere convinse l'attrice a trasferirsi al piano superiore di villa Borletti, a Milano, all'epoca sede operativa di Fininvest e studio personale di Berlusconi.
Per circa quattro anni, ad Arcore, il cavaliere recitò la parte del marito perfetto e a Milano quella dell'amante premuroso.
Nel novembre del 1983, Miriam Bartolini , Veronica, scoprì di essere in dolce attesa e il cavaliere la trasferì in una clinica ad Arlesheim, in Svizzera.
Non è dato sapere come e quando il cavaliere comunicò alla moglie i termini della situazione in cui si trovava da quattro anni.
Secondo Giorgio Dall’Oglio, la sorella subì uno shock.
“Mia sorella”, confidò Dall’Oglio, “ si è presa un forte esaurimento nervoso e una grave depressione. Il suo carattere è cambiato repentinamente. Inoltre, ha dovuto far ricorso alle cure dei medici, che le hanno consigliato di andare via da casa e vivere per qualche tempo lontano da Milano.”
( Fonte: http://www.splinder.com/myblog/comment/list/7676120 )
E poiché pensiamo che la signora Lario, sia consapevole del fatto che se lei avesse rifiutato di intraprendere una relazione extraconiugale con Berlusconi, forse si sarebbero risparmiate atroci e ingiuste sofferenze alla prima moglie del Cavaliere, ecco che non riteniamo che Veronica sia giunta alla decisione di un divorzio clamoroso, per fatti, veri o presunti, ma di cui a suo tempo ella stessa si era resa protagonista.
Non solo, ma la signora Lario, già tanti anni addietro lesse sui giornali di una intercettazione del 31 dicembre 1986 (ore 20.52) di una conversazione tra Berlusconi e Marcello Dell’Utri, conversazione che ancora oggi gira in internet e che riportiamo qui di seguito:
B. parla con Marcello Dell'Utri per le ragazze di Drive In.
«B: Iniziamo male l'anno!
D. Perché male?
B. Perché dovevano venire due di Drive In e ci hanno fatto il bidone! E anche Craxi è fuori della grazia di Dio!
D. Ah! Ma che te ne frega di Drive In?
B. Che me ne frega? Poi finisce che non scopiamo più! Se non comincia così l'anno, non si scopa più!».
Atteggiamento confermato da altre dichiarazioni dello stesso tenore: intervistato su Rtl 102.5, alla domanda «lei è fedele?», ha ghignato e dichiarato: «Le darò una risposta malandrina, sono stato frequentemente fedele”…
( Fonte: http://www.splinder.com/myblog/comment/list/7676120 )
E Veronica Lario, dovette anche scoprire la presunta love-story tra il marito e Francesca Dellera, altra vicenda che la signora scoprì nel 1993, nel pieno della passione, e da allora i coniugi Berlusconi vivono praticamente separati.
Dunque che motivo aveva la signora Lario di fare “tanto chiasso” per i comportamenti di un marito col quale manteneva in piedi solo un “matrimonio di facciata”?
Evidentemente i motivi vanno ricercati altrove e forse in vicende da cui la signora Lario vuole pubblicamente prendere le distanze senza ritrovarsi coinvolta da un momento all’altro in chissà quali incresciose situazioni.
E non è fantasioso ipotizzare che Berlusconi tema di dover affrontare una separazione per “colpa”, sede in cui fatti mantenuti sotto il più stretto riserbo, si rischia di doverli leggere sulla prima pagine dei giornali di tutto il mondo…
E non è forse vero che Berlusconi se la prende sempre con la stampa?
Ma scusate lui non è anche il più prestigioso editore e proprietario di giornali e televisioni?
E se una parte del suo patrimonio, spettasse di diritto a noi Italiani?
Scusate, ma forse sarà meglio ricordare “in numeri” la situazione finanziaria di Berlusconi fino al giorno in cui ….. fu “costretto” a sacrificarsi per l’Italia, e scese in politica, pagando i suoi debiti, come avrebbe fatto qualunque uomo abbastanza per bene…
Un po’ di ripasso…
Era una domenica buia e tempestosa, la prima dell’ottobre 1993, quando ad Arcore Silvio Berlusconi convocò per cena i suoi colonnelli.
Da Adriano Galliani a Fedele Confalonieri, da Giancarlo Foscale a Marcello Dell’Utri.
La notizia era ferale «Franco Tatò è da domani il nuovo amministratore delegato della Fininvest».
Gelo. Ma così parlò Berlusconi quella sera, quando la sua discesa nel campo della politica era ormai decisa e non poteva prescindere da una svolta nella guida della Fininvest.
La scelta di Tatò, che dal 1991 guidava la Mondadori, ma che era visto come il fumo negli occhi sia da Dell’Utri, sia da Foscale, aveva un ben preciso significato: era il commissariamento della Fininvest, imposto dalle banche creditrici del gruppo.
Perché?
Semplice: perché il Biscione era letteralmente sull’orlo del fallimento.
Il bilancio consolidato di quell’anno stava per chiudersi con un fatturato di 11.550 miliardi, ma i debiti avevano raggiunto il livello monstre di 4 mila miliardi.
Per dare un’idea di cosa significava quel numero, in un momento in cui i tassi d’interesse applicati dalle banche erano tre volte quelli odierni, si può fare un parallelo con quanto oggi Berlusconi ripete sempre cavalcando il suo principale spot elettorale, quello della riduzione delle tasse.
Con i governi dell’Ulivo, dice Silvio, voi italiani lavorate per più di 6 mesi l’anno solo per pagare le tasse, mentre solo da luglio in avanti cominciate a guadagnare davvero.
Ebbene, nel 1992 Berlusconi aveva lavorato per le banche per tutti i 12 mesi dell’anno, visto che gli oneri del suo debito (556 miliardi) superavano addirittura l’utile operativo del gruppo, che era di 500 miliardi. Il bilancio si era chiuso con un risicato utile netto di 20 miliardi (0,17 per cento dei ricavi) solo grazie a qualche (peraltro legittimo) artificio contabile.
In quegli anni la situazione era talmente drammatica che il gruppo andava avanti grazie al lavoro della Istifi, una sorta di banca interna alla Fininvest, che utilizzava la cassa generata day by day dalla Standa per pagare le spese (compresi gli stipendi dei 30 mila dipendenti) di tutto l’impero.
Un giro che era possibile anche perché la Standa non pagava i fornitori.
O meglio, li pagava con 9-12mesi di mora. Solo così riusciva a generare il cash necessario per attivare il circolo virtuoso.
Ed era questo il principale motivo per cui Berlusconi aveva strapagato la casa degli italiani acquistandola dalla Montedison qualche anno prima e se la teneva nonostante i bilanci in profondo rosso che andavano ad appesantire l’indebitamento di gruppo.
In quel momento una bella parte della Fininvest era di fatto ipotecata a favore delle banche, a cui erano stati dati in pegno i pacchetti di controllo della Standa (54 per cento) e della Sbe (Silvio Berlusconi editore), che controllava la quasi totalità della Mondadori. I nomi dei gruppi bancari più esposti con Berlusconi sono quelli di Cariplo, Comit, Banca di Roma, Bnl, Montepaschi.
Sono loro a chiedere a Tatò di fare qualcosa e di farlo subito. E Kaiser Franz esegue: nel giro di un anno, il 1994, colloca in Borsa la Mondadori, incassa 800 miliardi, e avvia il processo di quotazione della Mediolanum, il gruppo finanziario guidato da Ennio Doris, ma controllato, allora come oggi, da un patto di sindacato paritetico con Fininvest, che frutterà altri 700 miliardi. In entrambi i casi Tatò riesce ad andare fino infondo perché coinvolge nelle due operazioni Mediobanca.
Senza Cuccia, che non ha mai amato Berlusconi, non sarebbe stato facile fare quei due collocamenti chiesti sarebbero poi rivelati decisivi per dare ossigeno al Biscione. E senza il trait d’union di Tatò Mediobanca non sarebbe mai arrivata ad aiutare Fininvest.
Il lavoro di Tatò si svolge in parallelo su tutto il fronte dei costi del gruppo, che vengono tagliati, ridotti, eliminati, non senza suscitare clamore e malumore in tutta una fascia di dirigenti che fino ad allora erano stati abituati a spendere e spandere perché l’importante era una cosa sola :crescere. In questo contesto Tatò si prepara a vendere anche la Standa, alla Rinascente.
L’operazione era già praticamente conclusa, quando per bloccarla si muove Berlusconi in persona, che non vuole rinunciare alla cassa e a 3mila miliardi di fatturato. E' il segno della rottura, che avviene nel1995, quando Tatò lascia la Fininvest per tornare in Mondadori (da cui se ne andrà un paio d’anni dopo), e al timone del gruppo sale Ubaldo Livolsi, l’uomo chiave nell’operazione finale del salvataggio di Berlusconi: la nascita e la quotazione in Borsa di Mediaset.
Livolsi lavorava nel gruppo già dal 1991, nella direzione finanziaria di cui era diventato il numero uno. Per 3-4 anni il suo compito, nell’ombra, è stato quello di risistemare i bilanci del gruppo per preparare l’«operazione wave», come era stato battezzato lo sbarco in Borsa.
Aveva acquisito la stima del sistema bancario e la fiducia totale di Berlusconi, anche perché, avendo a che fare con i bilanci del gruppo, si era trovato a trattare in prima persona anche lo scottante caso All Iberian (la finanziaria«riservata», all’estero, del gruppo), per il quale ricevette un rinvio a giudizio proprio alla vigilia della quotazione in Borsa di Mediaset.
Il lavoro di Livolsi era semplice: mettere in una nuova società, con un nome diverso da Fininvest, sia le televisioni (Rti) sia la pubblicità (Publitalia). Poi, per questa sorta di Fininvest 2, ribattezzata Mediaset e dotata di biscione d’ordinanza, bisognava trovare un gruppo di investitori disponibile ad acquistare il 10-20 per cento.
Un’altra quota analoga sarebbe poi stata collocata in Borsa. Risultato finale: raccogliere quei 3 mila miliardi che sarebbero serviti per azzerare sia il debito ereditato da Mediaset, sia il residuo rimasto in Fininvest. Il tutto, mentre Berlusconi, dopo il ribaltone della fine del 1994, era in lizza per tornare a Palazzo Chigi.
L’operazione riesce e va detto che, in effetti, il materiale non mancava perché tre concessioni tivù e la loro concessionaria di pubblicità avevano un preciso valore di mercato: almeno 5 mila miliardi.
Livolsi comincia con il mettere insieme alcuni investitori stranieri, e nel luglio del 1995, vara un aumento di capitale di Mediaset di 1.200 miliardi che viene sottoscritto da un vecchio amico di Berlusconi come Leo Kirch, da un magnate australiano dei media relativamente sconosciuto come Joahnn Rupert, e in piccola parte dal principe Al Waleed. Successivamente, sottoscrivono quote minori anche vari investitori istituzionali esteri, tra cui la Morgan Stanley guidata da Claudio Sposito, attuale numero uno di Fininvest. In dicembre entrano finalmente le banche italiane.
Le vecchie creditrici del Biscione rilevano il 5,2 per cento di Mediaset direttamente dalla Fininvest. Sono Imi, Montepaschi, San Paolo, Comit, Cariplo e Banca Roma. E' un passaggio fondamentale perché rappresenta il nocciolo duro del consorzio che, di lì a sei mesi, garantirà a Mediaset il collocamento in Borsa.
In particolare, risulta decisivo il ruolo dell’Imi di Luigi Arcuti,che guiderà la quotazione in Borsa, e che nell’operazione si assume, in qualche modo, la posizione di garante di Berlusconi nei confronti del mercato.
Anche la Bnl di Mario Sarcinelli svolge un ruolo importante perché entra in Mediaset in un secondo momento, in tandem con British Telecom che era destinata a diventare il partner strategico di telecomunicazioni del gruppo (una scelta che poi si rivelerà errata).
A tutti questi soci della prima ora Livolsi offre un’opportunità decisiva per capire il senso dell’operazione: comprate oggi, per rivendere domani, se volete. Infatti ai soci viene proposto di offrire al mercato parte delle azioni sottoscritte nel momento del collocamento in Borsa.
Ma anche di acquistarle sul mercato a prezzi prefissati: ai grandi soci vengono infatti riservate alcune opzioni per il futuro.
In tutto, tra Mediaset e Fininvest, vengono raccolti 2 mila miliardi. Poi, a luglio 1996, scatta l’operazione Borsa, con un collocamento da altri 2 mila miliardi, in parte attraverso un aumento di capitale di Mediaset, in parte con la vendita di azioni realizzata da Fininvest e dai nuovi soci. Il risultato è un successo: l’offerta (a 7 mila lire per azione) va esaurita il primo giorno.
Per Berlusconi è un bel risultato, visto che è riuscito a salvare il gruppo, a incassare 4 mila miliardi e, nello stesso tempo, a mantenere il controllo di Mediaset, che dopo l’«operazione wave» rimane comunque controllata dalla Fininvest al 49 per cento.
Gli altri soci, nel tempo,ridurranno tutti la loro partecipazione.
Al punto che , dietro a Fininvest (che ha il 48, 3 per cento di Mediaset), dei grandi soci della prima ora rimasero solo Bt, con il 2,1per cento, e Al Waleed, con il 2,3 per cento
(Fonte: http://www.societacivile.it/primopiano/articoli_pp/berlusconi/debiti.html)
E I MASS-MEDIA, QUANTA RESPONSABILITA’ HANNO?
PER COLORO CHE HANNO UNA VESTE PUBBLICA, LA VITA PRIVATA E’ ANCORA UN DIRITTO?
E’ SOLO UNA QUESTIONE DI “VELINE”, O IL VERO PROBLEMA E’ LA SOLITUDINE IN CUI OGGI SONO LASCIATE LE DONNE, LE MOGLI, LE COMPAGNE?...
IL FALLIMENTO DELL’UOMO IN QUANTO TALE, DIVENTA ARROGANZA AL PUNTO DA FAR DIRE AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO FRASI DEL TIPO: “LE CONCEDERO’ IL DIVORZIO”?...OPPURE IL NOSTRO “IMPERATORE” NON SA CHE TANTI ANNI FA, L’ISTITUTO DEL DIVORZIO FU SVINCOLATO DALLA CONCESSIONE DEL PARTNER DA CUI SI CHIEDE DI DIVORZIARE?
O DOBBIAMO ASPETTARCI L’ENNESIMO DECRETO LEGGE AD PERSONAM…?
E la donna, prima di giungere ad una scelta del genere, per sua natura riflette a lungo, a volte anni, non mesi, anche perché nel caso in tale scelta avesse un peso anche una eventuale alternativa sentimentale, non manca certo alla donna quel senso di “equilibrio” capace di vivere due storie insieme, una per così dire istituzionalizzata, e l’altra una parentesi emotiva.
In fondo oggi, senza per questo volersi associare alle cosiddette “femministe”, se solo facciamo un’analisi del comportamento degli uomini, al di là se ricchi o poveri, belli o brutti, colti o ignoranti, queste “bestiole” sono i più abili giocolieri di un circo di illusionisti capaci di far sognare una donna, perfino farla immedesimare nella magia dei “due cuori e una capanna”, e poi lasciarla sola nella capanna mentre loro, sono costretti a stare fuori giorno e notte, per portare il pane a casa.
E quando rientrano sono giustamente stanchi, e li vedi ciondolare con la testa davanti al televisore, pronti però a “riprendere i sensi” appena squilla il cellulare… impegni di lavoro…
E badate che il problema non è solo il pane da portare a casa, le rare volte che ci riescono, ma più si è agiati o si rivestono cariche importanti e più il concetto di “famiglia” di “moglie” scendono al livello del mercato, beni da mettere in mostra per catturare le simpatie e i consensi di un paese ancora legato alle tradizioni.
Tanto più, come nel caso del “Berlusca”, che ha imposto all’Italia un modello americano, e quando ci si presenta ad una nazione che si vuole governare, distribuendo foto patetiche, mano nella mano con la moglie, o la corsa con i figli mentre li si accompagna a scuola, se poi al malaugurato capita tra capo e collo la bastonata di un divorzio, ecco che il livello di popolarità sale vertiginosamente nel momento dello “scandalo”, per poi precipitare nell’abisso quando si torna alle urne per votare.
Che tra Silvio e Veronica ci fosse una divergenza di vedute diametralmente opposte, non era un mistero, basti ricordare la posizione assunta dalla “Signora” in proposto del ruolo dell’Italia alleata con l’America nella guerra in Irak, e quando su temi di tale importanza non si è sulla stessa linea, ciò evidenzia conflitti profondi e che chiamano in causa non solo le idee, il libero pensiero,ma anche e soprattutto la morale, i sentimenti.
Già, i sentimenti….
Viene da chiedersi se gli uomini provino davvero i sentimenti, o se magari li confondano con quel millantato “senso del dovere” o con l’istinto del maschio, o qualche emozione creata di tanto in tanto dall’atmosfera giusta, una festa, una ricorrenza, un ricordo…
L’uomo di oggi, se lo trattieni più di qualche ora, di domenica, in casa o in compagnia con la propria moglie, o compagna che sia, e con i figli, se lo guardi bene in faccia, dietro il sorriso di circostanza, si rompe le palle, si annoia, non si realizza, sembra un “castigato” e quando arrivano le tanto attese vacanze, ecco che te lo ritrovi nelle vesti invadenti del dittatore, mentre anche quando sali in barca per goderti una giornata fuori dal “mondo”, guai a dirgli di spegnere il cellulare, o di lasciare l’agenda a casa…
E il dialogo dove è finito?
O lo si ritrova solo a letto quando i sensi reclamano soddisfazione, per poi piombare nel sonno convinti di aver dato tutti se stessi alla propria donna?
Del divorzio tra Berlusconi e la sua seconda moglie, attenzione che il Cavaliere è recidivo!, se ne parla data la notorietà della coppia, ma avete mai pensato di quanti divorzi non si parla, sebbene accomunati e determinati da identiche motivazioni?
Certo in casi di coppie famose, la stampa ci inzuppa il pane, anzi a volte diviene la causa scatenante della separazione, basta una foto “riservata”, un articolo piccante e qualche insinuazione di troppo, e la coppia “scoppia”….
Ma, pensate che sia sufficiente un po’ di carta spazzatura per indurre una donna a spezzare con un colpo secco la propria vita?
O credete che quando una donna dice basta, non soffra, o smetta all’improvviso di amare, o si sia presa la “cotta” per chissà quale principe azzurro….
No, la donna, colei che prende la decisione, soffre terribilmente, soffre perché non può più mentire a se stessa, ai propri figli, soffre perché il suo progetto di vita è stato tradito…
Questo è il vero tradimento, non certo quello che fa sentire gli uomini “cornuti”, il vero tradimento sta nel non realizzare insieme la vita che pure ci si era vicendevolmente promessa.
Ed è assai raro che la donna manchi per prima a questa promessa, la donna, anche quando non ne ha voglia, deve preoccuparsi della famiglia, della casa, dei figli, deve essere presente spiritualmente in tutto ciò che fa di ella stessa un punto di riferimento.
La donna oggi deve mettersi sempre più spesso da parte, per compensare l’assenza dell’uomo, e magari vedere i propri sforzi vanificati in un attimo, quando l’uomo compare all’improvviso, e per farsi “perdonare” la poca presenza, concede permessi o elargisce premi o regali, senza nemmeno informarsi su chi merita, su chi avrebbe bisogno di un polso più fermo, e non si degna di leggere nel volto della compagna la fatica di chi svolge il ruolo di educatrice ed anche quello di un educatore che non c’è.
E guardiamo un attimo a come si mostra l’uomo, quando è in pubblico e quando è in privato.
Lo vediamo, composto, elegante, scherzoso,, socievole, simpatico, e la gente ne fa un idolo, un esempio, e pensa a quanto è fortunata la moglie, ad avere un marito così…
Anzi, se la moglie è conosciuta come una donna dal carattere forte, quell’uomo diventa addirittura un santo.
Lo stesso uomo, torna a casa, si toglie le scarpe e le lascia lì…. Va al bagno, si lava le mani, e non bada se magari schizza con l’acqua il pavimento…
C’è una giornata da raccontarsi a vicenda con la famiglia, ma lui è stanco, finalmente può leggersi il giornale…. Mentre, guai a distrarlo dal Tg e se capita anche la partita…
E’ l’ora di cena, l’ipocrita fa anche qualche complimento, a tavola c’è il suo piatto preferito, qualche battuta affettuosa, poi ….
E poi?
Nulla, la giornata finisce lì….
Nel caso di un “Berlusca” è raro che si ceni con la propria moglie, la politica si sa, si fa di notte, e di giorno si ha troppo sonno per governare bene….
Povere donne?
No, meglio dire, poveri uomini, che stanno mostrando da dopo tangentopoli in particolare, il peggio di loro stessi…
Attenti però, la solitudine della donna, può avere risvolti drammatici…
UN SALUTO….. NELLA SPERANZA…
... che possa essere un “arrivederci”, nonostante per la scienza dovrei considerarlo un “addio”.
E’ vero, il mio cancro si è aggravato, la massa è aumentata di molto e sono iniziate emorragie dallo stomaco e dallintestino con conseguente anemizzazione….
Alla faccia di questi risultati, io a parte una iniezione di toradol alla sera, non accuso nulla che possa somigliare all’agguato della morte.
Continuo a prendere l’Aloe e spero un giorno di poter testimoniare un miracolo.
In questi ultimi sei mesi di convivenza con il cancro, penso di aver avuto il privilegio di comprendere molte realtà che quando si sta bene, tendiamo ad ignorare, forse per amore verso il prossimo, o forse per evitare di mettersi davanti ad uno specchio e dire a te stessa: “Non ti illudere, quello che tu dai con amore e dedizione, nel momento del bisogno non ti sarà restituito, nemmeno da chi dice di amarti…”
Sto vivendo in uno stato di quotidiana solitudine interiore, guardo i volti che mi circondano e dico a me stessa: “Meglio avere il cancro ed essere viva dentro, che somigliare a questi morti viventi”.
A volte mi arrabbio, cerco di scuotere l’inerzia, l’incapacità di chi ha dalla propria parte l’essere buono, mite, e dunque non colpevole…..
Il fatto è che nemmeno in questa tragedia ho visto esaudire i miei desideri di donna.
E quando si ha un cancro, chi ci è passato lo sa, emerge più che mai la femminilità, la voglia di lottare e vincere attingendo a quegli strumenti , i soli, capaci di dire al tuo male: “Ora concedimi due ore di spensieratezza, voglio farmi bella, elegante, uscire una sera e rivivere i tempi lontani del piano bar….”
Questi miei pensieri possono apparire sciocchi, eppure oggi la storia ci dimostra che vi sono donne che hanno sconfitto il cancro proprio così, grazie a qualcuno che è stato capace di risvegliare in loro la voglia di vivere.
Non è questo il mio caso, e dunque non so come si concluderà questa esperienza, ormai troppo lunga e logorante, e ripeto, non per il cancro, ma per il sentirmi prigioniera in una gabbia dorata, fatta di silenzi, di omissioni, di tutto quello che non è Gabriella…
Un dono incommensurabile tuttavia può in un certo senso giustificare il mio soffrire dell’anima: sono i miei tre figli, e per loro sarei pronta a ripercorrere una intera vita di dolori inimmaginabili, da quando mi paralizzai subito dopo la mia nascita a tutt’oggi.. e forse domani ancora… se sarò viva.
Quante volte ho pensato di raccontare in un libro la mia storia, e avevo anche cominciato a scriverla in questi mesi, ma poi mi sono resa conto che sarebbe stato un drammatico atto di accusa, e per questo ho preferito distruggere tutto, e cercare di perdonare….
In ogni caso, ringrazio i tantissimi che ogni giorno mi scrivono, scusandomi se non rispondo, ma non sempre ce la faccio, e spero comunque che la vita che ho tanto amato vinca sulla morte con la vita….
Un miracolo….
E in questo senso, a coloro che hanno Fede chiedo di pregare perché io non ceda allo sconforto…
Gabriella Pasquali Carlizzi
27.04.2010
UNA SENTENZA DI MORTE…
DOVREI BRINDARE?...
Sembra quasi una beffa del destino, se solo penso al tradizionale brindisi di inizio anno nuovo che dovrei fare anch’io…
Forse per ringraziare la signora Morte che sembra essere determinata a venirmi a prendere da un giorno all’altro?
Guardando questa foto scattata in Israele appena quattro mesi fa, quando già il cancro si era ampiamente impossessato del mio corpo, nessuno ci crederebbe, ed anche adesso il mio aspetto fisico non è cambiato…
Chiunque viene a trovarmi, forse pensando di far visita al capezzale di una moribonda, trova una Gabriella apparentemente in ottima forma, e la prima reazione è di stupore, incredulità, tanto che mi sento in dovere di mostrare subito i referti medici che non lasciano spazio ad alcun equivoco.
Due giorni fa ho fatto una Tac Total Body di controllo, e come era prevedibile il mio cancro si evolve secondo i canoni della letteratura.
Sono peggiorata e i medici non capiscono come in aperta contraddizione con gli esami clinici secondo i quali io dovrei essere morta da circa una settimana, appaia invece come la persona più sana di questo mondo, mentre allo stesso tempo raccomando loro di predisporre il necessario per la terapia del dolore prevista per i malati terminali.
Infatti sono convinta che se il mio cancro è riuscito ad insinuarsi senza farsi ancor oggi sentire, in assenza totale di sintomi, è anche possibile che io chiuda gli occhi per sempre da un momento all’altro, senza preavviso.
Per come si evidenzia nella Tac, il tessuto neoplastico potrebbe comprimere maggiormente l’aorta addominale già compromessa e procurarmi una improvvisa emorragia letale….
Ricevo tante mail, ogni giorno, e ringrazio tutti per il conforto che mi date.
Molti mi chiedono di sapere come io stia vivendo questa durissima prova e per incoraggiarmi alcuni mi scrivono: “Gabriella, non mollare… tu sei una donna con le palle…”.
E a questi ultimi vorrei rispondere: “Donna si, ma non offendetemi attribuendomi le “palle”.
Rifletto…
Un tempo definire una donna “con le palle” era un complimento, nel senso che il concetto di un attributo riconducibile all’uomo era, e sottolineo era, un segno di forza, di capacità, di efficienza.
Oggi, almeno questa è la mia esperienza personale, riconoscere queste qualità all’uomo è pressoché impossibile.
E non basta amare, dire alla propria donna “ti amo”, se poi a questo sentimento non si accompagna concretamente il senso di protezione, il sollevare la donna da ogni peso della quotidianità, specie quando si è consapevoli che costei sta lottando contro la morte, una morte già datata…
Ecco, io sto vivendo questo dramma nel dramma, perché anziché pensare solo a me, per una volta nella mia vita, continuo a farmi carico di tanti problemi dai quali avrei desiderato essere esonerata.
Da quando sono malata, nessuno di quanti pure soffrono per me e mi amano sinceramente, nessuno è stato capace di dirmi: “ Da oggi non preoccuparti di niente, provvediamo a tutto noi.. tu cerca di vincere la tua battaglia, quello che per noi conta è la tua vita…”.
Ecco spiegato il senso di solitudine interiore che una donna prova, quando continua a sentire su di sé la responsabilità che tutto vada bene, che ogni adempimento sia osservato, che le tradizioni vengano rispettate e onorate come meritano, perché al contrario, se non è lei a provvedere a tutto, nessun altro lo fa.
E allora vorresti andartene lontano, vorresti combattere la morte e vincere con la vita, ma non ce la fai, quando nello sguardo dei figli, del marito, leggi un amore infinito… un amore tuttavia “senza palle”.
E passo anche i momenti in cui prego Dio di chiamarmi a sé il prima possibile, e devo confessare che a volte sono turbata da qualche brutto pensiero… poi mi passa e penso che sono questi i sintomi del mio cancro che sta minando anche la mia forza di volontà … la mia gioia di vivere.
Io non brinderò di certo al 2010…
Gabriella Pasquali Carlizzi
Ringrazio innanzitutto i tanti tantissimi amici che dopo aver appreso della mia malattia mi inviano ogni giorno mail di sincero affetto e partecipazione.
Infatti, circa due mesi fa, mi è stato diagnosticato un adenocarcinoma infiltrante allo stomaco con la compromissione della milza, del pancreas, del colon e del surrene sinistro.
Nulla da fare se non un gelida sentenza di morte: “ Lei signora potrà avere dai due mesi ai quattro mesi di vita al massimo. “
Non sapevo se stavo vivendo una scena di un film, dato che io non avevo alcun sintomo, anzi mi sentivo bene e pronta a tornare in Israele da dove ero giunta da poco.
In considerazione dello stress di un anno di Missioni all’estero pericolose e serrate, Africa, Colombia, Israele Palestina, con tanto di attentato e tentativo di sequestro, pensai una mattina di farmi delle analisi di controllo, un semplice emocromo di routine.
Ne emerse una forte anemia di cui si rese necessario ricercarne la causa, non avendo io avuto alcuna emorragia né altro che potesse indurre sospetti.
E così grazie ad una gastroscopia con esame istologico e tac con mezzo di contrasto, in poche ore venni a conoscenza che la mia sosta terrena era ormai al suo capolinea.
Nessuna speranza concreta dalla medicina ufficiale, tante ipotesi dalla medicina alternativa….
Ma a prevalere era la consapevolezza di un cancro tanto aggressivo al punto di pensare che solo un miracolo avrebbe potuto debellarlo.
Sono una donna di grande Fede, e pur tenendo ben presente il calendario che scandisce i giorni ultimi, non mi stupirei di scoprire all’improvviso di essere guarita.
Rifletto…
Siamo tante le persone che in questi giorni condividono il mio stesso male, molti sono volti noti e li vediamo spesso in televisione, persone apparentemente forti, determinate, persone che a guardarci in faccia, nessuno immaginerebbe che nel nostro corpo è già entrata la morte.
Mi chiedo tuttavia se ci si domanda come stiamo vivendo questa esperienza nella nostra intimità, nei segreti della nostra anima, al di là del sorriso che mostriamo, del coraggio, e di quanto anziché consolare noi stessi, paradossalmente sostiene coloro che ci circondano, familiari, amici, colleghi, al punto che spesso si ha la sensazione che anche chi ci ama si sia in un certo senso abituato alla nostra malattia.
E qui sorge il problema vero, quello più doloroso: sentirsi soli.
Sensazione ben diversa dall’essere soli, no, anzi dobbiamo infinita gratitudine a chi ci sta vicino, e chi ci assiste con amore, ma ripeto, il non essere soli non implica che non ci si senta ugualmente soli.
L’idea di una morte imminente, quasi scontata, ci porta a rivisitare in lungo e in largo, momento per momento, ogni attimo della nostra vita, ed ecco che ci si accorge all’improvviso che il cancro che abbiamo dentro ha avuto dei mandanti… coloro che si sono resi responsabili delle ferite della nostra anima.
Esistono persone che per loro fortuna godono di una scarsa sensibilità, e quelle sono le più immuni per una malattia mortale come il cancro.
Ci sono però altre persone che vivono gli eventi della quotidianità e i protagonisti di tali eventi nelle sfere del sentire interiore, dell’anima, e subiscono anche inconsapevolmente ferite che sanguinano e da cui si generano e degenerano le cellule della morte.
Queste mie riflessioni possono apparire fantascientifiche, ma in questi ultimi tempi ho indagato a fondo sulle origini del cancro, sulle varie manifestazioni fino a differenziare gli obiettivi colpiti dalla malattia e di cui ciascuno è riconducibile a situazioni esistenziali ben precise.
Ogni organo del nostro corpo reagisce nella sua specificità alle prove della vita.
Capita anche che nel risalire alle responsabilità del nostro cancro ci si renda conto che le cause da noi individuate non siano eliminabili, modificabili, e allora ci si arrende poiché non vi sarà mai alcuna terapia scientifica capace di rimarginare la ferita che è in noi, fonte primaria delle cellule che ci portano alla morte.
Per noi malati di cancro, questi giorni di Natale non sono giorni di festa, anche se proprio da noi ci si aspetta il sorriso, e quanto basta a far dimenticare a chi ci circonda, che forse sarà l’ultimo nostro sorriso vestito da Babbo Natale….
Gabriella Pasquali Carlizzi
IL BUSINESS DEL SECOLO TRA MEDICINA UFFICIALE E TERAPIE ALTERNATIVE…
LA CHEMIOTERAPIA E’ VELENO ISTITUZIONALIZZATO PER LE TASCHE DELLE MULTINAZIONALI E DEI MEDICI CHE OTTENGONO DAL MALATO IL “CONSENSO INFORMATO”…
LE TERAPIE ALTERNATIVE, SPESSO GUARISCONO, MA SOLO CHI E’ RICCO PUO’ PAGARSELE…IN CONTANTI E NEL PIU’ ASSOLUTO RISERBO…
A ME NON RESTA CHE ATTENDERE LA MORTE… O UN MIRACOLO….
ARTICOLI CORRELLATI:
IL 2010 MI PORTA UNA SENTENZA DI MORTE… DOVREI BRINDARE?...
IL MIO ULTIMO NATALE… FORSE...
CRESCE LA REAZIONE POPOLARE DOPO L’ESPOSTO PRESENTATO DAL FIGLIO DI UNA PAZIENTE IN CURA PRESSO L’OSPEDALE RAMAZZINI DI CARPI E DA UNA GIORNALISTA CHE DA TRE MESI INDAGA CIRCA LA SOMMINISTRAZIONE DI UNA
MEDICINA OGGETTO DI UNA CONVENZIONE TRA LE UNIVERSITA’ DI MODENA E REGGIO EMILIA E RELATIVI DIPARTIMENTI ONCOLOGICI, PER LA PRODUZIONE DI UN FARMACO SPERIMENTALE, I CUI DATI SI CONOSCERANNO SOLO NEL GIUGNO DEL 2009, SULLA BASE DEI RISULTATI DERIVANTI DA PAZIENTI CHE A DIRE DEI CLINICI SI SOTTOPONGONO “VOLONTARIAMENTE” A TALE TERAPIA….
DA QUANTO SI LEGGE DAL TESTO DELLA CONVENZIONE IL FARMACO PRENDEREBBE IL NOME DI “LAPATINIB” …..
L’ITALIA, A FRONTE DI CERTI RISULTATI, QUI PUBBLICATI, AUTORIZZERA’ UGUALMENTE LA IMMISSIONE SUL MERCATO DI QUESTO FARMACO…..?
NOI LOTTEREMO PER BLOCCARE L’OPERAZIONE ULTRAMILIARDARIA, E SIAMO GIA’ A BUON PUNTO, SE CONSIDERIAMO QUANTO E’ IN NOSTRO POSSESSO, GRAZIE AD UNA INVESTIGAZIONE GIORNALISTICA CHE CI HA CONDOTTO DRITTI DRITTI
NELLA “TANA DEL LUPO”…
Ed ecco che la Glaxo-SmithKline compete con la Roche: due multinazionali che “cavalcano” la lotta contro la morte che molte donne si trovano a dover affrontare all’improvviso, magari per essersi attardate qualche minuto in più sotto la doccia….
Un momento di relax che culmina con un dubbio atroce…
Ma il profumo di un sofisticato bagnoschiuma, non è riuscito a distrarre la mano femminile da un seno che sembra reagire alla dolce palpazione con un dolore inatteso… una pallina che sfugge al tatto, all’interno di una mammella, quasi una sfida, un gioco a nascondino, per quella mano ormai sensibilizzata da una paura nota, protagonista sulla scena della realtà come di tanti films drammatici il cui soggetto è il nodulo-spia, di un male ancor oggi considerato inguaribile.
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