Una finestra nuova, per tutti, aperta sulla strada, sul mondo, ... lontana dai poteri, vicina alla gente, ... curiosa, rispettosa, amica, ... aperta allo scambio, alla battuta, al saluto, alla discussione, alla polemica, ...incline alla pace, ... ansiosa di verità, ...anche provocatoria se necessario, ... puntuale, ... intrigante, ... attesa, ............

Una, dieci, cento, mille……vite umane sul mercato delle multinazionali… quando la morte travestita da farmaco miracoloso, raggira l’ultima speranza di una donna…. che non immagina cio’ che ha tuttavia firmato fidandosi di quei camici bianchi che pur avvertendola di qualche blanda reazione all’ultimo ritrovato della scienza, non le diranno mai che la guarigione del suo carcinoma, le costera’ la vita per l’insorgere di effetti collaterali che la porteranno alla morte con la crudelta’ di una neuropatia… dove si nasconde il “mostro” e la mostruosita’ di un patto scellerato?camammellasx.jpg

“L’esperienza di una malattia grave come questa, è totalmente nuova nella mia vita.
Ho 58 anni e sono sposata da 33…conducevo una vita dinamica e senza alcun problema di salute.
Un anno e mezzo fa vidi una piccola piaga nel seno. Pensai ad un’allergia al tessuto del reggiseno, e subito, con una semplice pomata, scomparve.
La piccola piaga però non si rassegnò, ricomparve e con la pomata tornò a sparire per poi manifestarsi di nuovo.

Ad aprile di quest’anno ricomparve in una forma totalmente differente: da prima era molto più grossa e provocò anche una forte infiammazione al seno.
Fui inviata al reparto di oncologia dell’Ospedale di Carpi. I medici dopo un’accurata visita, mi dissero che poteva trattarsi di una forma tumorale, e mi sottoposero a tutti gli esami necessari.
La Dottoressa che mi sta seguendo mi consigliò di iniziare immediatamente la terapia prevista per sei mesi e che terminerà con un intervento chirurgico.
E’ difficile descrivere il mio stato d’animo in quel momento. Non c’erano alternative alla diagnosi.
Ero ormai entrata in un tunnel scuro del quale non vedevo l’uscita, e cercavo di immaginarmi come avrei continuato la mia vita, con i miei familiari e con il mio lavoro, che mi costringe a viaggiare spesso. Poi pensai anche ai cambiamenti fisici dovuti alla chemioterapia.

MENTRE QUALCUNO GRIDA “CHIUDETE INTERNET”,ENTRANO IN COMPETIZIONE PER I GRANDI INVESTITORI... I MOTORI DI RICERCA....
“GOOGLE” E...”YAOOHO!”..? E’ GUERRA?... MA CHI SONO GLI INCAPPUCCIATI CHE VANNO AL RIALZO PUR DI ACCAPARRARSI L’INVESTIMENTO DEL SECOLO, PADRONI DI UN UNIVERSO VISRTUALE... DOVE L’ANIMA MUORE... E LA MENTE RAGGIUNGE I LIVELLI DELLA DIABOLICITA?.....CHISSA’ SE IL “GRILLO PARLANTE” HA DECISO DI TACERE.... PER FAVORIRE...MAGARI... SE STESSO...?

 

In questi mesi stiamo assistendo alle trattative per l'acquisizione di Yahoo! da parte di qualche grande impresa informatica come Microsoft o Google. E mi meraviglio, dato il calibro e la pericolosità dei pretendenti, che l'opinione pubblica abbia chiuso gli occhi sul versante della tutela dell'utente.

Microsoft è il principale produttore di software del mondo e il suo fondatore Bill Gates è oggi anche l'uomo più ricco del mondo. La storia ha voluto che Bill Gates, seppur partito in svantaggio nella corsa della diffusione universale del personal computer, ha invece compreso in anticipo quello che la concorrenza – soprattutto Apple – a quei tempi aveva trascurato, vale a dire l'abbattimento dei costi di produzione dell'hardware.

Quindici anni fa Windows non era certamente un miracolo di affidabilità e di piacevolezza, ma aveva il vantaggio di poter funzionare su di un hardware costruito su licenza e pertanto chiunque poteva produrre personal computer e ospitare il sistema operativo della Microsoft.

Apple al contrario era legata alla piattaforma RISC di Motorola e ad un hardware sviluppato specificatamente per il suo sistema operativo, che veniva venduto – così come oggi, anche se in maniera diversa – inseparabilmente dall'hardware su di esso progettato, con il risultato che l'hardware Apple era prodotto da un unico fornitore.

Microsoft non ha quindi prodotto un sistema monolitico come quello di Apple, bensì ha sviluppato Windows su un hardware proveniente da un brevetto IBM detto “PC compatibile” costruito da terzi, purché nel rispetto delle compatibilità del brevetto IBM.

 

Se da un lato Microsoft non ha prodotto mai hardware, dall'altro, lasciandolo produrre ad altri, ha fatto sì che i molti costruttori immessisi sul mercato, per guadagnare fette di clientela, hanno iniziato a farsi concorrenza tra loro, riducendo i costi di produzione e quelli di vendita dell'hardware per i sistemi operativi Microsoft.

Questa è stata la spinta per la diffusione su grande scala del Personal Computer (PC) che ha costretto i concorrenti di Microsoft a mantenere prezzi più alti in quanto non avevano ancora sviluppato un piano di competizione tra fornitori, riducendo i margini dei proventi da reinvestire nell'innovazione che nel campo dell'informatica è determinante. Così i concorrenti si sono trovati presto fuori mercato.

La mossa di Bill Gates fu allora alquanto sorniona tanto da prendere tutti alla sprovvista, e così alla fine degli anni ‘90 costui è diventato il padrone dell'80% del mercato consumer dell'informatica, grazie al basso costo dei suoi sistemi ed ad un alleato importantissimo: internet.

 

Tra il 96' ed il 2001, le vendite di computer per uso personale si sono impennate grazie al coinvolgimento del grande business nella grande rete. Pensate a quegli anni come quelli che hanno cambiato il modo di vivere delle relazioni interpersonali, come gli anni che hanno aperto la comunicazione low cost a tutto il mondo, trasformando quello che era un semplice e spartano modo di condividere informazioni già tra università o organizzazioni militari, in una forma di network fondato su relazioni interpersonali e commerciali.

 

E così l'esigenza delle grandi imprese informatiche e del budget pubblicitario legato alla partecipazione degli utenti ai portali, si è dimostrata da subito una formula economicamente vincente, ma nello stesso tempo ha condizionato i contenuti della grande rete, trasformandolo in un salotto di incontri virtuali, di pareri personali e di pubblicità a tutti i livelli, tralasciando pressoché del tutto l'aspetto culturale.

Il web, va da sé, non è una grande biblioteca, e questo principalmente per il metodo di ricognizione dei contenuti che sfrutta motori di ricerca concepiti per utilizzi differenti.

 

E qui entra in campo Google che, nella stessa concezione di Yahoo!, permette l'accesso alle informazioni attraverso una combinazione di parole che in genere restituiscono poi i siti più visitati.

Attraverso Google noi otteniamo, nelle prime pagine dei risultati della nostra ricerca, i siti più visitati, dato che il principio di funzionamento del motore è di mettere come primi i siti più cliccati, e ciò indipendentemente dalla specificità o qualità dei contenuti.

Ne consegue che preferibilmente vengono visitati quelli in cima nella lista, i cui contenuti quindi rafforzano la loro presenza nel web a discapito di altri.

Così procedendo, senza offrire chiavi di ricerca selettive sugli argomenti, i motori diventano spesso ricercatori di informazioni “qualsiasi o deviate” rispetto alle aspettative dell'utente. Tanto che possiamo ammettere la prevalenza di contenuti di tipo commerciale sul web, in quanto la visibilità del web è incentrata sulle motivazioni dell'approdo delle aziende e sulle entrate economiche dei motori di ricerca, più che sui servizi di visibilità e posizionamento nelle liste di ricerca.

Quindi, per quanto riguarda i contenuti culturali, nessun motore di ricerca permette di rilevare in modo distinto queste informazioni.

Pertanto il web semantico o quello della conoscenza possono solo avvalersi del significato puro della terminologia. Con il termine Garibaldi possiamo infatti incontrare un ristorante, una commemorazione o un libro in vendita presso eBay o qualche altra libreria online.


E' giusto ricordare che la comunità europea sta lavorando su progetti di web culturale che permetteranno attraverso portali questa volta organizzati su basi cognitive – per esempio storiche – la ricognizione di tutti i siti che hanno determinati parametri identificativi.

Ma questo significherebbe anche imporre specifiche regole nella progettazione dei siti web culturali per interfacciarsi in questi particolari motori di ricerca che non si attivano per ricerca testuale (per parole immesse), ma per per argomentazioni adeguatamente strutturate.

Questi sistemi quanto meno fornirebbero una distinzione tra quella che è un'informazione relazionale e commerciale e quella propriamente culturale, e sarebbe senza alcun dubbio un grosso incentivo per gli studiosi poter mettere a disposizione il proprio lavoro sul web, che non si troverebbero più a condividere i propri studi con commercianti di vario genere, ristoranti o scherzosi blog che parlano di altro.

Molti penseranno che comunque il web preserva una forma di cultura a sé stante in gran parte data dalla libertà di opinione degli utenti della grande rete.

Infatti è vero, e concordo con questa tesi, che i motori di ricerca abbiano dato grande spazio alle opinioni individuali, soprattutto c'è stato un investimento nei blog e nel social networking come Facebook e My Space. Vale a dire che il gestire una Web Community di tale stampo significa acquisire tante individualità, che seppur nella buona fede – ma non sempre – consentono agli utenti di esercitare uno dei primi diritti garantiti dalla Costituzione.

Ma le individualità, se sommate assieme, possono fornire dati statistici di orientamento sulle scelte di gestione della comunità, ma anche ben altro. Per esempio rilevano indagini di mercato, pareri verso i candidati sotto elezioni, o più semplicemente definiscono “forme” psicologiche e sociologiche dell'uomo di oggi ad uso di intelligenze che potrebbero servirsene per qualsiasi scopo.

Non a caso in questo articolo abbiamo citato i grandi operatori dell'informatica e non sempre l'intento di informatizzare il mondo è senza velleità di controllo.

Così Bill Gates ha già fatto da tempo il suo ingresso nelle web community.

Bill ha già investito in Facebook, ed acquistare Yahoo! potrebbe essere un'occasione non trascurabile. In primo luogo per il progetto della pubblicità personalizzata di Microsoft, vale a dire una pubblicità che viene generata secondo parametri risalenti all'utente e semplicemente monitorando le tracce che l'utente lascia durante la sua navigazione in Facebook.

Così Yahoo! è un avamposto importate per promuovere Facebook e la pubblicità personale di Microsoft.

Il secondo punto per Bill è invece la fondazione Open Social che vede coinvolta Yahoo!, Google e MySpace che è poi il vero concorrente di Facebook. Questa fondazione ha come principale scopo lo sviluppo e la gestione di web community come MySpace, in modo indipendente dal sistema economico e totalmente non profit, e quindi “filosoficamente” lontani da Microsoft.

Così domani se Yahoo! diventa di Microsoft, il nome Microsft va inserito nel team di sviluppo delle web community del quale il Facebook di Bill Gates è loro avversario.

Da quel momento in poi spereremo che la nostra libertà di opinione venga sorvegliata unicamente per darci dei consigli sugli acquisti.

Comunque sia a questi grandi nomi non interessa nulla di diffondere cultura sul web e hanno un senso molto commerciale della libertà di espressione.

Prendiamone atto. Ma per fermarli basterebbe ignorarli.

14 Maggio 2008

MATVAN

“CHIUDETE INTERNET!”! FU LO STRANO IMPERATIVO LANCIATO DA ELTON JOHN LO SCORSO 2 AGOSTO AL MONDO INTERO, ATTRAVERSO LE TELECAMERE, RIPORTATO SULLE PAGINE DELLA CARTA STAMPATA NAZIONALE ED ESTERA…
FU QUESTO IL PRIMO SEGNALE DI ALLARME, CHE APPARVE COME UNA TERRIBILE PROFEZIA, DI CUI BEN PRESTO NE AVREMMO SENTITO L’ECO ANCHE IN ITALIA, QUANDO NEI GIORNI SCORSI, DAL “GOVERNO GEREMIA” DETTO ANCHE GOVERNO PRODI, CI COMUNICARONO CHE ERA STATO VARATO UN DISEGNO DI LEGGE AD HOC, FINALIZZATO AD INTERROMPERE IL DIALOGO VIRTUALE CHE HA CONSENTITO AI PAESI DI TUTTO IL MONDO DI GLOBALIZZARE INIZIATIVE, VOLTE AD ABBATTERE LE BARRIERE CHE SEPARANO I POPOLI, A CAUSA DELLA MANCANZA DEI MEZZI FINANZIARI INDISPESABILI PER VIAGGIARE, PER CONOSCERE DA VICINO CIVILTA’ E TRADIZIONI DIVERSE, NONCHE’ LE ENORMI CONTRADDIZIONI CHE DETERMINANO LE GUERRE, QUANDO I RICCHI RUBANO AI POVERI, PAGANDO CON UN PEZZO DI PANE UN SACCHETTO DI DIAMANTI, O UN CONTAINER DI PETROLIO. MA VEDIAMO DA DOVE SI E’ ORIGINATA L’IDEA “GENIALE” DEL CANTANTE …..

Il cantante: «Sono un tecnofobo. Scendiamo in strada a protestare»
Elton John, «Chiudete internet, rovina l'arte»
«Per colpa del web la gente non esce più, non socializza, sta in casa per conto proprio sui blog»

LONDRA - Internet va chiusa perché «rovina l'arte e la vita».

Lo suggerisce Elton John sul quotidiano inglese «The Sun». Il cantante ha infatti affermato che la Rete spinge la gente a isolarsi, e starebbe progressivamente cancellando l'arte e la buona musica. «Per colpa di Internet la gente non esce più, non socializza, sta in casa per conto proprio».
La popstar ha inoltre auspicato una sollevazione popolare per rivoluzionare il mondo dell'arte e della musica: «Io dico alla gente: uscite, comunicate. Spero che il prossimo movimento musicale demolisca definitivamente Internet. Dobbiamo scendere in strada e protestare, anziché stare a casa sui blog».

BASTA PER CINQUE ANNI - Elton John propone di «spegnere internet per cinque anni e vedere che sorta di arte viene prodotta in quel lasso di tempo. Il punto è che c'è troppa tecnologia disponibile: scommetto che se si riuscisse a fare questa prova, verrebbe fuori musica molto più interessante di quella che si ascolta al giorno d'oggi». Elton John, però, ammette di essere «il più grande tecnofobo di tutti i tempi. Non possiedo un cellulare, né un iPod. Sono un vero luddista su queste cose». L'ultimo concerto dell'artista britannico è stato però trasmesso in streaming su internet, e tutta la sua discografia è disponibile in Rete per il download. «All'inizio degli anni Settanta venivano lanciati almeno dieci nuovi album alla settimana, ed erano fantastici. Ora sei fortunato se trovi dieci album all'anno di quella qualità». In passato l'artista aveva attribuito a internet la responsabilità dei cali nelle vendite di dischi, avanzando anche azioni legali contro i siti nei quali gli utenti possono scambiarsi gratuitamente musica.
02 agosto 2007…..”

Fa riflettere l’intervento a sorpresa di Elton John , con argomentazioni di carattere sociologico, almeno apparentemente, come se all’improvviso si preoccupasse dell’umanità che a causa della tecnologia, induce bambini adulti ed anziani a trascorrere il proprio tempo in Internet, perdendo il gusto di uscire di casa, di andare ad un concerto, ad un cinema, ad una rappresentazione teatrale, di indossare un bell’abito e ritrovare il piacere di incontri non più virtuali, ma un rientro nella società vera, fatta di una cena insieme, e di tante altre cose che tutti ricordiamo, e con una buona dose di nostalgia.

Il cantante, proprietario di tanti siti internet, che concorrono ad aumentare la pubblicità del suo talento, sinceramente non convince sull’autenticità di motivi che ritiene validi al punto di chiedere la chiusura di internet.

Come mai non si è posto il problema, quando ancora non si erano organizzati i controlli serrati che mirano a catturare dall’universo telematico, quei siti che sono veicolo di pornografia, di pedofilia, o di quanto altro impegna senza sosta la competenza degli addetti ai lavori?

Ad una star come Elton John, internet può solo portare vantaggi, e tra l’altro egli stesso, come tutti noi, restiamo comunque liberi di organizzare il nostro tempo come più ci piace, e soprattutto sulla base delle possibilità finanziarie.

Internet permette a chi non ha i denari per uscire di casa, per fare la cosiddetta vita di società, di navigare per il mondo, secondo i propri interessi, di guadagnare lavorando da casa, per coloro che sono disoccupati, per non parlare delle categorie svantaggiate, i disabili, che attraverso internet hanno ritrovato le gambe, frequentano corsi online a tutti i livelli, perfino le Università, e non si sentono affatto isolati, anzi parlano con tanti amici, con i quali poi il contatto molto spesso si trasforma da virtuale in reale.

In internet i nostri figli usufruiscono gratuitamente di consultazioni nelle enciclopedie o testi che altrimenti dovrebbero acquistare, come pure le traduzioni istantanee, e la ricerca sui temi conformi al tipo di studi o di professione che hanno scelto.

In internet ci si può vedere un bel film, senza pagare una lira, e i giornali si possono leggere in gran parte gratuitamente, tranne alcuni che richiedono un esiguo versamento annuale come abbonati.

Siamo stati sollevati da incombenze che detraevano alla nostra giornata ore ed ore, basti pensare ai certificati che le pubbliche amministrazioni rilasciano ondine, le file agli sportelli postali, o in banca, il pagamento delle bollette, o acquisti di ogni tipo, basti avere o una carta di credito o una delle tante carte opzionali che vengono automaticamente ricaricate, come le schede dei cellulari.

Certo, vi sono anche gli aspetti negativi, ma onestamente i controlli di siti inadeguati funzionano istantaneamente, ed è giusto riconoscere che se per caso si ha la disgrazia di cadere nel mirino della Giustizia, magari per un’inchiesta pesante che scredita chi si trova coinvolto, basta andare su internet, e ci si può informare di tutto, e di tutti, perché internet non distingue i nomi cosiddetti eccellenti da quelli che non contano nulla.
E nemmeno si ha un interlocutore, come potrebbe essere un editore o un giornalista o lo stesso direttore del giornale, cui presentarsi con la bustarella in mano, e già il nostro nome scompare dagli archivi degli scandali.

Per il resto, appare davvero strano che il cantante prima di pretendere la chiusura di internet, non abbia valutato che con la crisi economica in cui tutto il mondo versa, sarebbe davvero emarginare tre quarti di umanità.

Caro Elton, eppure anche tu hai passato i tuoi momenti di crisi, quando mettesti all’asta la tua preziosa collezione di occhiali, per non parlare di certe cauzioni che se ben ricordo ti furono chieste in Francia, in occasione delle indagini sulla tragica fine di Lady D.
E dunque sai bene che quando ci si indebita, quando il conto in banca è in rosso, quando non hai un bell’abito da indossare, o una macchina decente con cui muoverti, e non puoi nemmeno più consolarti con la televisione, i cui programmi vanno in caduta verticale, tutto questo che indurrebbe a cadere nella disperazione, o in uno stato di complessi d’inferiorità, con internet lo si supera e si apprezza anche l’essere costretti a rimanere a casa, non certo per nostra scelta, ma perché non ci sono più denari da spendere per il tempo libero.

No, scusate la mia schiettezza, ma credo che le ragioni che hanno spinto il cantante a lanciare una campagna volta alla chiusura di internet, siano preventive di qualche evento che potrebbe abbattersi sull’immagine della star. Non dimentichiamo, che il padre di Dodi Alfaiett, non si arrenderà mai ad accettare la morte del proprio figlio e della splendida Lady D, come una fatale disgrazia.
In Inghilterra sembra che il processo abbia imboccato una strada diversa da quella che i Francesi , anche con una certa fretta, percorsero concludendo che i due furono le sfortunate vittime di un incidente. Molti punti oscuri e mai chiariti, pesano ancora sulle indagini di quel delitto, come tale io ritengo essere stato, e molte domande non hanno ancora trovato una risposta.
Ci si è fatto credere che la nobile coppia, si dirigesse a tutta velocità verso casa, per concludere la serata con l’anello da mille e una notte che Dodi aveva acquistato per la sua Diane.
Ma se questa era la verità, e se i due non vedevano l’ora di mettersi al riparo dai fotoreporter, perché mai, scelsero un percorso più lungo di qualche chilometro, quando usciti dal ristorante avrebbero impiegato cinque minuti per raggiungere la loro meta?
Dove si sarebbero recati veramente quella sera? Forse ricevettero un invito da qualche amico cui non vollero rinunciare, e si trovarono imprigionati in una trappola, ben predisposta, e chissà quanto pagata?

Dal Tribunale inglese potrebbe essere filtrata qualche indiscrezione, e magari Elton John che era tanto amico della Principessa vuole semplicemente evitare che internet speculi su notizie inedite e non di certo soggette, se vere, ad essere sepolte nel silenzio.

E la mia riflessione, mista ad uno scetticismo relativo ai veri motivi di una iniziativa cosi impopolare, fatta propria a tempo di record dal Governo Prodi, diviene ancora più profonda destando in me non poca inquietudine.

Infatti, in Italia da un lato ci si chiede di fare sacrifici su sacrifici, di fronte ad una situazione economica che precipita avendo ormai colpito i ceti medi della società, famiglie che non arrivano alla fine del mese, possibilità di lavoro sempre più ridotte, rincari quotidiani di tutto, a partire dai generi di prima necessità, alla benzina, ai biglietti per i treni, per gli aerei, per gli autobus, e anziché ringraziare Dio che con internet non ci si sente del tutto imprigionati nella povertà, nella miseria, ma in qualche modo si ha la possibilità di affacciarsi a questa finestra aperta sul mondo, ecco che passa da un giorno all’altro un disegno di legge cui non si era nemmeno accennato in grandi linee, né attraverso la stampa né attraverso la televisione.
La ribellione a questa decisione si allarga di giorno in giorno, e mi si consenta di invitare chi governa a valutare l’inopportunità di presentare un disegno di legge che mette il bavaglio a chi non ha altro mezzo per esprimere il proprio pensiero, inopportunità che se associata al clima rovente dato dalla difficoltà alla sopravvivenza, potrebbe davvero innescare meccanismi difficili da far rientrare, se gli animi degli Italiani sono esasperati, e tanti, tantissimi, pensano seriamente di lasciare il Paese.
Si è tornati in pratica ai tempi in cui si emigrava all’estero, in cerca di fortuna….

internet.gifOltretutto la notizia di questo decreto, ha coinciso con i fatti di cronaca giudiziaria di Catanzaro, che stanno tenendo impegnati quotidianamente i salotti televisivi d’opinione, fatti che al di là del torto o della ragione, non edificano la nostra Giustizia, fin troppo malata.
Anche perché, i meglio informati sanno bene che se l’inchiesta tocca aspetti della massima delicatezza, aspetti che seppure saranno taciuti da una informazione di potere, attraverso internet farebbero il giro del mondo in pochi secondi.

E dunque, per concludere, ci si chiede: Chi ha paura di Internet?…
Anche se a parer mio, ripeto, in un momento caldo come questo per la politica italiana, qualora prevalesse sul popolo che è sovrano, un disegno di legge che rievoca ben altri tempi del nostro passato, sarebbe come soffiare sul fuoco….
Lasciate perdere le multinazionali, che certamente si trovano a concorrere, se parliamo di telefonia, con quanto grazie ad internet cancella dall’elenco delle spese la bolletta telefonica, o case farmaceutiche che risultano perdenti a fronte di quanto si scopre da internet di un determinato farmaco, magari già bandito all’estero perché cancerogeno o provocatore di infarto o altri mali che pongono a rischio la nostra vita, mentre in Italia, il farmaco killer continua ad essere prescritto e venduto in farmacia…
Per non parlare di prodotti come nell’omeopatia, scienza che seppure ostacolata come medicina alternativa, incassa miliardi nelle farmacie italiane, quando grazie ad internet, lo stesso farmaco che qui paghiamo cento euro, possiamo ordinarlo al prezzo di cinque euro….

E allora diciamo la verità, sui problemi che hanno indotto il Governo ad una decisione che come al solito penalizza i cittadini in tutti i sensi.
I cittadini tuttavia hanno il potere di voto, e potrebbero anche trovare il modo, andando a votare, di rendere in massa tutte le schede nulle, pur avendo osservato il dovere di recarsi alle urne.
E il giorno che si dovesse verificare un evento del genere, bè……. sappiamo tutti quali sarebbero le conseguenze.
Meglio rinunciare all’ennesima provocazione verso un popolo che è saturo… chiunque governi, ormai siamo finiti al disotto del fondo…

SANITA’: LA CARDIOCHIRURGIA DELL’OSPEDALE SAN FILIPPO NERI DI ROMA, E’ UN RARO MODELLO DI ELEVATA PROFESSIONALITA’,QUALITA’ DEL PERSONALE MEDICO E PARAMEDICO, SINERGIA PERFETTA TRA LA SALA OPERATORIA E LA TERAPIA INTENSIVA.
FORSE PER QUESTO A “QUALCUNO” FA PAURA E BUSSA ALLA PORTA DELLA POLITICA PER FAR CHIUDERE IL REPARTO?
AFFIDA IL TUO CUORE AL SAN FILIPPO NERI….!
LA CRISI IN CUI VERSA L’ITALIA E CHE PREVEDE COME TERAPIA D’URTO I COSIDDETTI “TAGLI”, E’ UNA CRISI CHE RISCHIA DI PENALIZZARE LE POCHE O UNICHE REALTA’ FUNZIONANTI, FAVORENDO, GRAZIE ANCHE AD UNA EVIDENTE IGNORANZA, STRUTTURE SANITARIE CHE PONGONO A SERIO RISCHIO LA VITA STESSA DEI PAZIENTI….
E LA MALATTIA DIVENTA ANCORA UNA VOLTA L’OSSO DA SPOLPARE, PER COLORO CHE SONO ORMAI ABITUATI A CONVIVERE CON I TOPI NELLE CUCINE E PERFINO NELLE SALE OPERATORIE …
E QUESTE SONO LE STRUTTURE CHE NON SUBIRANNO ALCUN “TAGLIO”, POICHE’ GRAZIE ALLE DISASTROSE CONDIZIONI SI PUO’ CHIEDERE LORO IL “PIZZO” IN CAMBIO DI UN OCCHIO CHIUSO….
Caro Marrazzo, sei informato di cosa sta accadendo negli Ospedali pubblici della Regione Lazio di cui sei il Presidente?

Che il sistema sanitario italiano sia profondamente malato e vada tenuto in seria considerazione alla luce della gravissima crisi che stiamo vivendo è una realtà, e sarebbe anche giusto censire tutte le strutture pubbliche e valutare con coscienza e professionalità ciò che può essere eliminato, ciò che necessita di maggiori incentivi e adeguamento alla funzione, e ciò che risulta un esempio di sanità funzionante, insomma un fiore all’occhiello nell’universo doloroso della malattia.

Sappiamo purtroppo che oggi si muore anche per un intervento di appendicite, o per un parto cesareo, o per una medicazione mal fatta, e sappiamo pure che a determinare la vita e la morte di una persona è l’illustre signor “Cuore”…
Finchè il cuore batte c’è speranza di sopravvivere, ma se il cuore si ferma il ciclo della vita si interrompe.

E’ dunque il cuore l’organo vitale più importante in assoluto, ed è anche quello più esposto oggigiorno a causa di uno stato permanente di stress cui tutti siamo sottoposti, specie quando incombe l’incubo della sopravvivenza, e si rimane vittime dell’ansia, della depressione, della esasperazione, insomma la cattiva qualità della vita diviene il nostro peggiore nemico.
Lo confermano le statistiche: i cardiopatici, coloro che da un giorno all’altro provano sulla propria pelle che cos’è un infarto, quelli che varcano la soglia della sala operatoria di cardiochirurgia, sono sempre più numerosi, e paradossalmente i centri specializzati e qualificati diminuiscono, specie quelli all’interno di strutture polivalenti, costringendo il paziente a rivolgersi a quelle pochissime unità cardiovascolari con interminabili liste di attesa, e conseguente aggravio della malattia.

Chi non ricorda il padre della cardiochirurgia italiana, l’illustrissimo professor Valdoni?
Io stessa fui tra i pochi studenti interni alla Prima Clinica Chirurgica del Policlinico Umberto I che ebbe la fortuna di muovere le proprie mani insieme al quelle del Maestro , quando ancora la notizia di un intervento al cuore faceva il giro del mondo.

Questa mia felice esperienza determinò in me una severa consapevolezza a riguardo di come una struttura sanitaria e in particolare una struttura di chirurgia cardiovascolare dovesse rispondere a determinati requisiti sia in termini di professionalità specialistica che in termini ambientali, di igiene e di adeguatezza a problematiche gravi quali da sempre risultano le malattie del cuore.
Il mio parametro di riferimento è ancor oggi quello più “storico” per eccellenza, il professor Valdoni e la sua scuola, e dunque quando mi trovo a dover valutare la funzionalità di un reparto cardiovascolare il mio senso critico è assai severo come peraltro un innato spirito di osservazione che caratterizza il mio modo di fare informazione d'inchiesta.

Qualche giorno fa è accaduto che una mia amica è stata colpita da un infarto, e chiamato il 118 è stata ricoverata al San Filippo Neri, ove a dire degli stessi sanitari è giunta praticamente morta e inspiegabilmente “resuscitata” poco dopo.

Anna, questo il nome della paziente, è stata curata dai sanitari della terapia intensiva, un’equipe eccezionale come poche se ne vedono , così come l’ambiente tenuto rigorosamente da un punto di vista igienico e di costante presenza del personale per ogni malato.
Nessuno è un “numero” ma ciascuno gode del rispetto della propria identità, tutto è personalizzato sul modello del singolo paziente, e ciò che prevale è la gentilezza, l’armonia, la serenità, elementi che contagiano il malato ottenendo in tal modo la sua stessa collaborazione volta alla auspicata guarigione.

Dopo un settimana di terapie farmacologiche, grazie alle quali Anna appariva in buone condizioni generali, avendo riscontrato il primario del reparto, professor Paolo Sordini, l’occlusione delle coronarie, si predisponeva l’indispensabile intervento chirurgico di bay pass, sostituendo appunto i vasi occlusi con segmenti della vena safena.
Va detto che Anna era un’accanita fumatrice e che la sua qualità di vita era soggetta da molti anni a tensioni familiari e forte stress, oltre al fatto di aver avuto i suoi due fratelli deceduti per infarto.

Sono stata presente all’intervento e pertanto la mia testimonianza è diretta, oculare, e deve richiamare l’attenzione e la responsabilità di coloro che intendono chiudere il reparto di cardiochirurgia del San Filippo Neri.

La sala operatoria è di eccellente efficienza, come peraltro tutti i macchinari, cominciando dalla macchina cuore-polmoni che consente di operare il paziente a “cuore fermo” mediante la circolazione extracorporea.

L’anestesista, dottoressa Emilia Landolfi ha dimostrato quanto di meglio si potesse sperare, in termini di professionalità, intuizione, prevenzione dei momenti critici, immediatezza nella valutazione per la somministrazione di farmaci onde evitare rischi fatali durante ben cinque ore di intervento.

Accanto al professore Sordini, le cui mani mostravano l’armonia di un pianista, hanno collaborato l’aiuto professor Alberto Alois, e la dottoressa Federica Iezzi.
Alla fine dell’intervento, mi sono congratulata con l’equipe, senza nascondere che per la prima volta mi capitava di riconoscere nella loro bravura quello stesso eccezionale carisma che mai prima di ora avevo riscontrato in altri , un carisma di alta chirurgia al pari della scuola del professor Valdoni.

Il primario, Paolo Sordini, mi ha guardato un attimo, aveva gli occhi lucidi, poi con ancora la mascherina sulla bocca, ha sussurrato: “Eppure Gabriella, qualcuno ci vuole male… vogliono farci chiudere…”.

Il cuore di Anna, ormai ricollegato naturalmente, ricominciava a battere, tutto era perfettamente riuscito, ed io avevo assistito ad un miracolo della scienza.

La sera, tornando a casa, ero sconvolta per l’assurdità che qualcuno volesse chiudere un reparto di quel livello, per il disprezzo di professionisti come pochi ancora possiamo vantarne, se consideriamo l’esodo dei nostri migliori cervelli nei paesi esteri, ero arrabbiata per la violazione palese dei diritti del malato, il quale oltre a dover rinunciare ad essere curato da professionisti di grande spessore, sarà assoggettato ai tempi sempre più lunghi delle liste di attesa.

Nel reparto di terapia intensiva adiacente alla cardiochirurgia, pensate che di otto letti, ve ne sono ben quattro, nuovi, attrezzati e non utilizzabili grazie alla nostra burocrazia nel settore sanitario, quattro posti letto dai costi elevatissimi, se solo si pensa alle macchine di monitoraggio, eppure la Regione Lazio fa finta di non vedere, di non sapere, di non sentire…
Perché?

Corre voce che vi sia a Roma una struttura che sembra invece godere di particolari attenzioni, nonostante convivano con le continue visite dei NAS ormai da anni, tuttavia non si fa altro che rassicurare il privilegiato Ospedale, come si legge su qualche quotidiano: “Non dovete preoccuparvi, voi del San C...…. , nessuno perderà il posto di lavoro e nessuno taglierà posti letto alla cardiochirurgia…. A meno di qualcosa per la cardiochirurgia infantile… ma l’Assessore “pinco pallino” manda a dire tra le righe della stampa: “voi potete dormire su sette cuscini”…”

Caro Assessore, sappia che se davvero sarà tolta al San Filippo Neri la Cardiochirurgia, ebbene, tutti coloro che lì giunsero in fin di vita e da lì uscirono con una vita nuova, scenderanno in piazza, e lei dovrà ripensare al suo programma di “tagli”, e magari tagliare proprio chi pensa di aver scampato il pericolo, visto e considerato che il privilegiato Ospedale, ha una inquietante lista di decessi proprio nel reparto della cardiochirurgia.

Basterà digitare su Google il nome dell'Ospedale San C... unitamente alla parola NAS e non crederete a ciò che leggerete!

Se poi, si “accusa” il San Filippo di scarsa produzione, oltre al fatto che relativamente alla cardiochirurgia è dolosamente falso, qualcuno faccia il “mea culpa”, per la vergognosa campagna di discredito organizzata mediante la connivenza con una certa stampa, e finalizzata ad indirizzare i cardiopatici in un Ospedale piuttosto che in un altro.

Dobbiamo forse chiederci il perché di certe riprovevoli decisioni, oppure dobbiamo rimpiangere il tempismo dell’ex PM Antonio Di Pietro, il “fondatore” di tangentopoli?

La prudenza non è mai troppa se si vuole evitare uno scandalo, specie quando basterebbe farsi una idea propria, andando di persona a constatare che i reparti di cardiochirurgia e di terapia intensiva del San Filippo Neri, fanno onore al nostro sistema sanitario, sono veramente un fiore all’occhiello, e sono in tanti i cittadini che a quel reparto devono la vita, tanti quanti a gran voce sono pronti a scendere in piazza, per gridare: “Giù le mani da chi ci ha restituito un cuore capace di battere! Giù le mani dalla cardiochirurgia del San Filippo Neri!”

Ed ecco cosa ho letto ieri su un foglio lasciato nell’ufficio della terapia intensiva, e firmato da “Pasquino”.
Ho chiesto chi fosse costui, qualcuno mi ha risposto “non saprei, dottoressa, forse un infermiere…o un dottore… non so…”.
Ho fatto mie le parole accorate di questa lettera, e penso che in tanti si sarebbero firmati volentieri identificandosi in “Pasquino”.

La Chirurgia del Cuore

 

Quello che Voi state facendo è chiaro, inutile girarci attorno, se la Cardiochirurgia avesse avuto dei letti non performanti, in base alle vostre regole matematiche, poteva chiudere, ma non lo sono; se la UOC non era produttiva, in base a delle semplici leggi di mercato si poteva chiudere, ma hanno fatto trecentocinquanta interventi; se il motivo era l’alta mortalità si doveva cambiare il Direttore responsabile non chiudere la struttura.
Potevate fare un concorso per Direttore di UOC visto che i dati della mortalità sono del 2005 e il Primario è andato in pensione nel 2008, ma non l’avete fatto.
Potevate cambiare, fermare quella che avete definito e pubblicato su internet, come una mattanza, ma non l’avete fatto.
Se a voi stava a cuore la Salute Pubblica, avevate il diritto di farlo, il dovere istituzionale di intervenire. La verità è che non ve ne frega niente della produttività, della performanza, della mortalità, a voi interessano solo le vostre logiche politico-clientelari.
Oramai è palese, avete stabilito che il San Filippo Neri va declassato, fino a ridurlo ad un piccolo Ospedale che ne giustifichi la chiusura o la riconversione in ciò che a voi e ai vostri amici fa più comodo.
Non saranno certo le mie parole a farvi cambiare idea, neanche mille assemblee di lavoratori più o meno motivati da interessi collettivi o personali.
Certo fa un certo senso vedere l’Ospedale dove abbiamo trascorso una vita, dove hanno lavorato i nostri padri e la nostre madri, dove abbiamo visto la gioia di tante vite date alla luce, il dolore funesto della morte, l’angoscia della sofferenza, distrutto per volere di quattro politicanti senza scrupoli, che invece di fermare la continua emorragia verso i Privati, che fanno Sanità a fine di lucro, che invece di individuare i colpevoli del deficit sanitario, si accaniscono contro strutture che funzionano.
Inutile illudersi, Voi non risponderete a nessuno di quanto state facendo, resterete impuniti come i vostri predecessori, poiché questa è l’Italia.
Non risponderete neanche alle vostre coscienze, perché dubito che Voi ne abbiate una.
Fate ciò che vi hanno permesso di fare, ma almeno abbiate le palle di farlo subito!
Non si possono lasciare le vite dei pazienti in mano a Professionisti ormai sviliti, distrutti professionalmente, demotivati, vilipesi da tutti, esposti alla pubblica gogna.
La Chirurgia, specialmente quella cardiaca richiede concentrazione, tranquillità, certezze professionali, capacità di decidere, alta professionalità, fiducia in se stessi, sicurezza.
Tutte condizioni psicologiche che gli avete tolto con una violenza inenarrabile.
In quella sala operatoria, ogni piccolo errore risulta fatale per la vita del paziente.
Neanche ad un animale ferito e sofferente si rifiuta il colpo di grazia. Questa lenta agonia, il vostro non dar seguito alla morte annunciata, non fa del male solo a noi professionisti della cardiochirurgia, ma soprattutto alla gente che ancora decide di affidarsi alle cure del nostro Ospedale.
Noi, al contrario di Voi, non veniamo a piangere per tutelare i nostri interessi, non ne abbiamo, ma gradiremmo terminare la nostra opera professionale a testa alta, evitando che altri paghino con la vita la vostra becera e ignobile arroganza.
Quindi e concludo, fate quello che vi siete prefissato, sperando che un giorno voi possiate stare dall’altra parte.

Pasquino

Eppure a dare con convinzione il proprio voto al Presidente Marrazzo, i lavoratori e professionisti del San Filippo Neri, sono stati veramente in tanti…. !
Errare humanun est !

Mercoledì 8 Dicembre 2008

Gabriella Pasquali Carlizzi

 

Nostro servizio - Domenica 20 Settembre 2009

SANITA': DA SONDALO A ROMA… DALL’OSPEDALE MORELLI ALLA FONDAZIONE SANTA LUCIA… L’ECO DELLE NOSTRE PAROLE NELL’UNICO INTERESSE DI DIFESA DEI DIRITTI DEL MALATO, HA AVUTO L’EFFETTO CHE SPERAVAMO… E COSI’ I TANTO DECANTATI CENTRI DI RIABILTAZIONE, CHE DA ANNI SI AUTOPROMUOVONO COME IL “FIORE ALL’OCCHIELLO” CAPACI DI OTTENERE MIRACOLI, DEVONO FARE I CONTI CON I RESPONSABILI REGIONALI CHE FORSE HANNO LETTO LE TANTE EMAIL DI EX DEGENTI CHE HANNO RACCONTATO AL NOSTRO GIORNALE STORIE TRISTI E TIPICHE DI UNA SANITA’ CHE TRABALLA.
DURANTE L’ESTATE ABBIAMO SEGUITO IL CASO DI UN RAGAZZO E DELLA SUA CORAGGIOSISSIMA MAMMA. QUESTO GIOVANE TRASFERITO DALLOSPEDALE DI SONDALO, OGGI SI TROVA PROPRIO PRESSO LA FONDAZIONE SANTA LUCIA DI ROMA….

Ci chiediamo come possa sentirsi una persona malata, una persona che deve riporre la propria fiducia soprattutto negli ambienti sanitari ai quali consegna la propria vita, quando aprendo i giornali, è costretto a rendersi conto che “non è tutt’oro quel che riluce”.

Per il nostro “giovane eroe”, abbiamo dato spazio alle richieste della mamma, ogni volta che si è appellata a noi per rendere pubblico il suo legittimo desiderio affinchè il proprio figlio fosse curato presso il Policlinico Gemelli di Roma, presso cui era stato trovato perfino un posto in rianimazione con elitrasporto, essendo questa mamma tra l’altro impiegata in un noto ambito sanitario.

Se le abbiamo dato spazio è perché crediamo che le mamme siano dotate di quel famoso “sesto senso” che la storia ci ha insegnato a considerare come un elemento infallibile.

In ogni caso, anche se i nostri articoli hanno disturbato taluni dell’Ospedale di Sondalo e forse anche qualcuno del Santa Lucia di Roma cui sono pervenuti, ciò che conta sono i fatti, sono le attuali condizioni in cui queste strutture versano, condizioni che pensiamo sia giusto conoscano soprattutto i malati che si trovano degenti in tali luoghi.

E non vogliamo nemmeno dire nulla dei risultati della nostra ricerca giornalistica per far luce su tali vicende, noi proseguiremo per recuperare ogni verità utile alla collettività, tuttavia, poiché altri giornali ne hanno parlato, ci limitiamo a farvi leggere ciò che è stato scritto.

Noterete, che l’auspicata autonomia per l’Ospedale di Sondalo, che avrebbe dovuto essere sancita lo scorso 17 settembre dalla Terza Commissione della Regione Lombardia, vede tempi molto lunghi e nessuna certezza, a parte gli scambi diplomatici di strette di mano, ma gli interessi del PD sono stati disattesi, come lo dimostra l’articolo che qui di seguito pubblichiamo.

Angelo Costanzo, PD. Basta tergiversare sulla sanità in provincia di Sondrio!

18 Settembre 2009

Basta tatticismi da parte della Lega e del Pdl sulla sanità.
Portino subito in Consiglio regionale la proposta di legge d’iniziativa popolare per il “Morelli”.
Il “Morelli” non lo si rafforza con dichiarazioni sulla stampa, ma con atti concreti in Consiglio regionale.
Sertori convochi un Consiglio provinciale ad hoc sul tema della sanità.

Le iniziative assunte dall’Amministrazione comunale di Sondalo, la proposta di legge di iniziativa popolare per l’istituzione dell’Azienda Opsedaliera “Morelli” di Sondalo e la visita dei componenti della III Commissione Sanità hanno riportato all’attenzione dell’opinione pubblica, delle istituzioni locali e della politica un problema di difficile gestione come la riorganizzazione della rete ospedaliera provinciale ed in particolare la necessità di rilanciare il ruolo del “Morelli”.
Positiva, ma irta di ostacoli e tatticismi politico istituzionali è la scelta di istituire un tavolo tecnico-istituzionale, proposta dall’Assessore provinciale Pradella. Si sa che ad un tavolo tecnico-istituzionale nessuno dice di no. Il rischio è che chi può e deve decidere, la Regione Lombardia prenda tempo, senza decidere nulla in vista delle scadenze elettorale regionali del prossimo anno.
Se c’è questa volontà politica chiara perché il PDL e la Lega locale non si esprimono chiaramente sulla proposta d’iniziativa popolare che noi sosteniamo ma che va integrata dentro un progetto complessivo di riorganizzazione della rete ospedaliera provinciale perché anche gli ospedali di Morbegno e Chiavenna hanno bisogno di scelte chiare?
Nel documento di programmazione dell’azione di governo della Giunta Sertori, che verrà discusso nel prossimo Consiglio provinciale, non si trova l’ombra del tema della riorganizzazione sanitaria e del Morelli.
Nella Giunta provinciale l’assessore Pradella, firmatario della proposta di legge popolare ha la delega alle Politiche di Coordinamento dei Servizi Sanitari. O è una dimenticanza oppure quella è una delega finta per illudere la gente che l’amministrazione provinciale si occupa del problema della sanità di cui non ha competenze.
A Sertori chiediamo di esprimersi chiaramente con una delibera del Consiglio provinciale su questo tema convocando un Consiglio provinciale ad hoc sulla riorganizzazione socio sanitaria.
Non è un mistero che la Regione Lombardia, guidata dal PDL e dalla LEGA, in questi anni non ha fatto nulla per rilanciare il ruolo del “Morelli”.

La delibera regionale del 2003 d’istituzione dell’AOVV, che prevedeva impegni chiari di valorizzazione per la struttura sondalina, è palesemente disattesa e rimasta nei cassetti regionali.
Il Consiglio regionale può e deve decidere in tempi rapidi la proposta d’iniziativa popolare.
A partire dai prossimi giorni l’Assessorato regionale alla Sanità impartisca direttive chiare al Direttore Generale per il rilancio del “Morelli” e delle altre strutture ospedaliere provinciali.
Il PDL e la LEGA hanno sempre parlato di “filotto” istituzionale che avrebbe consentito maggiore peso politico del territorio. La maggioranza che governa la provincia e quella delle regione sono identiche ma non si sono visti grandi risultati in campo sanitario. Basta tergiversare e prendere tempo: chi ha avuto dall’elettorato il ruolo di governare e decidere lo faccia! Si pronunci chiaramente, non solo sui giornali illudendo i Sondalini e il territorio, ma nelle sedi istituzionali in Consiglio regionale e nel Consiglio provinciale e non si nasconda dietro tatticismi e silenzi imbarazzanti.

Angelo Costanzo
Segretario provinciale Partito Democratico

E vediamo ora cosa sta accadendo di ancor più grave alla Fondazione Santa Lucia di Roma.
La Regione Lazio, presumibilmente per gravi e motivati fatti, ha emanato il decreto n. 56 del 28 luglio 2009 , entrando nel merito della qualità dei servizi.

Tale decreto di fatto cancella la Santa Lucia come ospedale di rilievo nazionale e di alta specializzazione per la riabilitazione neuromotoria, impedendo cosi’ la possibilita’ di continuare ad assistere pazienti motulesi e con gravi celebrolesioni acquisite.

Per i più scettici, basterà leggere quanto pubblicato dall’AGI lo scorso 18 settembre e che riportiamo fedelmente qui di seguito.

SANITA’: A RISCHIO IRCCS S.LUCIA PER DECRETO REGIONE LAZIO

(AGI) - Roma, 18 set. - La Regione Lazio cancella con un decreto l’alta specializzazione dell’Irccs Fondazione Santa Lucia e tra 15 giorni si profilano per la struttura tagli all’occupazione. Cosi’ la dirigenza dell’IRCCS Fondazione Santa Lucia ha incontrato le rappresentanze aziendali dei lavoratori per aggiornarle sulla situazione finanziaria dell’Istituto e discutere con loro i possibili provvedimenti che saranno presi nei prossimi giorni per far fronte alla grave crisi derivante dalle decisioni e dalle perduranti inadempienze della Regione Lazio. All’incontro hanno partecipato FP CGIL, UIL FPL, CISL FP, ADONOP e CIMOP.

I vertici della Fondazione - sottolinea una nota - hanno esposto la situazione venutasi a determinare a seguito del decreto n. 56 del 28 luglio 2009 della Regione Lazio che produrra’ effetti drammatici nei confronti dell’Irccs di Via Ardeatina. Tale decreto di fatto cancella la Santa Lucia come ospedale di rilievo nazionale e di alta specializzazione per la riabilitazione neuromotoria, impedendo cosi’ la possibilita’ di continuare ad assistere pazienti motulesi e con gravi celebrolesioni acquisite. Cio’ in conseguenza dell’adeguamento ai minori requisiti organizzativi previsti dalla normativa regionale per le strutture non di alta specialita’. Ulteriori conseguenze si avranno poi sulle linee di ricerca traslazionale.

Pesanti saranno anche le conseguenze sul personale impiegato: 241 dipendenti del ruolo sanitario, pari a circa il 50%, verrebbero ad essere in esubero rispetto all’attuale organico impegnato nell’assistenza diretta, oltre al personale amministrativo e di supporto. Con questo decreto, quindi, viene ad essere ulteriormente complicato il quadro determinato dalle inadempienze della Regione Lazio relative ai rimborsi dovuti per le prestazioni erogate dal 2006 al 2009.

La Santa Lucia - aggiunge la nota - ritiene illeggittime le disposizioni del decreto 56/09, dei decreti collegati e del Piano Sanitario Regionale per la parte di merito, poiche’ contrarie alla normativa nazionale sugli IRCCS e sulle strutture di alta specialita’, nonche’ assolutamente pregiudizievoli del diritto della salute del cittadino. Pertanto la Fondazione ha annunciato che impugnera’ questi provvedimenti presso il TAR e ha chiesto un incontro urgente al Ministero della Salute e della Ricerca. Se entro 15 giorni non si trovera’ una soluzione da parte degli enti competenti, l’Istituto convochera’ nuovamente le rappresentanze sindacali per comunicare le inevitabili misure che dovranno essere prese a livello occupazionale.

I rappresentanti aziendali hanno condiviso le preoccupazioni e le motivazioni della dirigenza dell’Irccs e raccomandato un’immediata attivazione presso gli organi istituzionali affinche’ siano prese tutte le iniziative possibili a tutela della Fondazione e dei livelli occupazionali, cosi’ come dei livelli assistenziali per i pazienti. (AGI)

LE NOSTRE CONCLUSIONI

Non ci resta che augurare al nostro “giovane eroe”, caso simbolo per tutti coloro che versano nelle sue stesse condizioni, di riflettere e mettere in campo tutti gli strumenti possibili a tutela della propria salute.

La vita è un bene prezioso e va difesa, come pure ogni diritto connesso, in qualunque contesto venga eventualmente leso.

Di certo resta evidente un dato di fatto: una qualunque struttura sanitaria che reclama, a torto o a ragione, mezzi finanziari finalizzati alle cure del malato, è consapevole che il malato stesso non è curato come dovrebbe.

E se così non fosse a che titolo si chiederebbero tanti soldi alle Regioni?

E nemmeno riteniamo che le strutture sanitarie facciano beneficenza pagando ciò che serve ai malati di tasca propria… benché tutti benestanti, molti soci del Rotary Club, taluni poeti e scrittori, altri esponenti politici….

Scusate ma stiamo parlando dei medici?..... Si… basta informarsi….

E per finire, consentiteci una osservazione che ci auguriamo ottenga disposizioni precise dal Ministro della Salute, fino ad ora attento alle nostre pubblicazioni e per questo lo ringraziamo. Si parla tanto di pandemia, della nuova influenza e delle vaccinazioni in massa ormai prossime. Si studiano sistemi di prevenzione ovunque, nelle scuole, e anche tra il personale sanitario.

Tuttavia ci risulta che per i malati in genere, quelli ricoverati, nessuna limitazione sia stata posta a riguardo delle visite di amici e parenti.

E se il virus fosse portato proprio da queste persone, magari inconsapevoli?

In fondo per soggetti ricoverati le difese immunitarie spesso sono deboli, pensate a quelli che sono usciti dal coma, e magari hanno perso più di venti chili di peso…tanto per fare un esempio….

E in questi casi, se il degente venisse contagiato, di chi sarebbe la responsabilità?

 


Didascalia immagini:
1. Logo Fondazione Santa Lucia;
2. Rita Formisano;
3. Rita Levi Montalcini;
4. Logo Regione Lazio;
5. Ospedale di Sondalo;
6. Logo Regione Lombardia.

 

NEWS… SANITA’… OSPEDALE SONDALO… INTERVENGANO LE AUTORITA’!

ANDREA MAGNONI E’ A ROMA, PRESSO IL CENTRO DI RIABILITAZIONE SANTA LUCIA… MA IN QUALI CONDIZONI E’ ARRIVATO? COME E’ STATO CURATO A SONDALO? LA TERZA COMMISSIONE DELLA REGIONE LOMBARDIA CHE DOVRA’ DELIBERARE SULL’AUTONOMIA DELL’OSPEDALE DI SONDALO, FORSE FAREBBE BENE A VISITARE ANDREA E VALUTARE COME E’ STATO CURATO…

Riceviamo e pubblichiamo volentieri la lettera inviata alla nostra Redazione dalla signora Vincenza Giuseppini, mamma di Andrea Magnoni.

“Carissimi amici, vi ringrazio per quanto avete fatto per ottenere il trasferimento a Roma di mio figlio Andrea , anche in forza delle vostre pressioni e quanto avete accettato di rendere pubblico sensibilizzando infatti ambienti anche politici lombardi, interessati a conquistare l’autonomia del’Ospedale di Sondalo.
E così si è fatto in modo che mio figlio fosse trasferito prima della visita disposta dalla III Commissione della Regione Lombardia.
A parte la gioia di rivedere mio figlio, mai mi sarei aspettata di trovarlo con un deperimento tale da rendere veramente precario e incerto ogni tentativo di ripresa.
Ha perso venti chili di peso, e mi chiedo in che modo sia stato nutrito.
Ancora ha il sondino gastrico, per problemi all’epiglottite emersi bene grazie alla visita dell’Otorino del Santa Lucia, e nemmeno a dirlo, nessuno a Sondalo si è occupato in modo serio dei gravi problemi conseguenti alle fratture multiple riportate alla parte sinistra della faccia e regioni circostanti. Mi dicevano: “Tutto a posto.. tutto bene…”. Invece appena lo hanno visto i medici del Santa Lucia, hanno ritenuto urgente il parere del chirurgo maxillo-faciale, e anche di un medico nutrizionista onde far fronte al vergognoso stato di deperimento, di cui evidentemente a Sondalo non si sono preoccupati.
E non mi sembra nemmeno giusto che i sanitari del Santa Lucia, ereditino responsabilità cliniche che non sono loro.
Intendo andare fino in fondo a questa storia, come sapete ho interessato il Tribunale del Malato ed altre sedi competenti, anche perchè qualora si riscontrasse incuria professionale od altro, mio figlio deve essere risarcito del danno.
Attualmente Andrea al Santa Lucia si trova in una camera con altro paziente molto anziano.
Ciò che mi stupisce è il fatto che siano consentite continue visite di amici, gente estranea, ad un malato come mio figlio che dato il deperimento e le sue condizioni immunologiche può contrarre qualunque virus, non da ultimo quello della letale influenza, su cui il Ministro della Sanità ha allertato l’intera popolazione, e di conseguenza penso sia legittimo temere per coloro che sono ricoverati in ambienti sanitari. Rappresenterò questi mie timori al Santa Lucia, nella speranza che ne tengano conto, e comunque anche al fine di declinare da qualsivoglia mia responsabilità.
Anche una delle mie figlie, rientrata dall’Irlanda due giorni fa, è sempre accanto ad Andrea, ma ripeto, vorrei che Andrea non corresse alcun pericolo oltre quelli a cui le sue condizioni lo espongono, visto come mi è stato mandato a Roma.
Grazie comunque per interessarvi ancora di questo caso e dare voce ad una mamma addolorata.

Vincenza Giuseppini